17 marzo 2004 - Conferenza stampa
Intervista a Viggo Mortensen
di Fabio Micolano


Smessi i panni del cavaliere nella Terra di Mezzo, Viggo Mortensen rimonta in sella per una nuova avventura "a cavallo" tra realtà e fantasia. In "Oceano di Fuoco - Hidalgo", film epico basato su una storia vera, interpreta Frank T. Hopkins, il primo americano ad aver partecipato nel 1890 alla gara di tremila miglia attraverso l'infuocato deserto arabico.
Scritto dallo specialista di western ("Cuore di Tuono" - "Spirit - Cavallo selvaggio") John Fusco e diretto dal premio Oscar (per gli effetti speciali de "I predatori dell'Arca Perduta") Joe Johnston, "Oceano di Fuoco - Hidalgo" arriva nelle sale italiane il 9 aprile accompagnato da polemiche di presunta propaganda a favore della politica di Bush. "Il film è stato scritto prima dell'11 settembre e realizzato prima della guerra all'Iraq - chiarisce subito Mortensen, notoriamente democratico e pacifista - anche se da tredici anni il governo americano aveva già preso una decisione a dispetto di quanto pensassero i cittadini degli Stati Uniti. Trovo offensivo che qualcuno cerchi di strumentalizzare il nostro lavoro. Si tratta di un film girato alla vecchia maniera hollywoodiana ma che riserva qualche elemento sovversivo. Racconta di un americano che va in un paese del Terzo Mondo senza avere l'atteggiamento del colonizzatore, ma con la disponibilità d'imparare qualcosa. È un personaggio aperto alle altre culture. Ho parlato a lungo con gli arabi sul set, nessuno di loro ha mai identificato il cittadino americano con la politica del suo governo. Prima di accettare il mio ruolo ho discusso con il regista, se lui avesse affrontato diversamente il lavoro, io di sicuro non avrei partecipato al progetto".


In "Oceano di Fuoco" il protagonista parte in cerca di redenzione per un gesto che, suo malgrado, porta al massacro di una tribù indiana. La sua fascinazione verso i pellerossa va oltre la settima arte, come dimostrano alcune foto da lei scattate durante la lavorazione del film.
"Le foto di cui parla sono di una mostra e un libro intitolato 'Miyelo', una parola Dakota che fa parte di una canzone cantata a Dio, alla natura, che recita 'dove sei, dimmi quello che devo fare, dimmi quello che vuoi fare tu di me'. Sono state scattate in zone periferiche a quelle riprese nel film e non sono legate alla promozione della pellicola".

Uomo di mondo, ha vissuto a New York, in Venezuela, Argentina e Danimarca, parla cinque lingue, attore versatile e artista poliedrico (suoi i quadri presenti nel remake di "Delitto Perfetto" e di prossima uscita il suo quarto libro di poesie n.d.r.), ma Viggo Mortensen ha pensato mai di pianificare la carriera una volta divenuto famoso o sceglie ancora seguendo l'istinto?
In italiano: "Mi scuso se non riesco a rispondere in italiano, capisco la lingua ma impiegherei troppo tempo a formulare le risposte per renderle comprensibili". In inglese: "Non faccio progetti a lungo termine. Non valuto le cose dal punto di vista prettamente commerciale o in funzione di fama, soldi e successo. È lo stesso approccio che ho nelle altre mie attività, dalla pittura alla scultura, dalla poesia alla fotografia. Quello che mi interessa è vivere il momento, essere qui e adesso".



  

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