Proprietà privata
Sono passati ormai trentadue anni da quel referendum sull'aborto (era il 1974) che ha rivoluzionato la nostra società. Una scelta che all'epoca ben si sposava con le formulazioni sociologiche che spingevano l'individuo a mettere in priorità sempre se stesso ed il proprio benessere e che nel corso degli anni ha portato logicamente a molte interruzioni di rapporti spesso logor. Insomma la "famiglia di oggi", e con questo si intende quella allargata, quella divorziata, quella dei fratellastri e delle sorellastre (che nonostante il suono negativo della parola sono fratelli e sorelle come tutti gli altri), è un fenomeno che riguarda tutti noi, chi in prima persona chi per amicizie o conoscenze.

Il regista belga Joachim LaFosse con "Nuda proprietà ci parla proprio di questo. Una mamma cinquantenne che bada ai due figli poco più che ventenni, un marito che ha ormai un'altra famiglia, ma che continua a farsi sentire vicino. Una situazione di equilibrio che si rompe quando la mamma comincia a rivendicare una vita propria. I figli sono grandi e la vendita della casa potrebbe darle l'opportunità di avviare una specie d'agriturismo in un'altra zona della città assieme al suo compagno...

Un film intimista, ma ricco e potente. Ogni azione segue perfettamente quella precedente, ogni scelta è un ulteriore tassello in un mosaico di tensione dal quale non sembra possibile sfuggire. Non per incapacità di analisi, ma semplicemente perchè ci sembrano perfette per la comprensione del film, riportiamo le parole dello stesso regista invece che dire gli stessi concetti in altra maniera "Nuda proprietà è la descrizione del crollo di una cellula familiare. Basta un'onda d'urto, la possibile vendita della casa, perchè tutto crolli....l'esplosione di un mondo circoscritto, in cui la violenza è la conseguenza di un divorzio incompiuto, in cui la rivalità gemellare dei due figli è lo specchio della rivalità irrisolta dei due genitori".
Un film senza dubbio riuscito, che deve molto comunque alle straordinarie interpretazioni dei suoi attori. Su tutti Jérémie Renier che assieme al fratello più grande Yannick, rende intenso e "vero" ogni dialogo ed emozione del proprio personaggio. Chissà sa se sarà Coppa Volpi qui al Festival di Venezia dove il film è in concorso...

La frase: "Ci abbiamo funzionato e non ha funzionato, è tutto".

Andrea D'Addio

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