19 marzo 2002 - Conferenza stampa
Pedro Almodovàr
Intervista al regista di
"Parla con lei"

di Valerio Salvi


Eccoci nell'hotel de Russie con un simpaticissimo Pedro Almodovar genio cinematografico e nella vita.

Lei ha fatto un film incentrato sulla parte femminile dell'uomo; un uomo che piange e che accudisce la sua donna con fare protettivo. Perché questa scelta?
Non è stata una scelta ponderata. Le mie storie nascono dal mio istinto e dall'intuizione del momento. Quando ho raccolto abbastanza idee su una storia la scrivo e la sviluppo e se il risultato mi appassiona decido di girare il film. Ero affascinato da questi due uomini fragili, sofferenti e contemporanei. Le storie sull'amicizia "virile" ci sono sempre state, soprattutto nel genere western, ma io volevo realizzare qualcosa più legato alla nostra realtà attuale.

Nel film, come nella nostra realtà contemporanea, c'è molta solitudine, perché?
Io sono abituato alla solitudine, è una situazione che stimola la mia creatività, mi è necessaria per scrivere, è la molla che ti spinge a fare qualcosa per uscirne. Poi si può anche essere circondati da molte persone ed essere soli, od avere una compagnia non fisica e quindi non sentire la solitudine: uno spirito affine o quello di una persona amata che non è più tra noi. Comunque per non sentirsi soli bisogna sentirsi desiderati.

Cos'è per lei l'amore?
L'amore è passione ed intendo quella carnale. È fondamentale nella vita di una persona, da l'energia da cui scaturisce tutto. Non si può, ovviamente, essere sempre innamorati, ma bisogna nella vita avere questa esperienza. L'amore, almeno per un certo periodo, ti assorbe completamente, e questo è fantastico.

Leggendo una sua "auto-intervista" si ha la sensazione che la storia abbia molti più aspetti di quelli poi presenti effettivamente nel film. Questa riduzione è stata effettuata in fase di montaggio o piuttosto nello sviluppo della sceneggiatura?
In effetti la storia era molto complessa per me, ma volevo che fosse estremamente chiara per lo spettatore. I vari incroci, gli slittamenti temporali, i flashback e gli incisi possono disorientare se non addirittura far "perdere" lo spettatore, quindi ho dovuto lavorarci sopra. Inoltre di solito monto il girato giorno per giorno, ma qui non è stato possibile, soprattutto perché dovevamo inserire degli effetti digitali (e si sa il team degli effetti speciali ci mette settimane per consegnare il suo lavoro), e questo mi ha reso molto insicuro. Insomma il film è più facile da vedere che da spiegare.


  

Intervista a Pedro Almodovàr


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