FilmUP.com > Forum > Tutto Cinema - La sottile linea rossa è di una noia mortale!
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FilmUP Forum Index > Cinema > Tutto Cinema > La sottile linea rossa è di una noia mortale!   
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Autore La sottile linea rossa è di una noia mortale!
aguirre

Reg.: 07 Ott 2001
Messaggi: 8325
Da: Reggio Calabria (RC)
Inviato: 17-05-2003 18:45  
quote:
In data 2003-05-17 18:38, OneDas scrive:
quote:
In data 2003-05-17 18:35, aguirre scrive:
lo so, lo so



quando sento parlare di asini che volano, berlusconi onesti ed erezioni di Aguirre... beh, non resisto a non partecipare alla discussione....




ed allora perchè quando si parla di cinema te ne stai in cucina a fare le parole crociate??
_________________
"Se io non ci fossi
mi mancherei un casino"
Aguy

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OneDas

Reg.: 24 Ott 2001
Messaggi: 4394
Da: Roma (RM)
Inviato: 17-05-2003 18:45  
quote:
In data 2003-05-17 18:45, aguirre scrive:
quote:
In data 2003-05-17 18:38, OneDas scrive:
quote:
In data 2003-05-17 18:35, aguirre scrive:
lo so, lo so



quando sento parlare di asini che volano, berlusconi onesti ed erezioni di Aguirre... beh, non resisto a non partecipare alla discussione....




ed allora perchè quando si parla di cinema te ne stai in cucina a fare le parole crociate??



solo quelle facilitate, però
_________________
tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore ?

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aguirre

Reg.: 07 Ott 2001
Messaggi: 8325
Da: Reggio Calabria (RC)
Inviato: 17-05-2003 18:48  
ed il tenero Giacomo...
_________________
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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 18-05-2003 05:35  
quote:
In data 2003-05-16 22:59, gatsby scrive:

L’intento di Malick è sicuramente quello espresso da te, ma il problema che una ricerca così esasperata in tutte le scene di un significato ipertestuale rende la pellicola estremamente contorta.
Alla fine si finisce per annoiarsi, nonostante apprezzi tutto il lavoro che c’è dietro, non provo alcun piacere nel guardarlo. Continuavo a pensare:
Certo, è bravo, ma tutto ciò a quale fine?”. Sembra come slegata, fredda a gli occhi dello spettatore. Non si riescono a seguire i vari pensieri dei vari personaggi, perché non si capisce mai chi stia pensando. Si parla di tutto, di amore,della famiglia, della sulla giustizia e su ciò che è sbagliato.
Ma perché?
Tutto è solamente accennato, i discorsi servono a far vedere che le persone pensano continuamente ,anche nelle situazioni più disparate, e non perché abbiano una valenza letteraria propria.
L’estrema lunghezza rende poi il tutto ancora più pesante, e di certo terminata la visone difficilmente ci si ricorda di ciò che ha detto un singolo, né si comprende bene se si possa evincere un discorso generale da parte dell’autore.
Insomma tecnicamente apprezzabile, ma più studio documentaristico che film.





Quello che dici mi ricorda molto quello che pensavo appena dopo la prima visionedel film.
Il film non mi piacque.
Lo detestai.
Eppure mi rimase in mente, come tutte quelle cose che ti restano appena dietro la fronte in attesa e ogni tanto ci pensi. Ogni tanto ancora ti ci incazzi. Fortifichi le tue asserzioni, e tutto va avanti così. Sicuro di te poi un giorno ti capita di rivederlo e tutto quello che ti dava fastidio e ti sembrava slegato improvvisamente si posiziona perfettamente all'interno di un quadro che ha dimensioni più vaste di quelle che credevi.
Ti consiglio quindi di mantenere pure le tue idee. Lasciale depositare, fai che lentamente il film scivoli via. Intanto non lo farà mai del tutto, perchè lo odii e non ti è piaciuto.
Resterà lì in attesa del giorno in cui per caso e per curiosità, o solo per voglia di criticarlo ancora e meglio, lo rivedrai.
Così a me è successo. Lo odiavo e non ne volevo sentire nemmeno parlare.
Oggi ce l'ho in dvd e me lo sono anche rivisto.
Quindi aspetta a rivederlo. Questo è un piccolo consiglio...
Poi per tornare al film invece...
Lo so che non si dovrebbe fare e che farlo è troppo facile e anche molto banale ma immagina questo film come fosse musica. Immagina poi che questa musica sia la musica di Mozart o meglio di Bhrams...
Non solo la storia o i personaggi, o i pensieri ritornano e si intrecciano ma anche i segmenti del film, le vere e proprie immagini si alternano, spariscono e tornano.
In questo senso allora non è necessario sempre seguire o avere sotto il proprio controllo la melodia della sinfonia ma soltanto ascoltare e 'vedere' come tanti strumenti insieme che da soli non produrebbero altro che linee musicali, magari accordate e armoniche, ma prive di significato, insieme riescano a condurti attraverso il tempo della durata per poi, durante questa, riportarti più e più volte su momenti che conosci, che ti sembra di avere già sentito. i sentieri già camminati.
Allora è vero che anche questo film è fatto di momenti. Anche durante le parti più lunghe, dove le unità narrative si compattano per costruire un momento preciso della storia il film si costruisce di tanti interventi, migliaia di apporti. E non è solo il semplice inserimento del testo sulle immagine sono soprattutto le immagini, i temi delle immagini e soprattutto il modo in cui si strutturano le singole inquadrature a costruire un tessuto polifonico, o meglio a multilivello.
Quindi si esiste e c'è il testo, non si capisce chi lo recita. E' il soldato Bell, è Witt? non si può assolutamente capire senza che le immagini ( e qui si capisce come le immagini siano con semplicità e ovvietà l'elemento connotativo per eccellenza- nel cinema logicamente-) non aiutino a costruire prima il contenitore e poi il contenuto. Allora sulle voci off ecco che le immagini aiutano prima a farci conoscere il soldato Bell, sposato con una donna che lo lascerà, che pensa o meglio legge a noi le lettere che scrive a lei, la cui carta è proprio lo stesso ricordo di loro, al ralenti, muto.
e poi c'è la natura, gli aborigeni che sono la mente del soldato Witt. Il sole che attraverso le foglie, l'albero. Sono tutte visualizzazioni delle mente o forse solo una concertazione di sensazioni che servono ad accompagnare e a costruire soprattutto un certo sentimento.
Il film è un film sentimentale quindi ed è per questo che sfugge le costrizioni narrative. si articola su piani diversi da quelli più classici e canonici. Forse è l'unica pecca se vogliamo.
Dici che sembra tutto accenato? Beh ma guarda il mondo visivo che quell'uomo mette in scena. altro che accennare. si tratta di unità che si spezzano, si intrecciano, vengono perse e poi ritrovate intatte e quasi non credi che te ne eri dimenticato. e allora le rivedi e ti dici "ah si giusto! c'era anche questo!".
I personaggi ci sono un momento e quello dopo siamo già lontani su un altro soggetto. Improvvisamente compare una donna in una casa. Un voce racconta qualcosa. Ecco il viso di un soldato. si ritorna alla guerra. La macchina da presa quindi si muove, attraversa momenti. Passati e presenti e poi anche momenti che potrebbero anche non fare parte propriamente del film stesso. E allora hai davvero ragione quando parli di documentario. La sottile linea rossa è infatti in gran parte un documentario. Gli animali, i panorami, i bambini che nuotano e tantissimi altri particolari fanno parte di quel processo che il regista utilizza per riprendere nel suo reale trascorre certi eventi e non importa quanto forzati e comandati possano essere. avvengono li e ora e sono ripresi.
Per questo poi il film è un grandissimo film di montaggio. Un'opera mastodontica, per ore di girato almeno, che è stata abilmente e con molta ccuratezza condensata in poche ore. Il montaggio è il riflesso puro e semplice della singola inquadratura. un totale di unità che per similitudine presenta le stesse caratteristiche della stessa unità. Non è stabile, e sempre a seguire, si perde nei perticolari, costruisce l'atmosfera di connessione e le armonizza, le organizza tutte in una catena di significati che toccano la mente ma inevitabilmente l'empatia.


_________________
"Io è un altro"

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 18-05-2003 alle 05:39 ]

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 18-05-2003 alle 05:47 ]

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aguirre

Reg.: 07 Ott 2001
Messaggi: 8325
Da: Reggio Calabria (RC)
Inviato: 18-05-2003 10:04  
Accidenti, ma io sono uscito folgorato dal cinema...ho avuto la netta sensazione di essere di fronte ad uno dei massimi capolavori.
Sono tutt'ora di quest'avviso...
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"Se io non ci fossi
mi mancherei un casino"
Aguy

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leonessa

Reg.: 09 Ago 2002
Messaggi: 5315
Da: Abbiategrasso (MI)
Inviato: 18-05-2003 23:50  
quote:
In data 2003-05-18 10:04, aguirre scrive:
Accidenti, ma io sono uscito folgorato dal cinema...ho avuto la netta sensazione di essere di fronte ad uno dei massimi capolavori.
Sono tutt'ora di quest'avviso...




Concordo su tutta la linea (sottile e rossa, of course! )!!!

1bix8
_________________
I'm impossible to forget but hard to remember

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 19-05-2003 00:00  
Tristam, lo rivedrò nella speranza che anch'io possa provare piacere nel vederlo.
Intanto oggi mi sono gustato il bellissimo Io non ho paura,quindi non posso che avere un ricordo positivo nel pensare di vedere un film.
_________________
Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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Marziller

Reg.: 29 Apr 2003
Messaggi: 16
Da: Pistoia (PT)
Inviato: 21-05-2003 19:11  
Scusate, ma non mi funziona il quote. Rispondo all'opposizione filosofia-cinema.

Naturalmente non intendevo dire che Malick volesse fare un trattato di filosofia, ma mi ostino a credere in un cinema come sguardo pensante e un film che abbia dei significati "esterni" mi pare tutt'altro che una catastrofe. Casomai direi il contrario, che la catastrofe è la presunta arte senza significati. Che poi la significazione dell'arte non sia quella dei concetti filosofici o speculativi, è ovvio. E infatti film troppo concettuosi o allegorici li trovo piuttosto indigesti, ma non mi sembra proprio il caso di La sottile linea rossa. Vederlo come una continua allegoria, ricercandone significati sottesi significa sicuramente fraintenderlo, ma allo stesso modo si fraintende, secondo me, ignorandone la riflessione sull'umano che il film contiene. Ha ragione chi dice che cinema e arte in quest'opera si sono davvero incontrati. Forse come in poche altre degli ultimi anni.

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 21-05-2003 19:37  
ok, ma non capisco cosa intendi con il termine "arte".... e cosa vuoi dire quando dici che questa si incontra con il cinema...

grazie
_________________
"C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"

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coriander

Reg.: 23 Ott 2003
Messaggi: 98
Da: napoli (NA)
Inviato: 26-10-2003 22:03  
Tristam dice

In questo senso allora non è necessario sempre seguire o avere sotto il proprio controllo la melodia della sinfonia ma soltanto ascoltare e 'vedere' come tanti strumenti insieme che da soli non produrebbero altro che linee musicali, magari accordate e armoniche, ma prive di significato, insieme riescano a condurti attraverso il tempo della durata per poi, durante questa, riportarti più e più volte su momenti che conosci, che ti sembra di avere già sentito. i sentieri già camminati.

è esattamente questa la chiave di lettura del film, e ci viene offerta dall’opera stessa al trentacinquesimo minuto dalla voce fuori campo di caviezel: "forse gli uomini appartengono ad un’unica grande anima, tutti ne fanno parte, tutti nello stesso essere , un unico grande essere, tutti cercano la salvezza seguendo il proprio sentiero, tutti come un piccolo carbone tolto dal fuoco".
l’unica grande anima è esplicitata dal regista attraverso le riflessioni, le voci del pensiero dei numerosi protagonisti: voci dal tono distaccato che presentano i possibili atteggiamenti e sentimenti dell’animo umano costretto a riflettere sulla propria natura mortale e sulle possibilità di salvezza.
ed il film anche se fatto di momenti ed episodi (si tratta di spaccati di vita, di momenti temporali non conclusi e non iniziati in corrispondenza alla nostra visione, non scelti e selezionati e quindi universalmente rappresentativi) trova una forte connotazione unificatrice, propria anche del malick precedente, in particolar modo in quello de “i giorni del cielo”. è l’approccio documentaristico, giustamente identificato: mentre i corpi si sconquassano dentro e fuori, la natura persiste appena disturbata e più o meno minacciosa, e si esprime attraverso un pulcino che con fatica esce dall’uovo, un serpente fra il mare d’erba verde, grossi pipistrelli incerti sul da farsi, la limpida acqua del mare, giochi di luce attraverso gli alberi e le foglie, un filo d’erba macchiato da una linea (rossa) di sangue. ed anche attraverso l’aborigeno, natura perduta che neanche si volta a contemplare le miserie che avanzano ad opprimerla.

non sono invece d’accordo invece con tristam quando dice

ma se è filosofia o antropologia allora dove sta il cinema?
no. io credo che al di là della costruzione delle immagini, al di là delle scelte narrative per strutturare il film e al di là delle scelte di montaggio e di regia il film, il cinema, non esiste più.
Per questo preferisco vedere La sottile linea rossa come un lavoro di cinema più che come un contenitore di significati socialculturali che si rifanno ad un mondo esterno.
Per fortuna in questo film non ci sono messaggi.


seppure veicolandolo attraverso i mezzi espressivi identificati, non vedo perché il cinema non possa portare un messaggio filosofico od antropologico che sia. tantopiù che il messaggio viene da tristam stesso attentamente messo a fuoco.
non è quindi un film senza messaggi, e non credo neanche ne esistano, dove nel caso estremo questo sarebbe la (tentata, più o meno consapevolmente) mancanza dello stesso.

infine, la metafora musicale di tristam ha anche un altro valore: pretendere di comprendere a fondo questo film alla prima visione equivarrebbe al voler considerare assimilata e sviscerata una complessa opera musicale al primo ascolto.



[ Questo messaggio è stato modificato da: coriander il 26-10-2003 alle 22:47 ]

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-10-2003 17:50  
quote:
In data 2003-05-16 19:17, Tristam scrive:
Per questo preferisco vedere La sottile linea rossa come un lavoro di cinema più che come un contenitore di significati socialculturali che si rifanno ad un mondo esterno.
Per fortuna in questo film non ci sono messaggi.




Buona questa.....siamo alle solite!
_________________
E' una storia che è successa ieri, ma io so che è domani.

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seanma

Reg.: 07 Nov 2001
Messaggi: 8105
Da: jjjjjjjj (MI)
Inviato: 27-10-2003 18:24  
quote:
In data 2003-05-18 05:35, Tristam scrive:
quote:
In data 2003-05-16 22:59, gatsby scrive:

L’intento di Malick è sicuramente quello espresso da te, ma il problema che una ricerca così esasperata in tutte le scene di un significato ipertestuale rende la pellicola estremamente contorta.
Alla fine si finisce per annoiarsi, nonostante apprezzi tutto il lavoro che c’è dietro, non provo alcun piacere nel guardarlo. Continuavo a pensare:
Certo, è bravo, ma tutto ciò a quale fine?”. Sembra come slegata, fredda a gli occhi dello spettatore. Non si riescono a seguire i vari pensieri dei vari personaggi, perché non si capisce mai chi stia pensando. Si parla di tutto, di amore,della famiglia, della sulla giustizia e su ciò che è sbagliato.
Ma perché?
Tutto è solamente accennato, i discorsi servono a far vedere che le persone pensano continuamente ,anche nelle situazioni più disparate, e non perché abbiano una valenza letteraria propria.
L’estrema lunghezza rende poi il tutto ancora più pesante, e di certo terminata la visone difficilmente ci si ricorda di ciò che ha detto un singolo, né si comprende bene se si possa evincere un discorso generale da parte dell’autore.
Insomma tecnicamente apprezzabile, ma più studio documentaristico che film.





Quello che dici mi ricorda molto quello che pensavo appena dopo la prima visionedel film.
Il film non mi piacque.
Lo detestai.
Eppure mi rimase in mente, come tutte quelle cose che ti restano appena dietro la fronte in attesa e ogni tanto ci pensi. Ogni tanto ancora ti ci incazzi. Fortifichi le tue asserzioni, e tutto va avanti così. Sicuro di te poi un giorno ti capita di rivederlo e tutto quello che ti dava fastidio e ti sembrava slegato improvvisamente si posiziona perfettamente all'interno di un quadro che ha dimensioni più vaste di quelle che credevi.
Ti consiglio quindi di mantenere pure le tue idee. Lasciale depositare, fai che lentamente il film scivoli via. Intanto non lo farà mai del tutto, perchè lo odii e non ti è piaciuto.
Resterà lì in attesa del giorno in cui per caso e per curiosità, o solo per voglia di criticarlo ancora e meglio, lo rivedrai.
Così a me è successo. Lo odiavo e non ne volevo sentire nemmeno parlare.
Oggi ce l'ho in dvd e me lo sono anche rivisto.
Quindi aspetta a rivederlo. Questo è un piccolo consiglio...
Poi per tornare al film invece...
Lo so che non si dovrebbe fare e che farlo è troppo facile e anche molto banale ma immagina questo film come fosse musica. Immagina poi che questa musica sia la musica di Mozart o meglio di Bhrams...
Non solo la storia o i personaggi, o i pensieri ritornano e si intrecciano ma anche i segmenti del film, le vere e proprie immagini si alternano, spariscono e tornano.
In questo senso allora non è necessario sempre seguire o avere sotto il proprio controllo la melodia della sinfonia ma soltanto ascoltare e 'vedere' come tanti strumenti insieme che da soli non produrebbero altro che linee musicali, magari accordate e armoniche, ma prive di significato, insieme riescano a condurti attraverso il tempo della durata per poi, durante questa, riportarti più e più volte su momenti che conosci, che ti sembra di avere già sentito. i sentieri già camminati.
Allora è vero che anche questo film è fatto di momenti. Anche durante le parti più lunghe, dove le unità narrative si compattano per costruire un momento preciso della storia il film si costruisce di tanti interventi, migliaia di apporti. E non è solo il semplice inserimento del testo sulle immagine sono soprattutto le immagini, i temi delle immagini e soprattutto il modo in cui si strutturano le singole inquadrature a costruire un tessuto polifonico, o meglio a multilivello.
Quindi si esiste e c'è il testo, non si capisce chi lo recita. E' il soldato Bell, è Witt? non si può assolutamente capire senza che le immagini ( e qui si capisce come le immagini siano con semplicità e ovvietà l'elemento connotativo per eccellenza- nel cinema logicamente-) non aiutino a costruire prima il contenitore e poi il contenuto. Allora sulle voci off ecco che le immagini aiutano prima a farci conoscere il soldato Bell, sposato con una donna che lo lascerà, che pensa o meglio legge a noi le lettere che scrive a lei, la cui carta è proprio lo stesso ricordo di loro, al ralenti, muto.
e poi c'è la natura, gli aborigeni che sono la mente del soldato Witt. Il sole che attraverso le foglie, l'albero. Sono tutte visualizzazioni delle mente o forse solo una concertazione di sensazioni che servono ad accompagnare e a costruire soprattutto un certo sentimento.
Il film è un film sentimentale quindi ed è per questo che sfugge le costrizioni narrative. si articola su piani diversi da quelli più classici e canonici. Forse è l'unica pecca se vogliamo.
Dici che sembra tutto accenato? Beh ma guarda il mondo visivo che quell'uomo mette in scena. altro che accennare. si tratta di unità che si spezzano, si intrecciano, vengono perse e poi ritrovate intatte e quasi non credi che te ne eri dimenticato. e allora le rivedi e ti dici "ah si giusto! c'era anche questo!".
I personaggi ci sono un momento e quello dopo siamo già lontani su un altro soggetto. Improvvisamente compare una donna in una casa. Un voce racconta qualcosa. Ecco il viso di un soldato. si ritorna alla guerra. La macchina da presa quindi si muove, attraversa momenti. Passati e presenti e poi anche momenti che potrebbero anche non fare parte propriamente del film stesso. E allora hai davvero ragione quando parli di documentario. La sottile linea rossa è infatti in gran parte un documentario. Gli animali, i panorami, i bambini che nuotano e tantissimi altri particolari fanno parte di quel processo che il regista utilizza per riprendere nel suo reale trascorre certi eventi e non importa quanto forzati e comandati possano essere. avvengono li e ora e sono ripresi.
Per questo poi il film è un grandissimo film di montaggio. Un'opera mastodontica, per ore di girato almeno, che è stata abilmente e con molta ccuratezza condensata in poche ore. Il montaggio è il riflesso puro e semplice della singola inquadratura. un totale di unità che per similitudine presenta le stesse caratteristiche della stessa unità. Non è stabile, e sempre a seguire, si perde nei perticolari, costruisce l'atmosfera di connessione e le armonizza, le organizza tutte in una catena di significati che toccano la mente ma inevitabilmente l'empatia.


_________________
"Io è un altro"

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 18-05-2003 alle 05:39 ]

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 18-05-2003 alle 05:47 ]

Volevo nel contempo rispondere a questo intervento e alla perplessità che sembra aver suscitato l'intervento di marziller...

Ho letto con attenzione i tuoi interventi,trista,e non prendiamoci in giro,la minestra è sempre la stessa,anche se un film come questo ti "regge il gioco" molto più facilmente di altri per cui ti arrampicavi sugli specchi...

Però...sebbene sia estremamente vera la cobsiderazione dell'assenza di un centro narrativo catalizzatore e che tutto si frammenta in mille microstorie,in mille microstorie quasi indipendentii l'una dall'altra,non è possibile negare il valore antropologico(per usare un termine già comparso nel topic)di una operazione del genere.Che senso avrebbe mettere insieme un film del genere senza uno scopo ben preciso,che evidentemente NON è quello documentaristico.Di certo i monologhi interiori,che secondo la tua teoria servono a delimitare i piccoli universi narrativi nel comune rapporto con la Natura,sono inseriti per facilitare l'estrinsecazione dei sentimenti dei personaggi.Il fine del film non può essere quello nè di un documentarismo(e due)nè quello(incomprensibile)di un'autosignificanza ultimamente inafferrabile per lo spettatore.Indi per cui,mi sembra corretto attribuire al film di Malick un profondo valore di riflessione metafisica che si serve dei mezzi cinematografici per esprimersi compiutamente.

In questo film,come dappertutto del resto,il cinematografico non è un fine,ma un mezzo.

In caso contrario non è Cinema,è(pur sublime)videoamatoria.
_________________
sono un bugiardo e un ipocrita

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-10-2003 18:32  
Ma è ovvio che ci sono riflessioni, nel film,che occuperebbero pagine di forum.
Solo che a lui (tristam) non piace analizzare un film per questi aspetti,perchè per lui un film è la fotografia, il montaggio e tutto tranne le tematiche che propone.

E' un modo di vedere il cinema a metà...come se uno gustasse solo la pasta negli spaghetti allo scoglio e buttasse via i gamberi le cozze e tutto il condimento perchè per lui la pasta è pasta, e non il condimento.

E' impossibile affermare che nel film non ci siano contenuti,o come si dice, messaggi(che brutta parola per un film). Ce ne sono fin troppi.
Poi se un non vuol considerarli ,per carità, lo faccia pure ma non dica che non ci sono o che non sono impotanti,faccia la sua analisi a metà e tanto basta,che noi il film ce lo godiamo tutto lo stesso, sia il montaggio che le riprese o il discorso sul dualismo dell'animo umano, tanto questo è un capolavoro e così sarà per sempre!:wink:

_________________
Lo sapevi che UBIK è vero,e che siamo in una specie di caverna,come diceva Platone,e che continuano a farci vedere all'infinito i soliti vecchi film;e che ogni tanto la realtà irrompe,come in UBIK,dal nostro amico che prima era qui e poi è morto?

[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 27-10-2003 alle 18:33 ]

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seanma

Reg.: 07 Nov 2001
Messaggi: 8105
Da: jjjjjjjj (MI)
Inviato: 27-10-2003 18:42  
quote:
In data 2003-10-27 18:32, Quilty scrive:
Ma è ovvio che ci sono riflessioni, nel film,che occuperebbero pagine di forum.
Solo che a lui (tristam) non piace analizzare un film per questi aspetti,perchè per lui un film è la fotografia, il montaggio e tutto tranne le tematiche che propone.

E' un modo di vedere il cinema a metà...come se uno gustasse solo la pasta negli spaghetti allo scoglio e buttasse via i gamberi le cozze e tutto il condimento perchè per lui la pasta è pasta, e non il condimento.

E' impossibile affermare che nel film non ci siano contenuti,o come si dice, messaggi(che brutta parola per un film). Ce ne sono fin troppi.
Poi se un non vuol considerarli ,per carità, lo faccia pure ma non dica che non ci sono o che non sono impotanti,faccia la sua analisi a metà e tanto basta,che noi il film ce lo godiamo tutto lo stesso, sia il montaggio che le riprese o il discorso sul dualismo dell'animo umano, tanto questo è un capolavoro e così sarà per sempre!:wink:

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Lo sapevi che UBIK è vero,e che siamo in una specie di caverna,come diceva Platone,e che continuano a farci vedere all'infinito i soliti vecchi film;e che ogni tanto la realtà irrompe,come in UBIK,dal nostro amico che prima era qui e poi è morto?

[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 27-10-2003 alle 18:33 ]

ma questa è solo la fine di un'epico 'scontro' che va avanti da tempo...ti rimando al post su distretto 13 di carpenter o su mr.ripley di minghella(tutti nell'archivione)lì sì che troverai il meglio!
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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-10-2003 19:06  
quando ho tempo li vado a leggere per farmi 2 risate
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