11 Settembre 2010 - Conferenza
"The Tempest"
Intervista alla regista e al cast.
di Francesco Lomuscio

Affiancata dal cast, la regista americana Julie Taymor è approdata presso la sessantasettesima Mostra d'arte cinematografica di Venezia per presentare "The tempest", sua ultima fatica registica tratta da Shakespeare e interpretata da Helen Mirren e Djimon Hounsou.

Perché portare "The Tempest" al cinema oltre che in teatro?
Julie Taymor: "The Tempest", di cui avevo prodotto e diretto la piece teatrale a New York qualche anno fa, fu il primo dramma di Shakespeare da me diretto. Me ne innamorai subito e, anche se era già stato frutto di trasposizioni cinematografiche come "L'ultima tempesta" di Peter Greenaway, permette una tale quantità di soluzioni e di riletture che ciascuno può interpretare il testo come vuole. Poi, forte del miglior cast che potessi avere, della straordinaria bellezza del paesaggio e degli effetti visivi, ho pensato che era il caso di raccontare Shakespeare anche al cinema.

Quale fascino hanno le isole nella narrazione di storie come questa?
Julie Taymor: Negli scritti di Shakespeare, l'isola stessa è considerata un luogo magico, quindi abbiamo impiegato molto tempo a trovare la giusta location, nella quale costumista e scenografo hanno giocato parecchio ricreandovi un luogo della mente, un ambiente quasi deserto che finisce per rappresentare uno dei personaggi principali della vicenda. Un'isola delle Hawaii sulla quale è stato magnifico poter avere dodici attori destinati ad incarnare personaggi che non potevano scappare dal posto, facendo sì che si creasse come un sentimento di insofferenza.

Come è stato per Helen Mirren interpretare "The Tempest" al cinema?
Helen Mirren: Quando Julie mi ha offerto il ruolo ne sono rimasta affascinata, perché non mi ero mai avvicinata a "The tempest" prima d'ora, nemmeno a teatro, e Shakespeare è stato l'autore che tanti anni fa mi ha spinto ad intraprendere la carriera di attrice teatrale. Non a caso, il mio primo ruolo nelle recite scolastiche è stato quello di Caliban (ride). Alcuni anni fa sono andata a vedere la piece teatrale insieme a Derek Jacobi e ho pensato che la parte di Prospero l'avrebbe potuta interpretare anche una donna. Quando ho incontrato Julie, due anni fa, mi chiese cosa mi sarebbe piaciuto fare al cinema e io risposi che avrei voluto recitare nella versione femminile di Prospero. Lei mi disse che aveva già pensato a questa possibilità.

Quando avete preparato il personaggio, avete pensato che il rendere Prospero una donna poteva significare che le donne, in certe culture, sono ancora vittime del loro sapere e della sopraffazione?
Helen Mirren: Nella storia, le donne sono state sempre punite per la potenza che avrebbero potuto avere nella società, quindi, per me è stata una cosa fantastica poter interpretare Prospera, perché ho pensato alle loro lotte portate avanti ai tempi di Shakespeare, quando venivano punite solo per aver letto o studiato. E ho pensato anche alle donne che ancora oggi vengono allontanate dall'istruzione e perseguitate negli stati fondamentalisti ed estremisti. In Prospera ho messo un po' di tutte loro.

Come si è preparato Djimon Hounsou per il ruolo di Caliban?
Djimon Hounsou: Sinceramente, non conoscevo Shakespeare prima di lavorare in questo film, quindi, all'inizio ero molto spaventato, perché per me il suo era un linguaggio molto difficile. Fortunatamente, mi sono affidato alla fantastica visione di Julie, ho studiato l'opera per riuscire a comprenderne le sfumature e per cercare di entrare nella maniera più approfondita possibile nella psicologia e nella natura di Caliban, per interpretare il quale mi sottoponevo quotidianamente a cinque ore di trucco.

Secondo voi, perché i personaggi gli scritti di Shakespeare sono tradotti in tutte le lingue e portati a teatro in tutto il mondo?
Helen Mirren: Le grandi opere hanno il potere di affascinare ovunque e chiunque, che si tratti di poesie, racconti o musiche. La grande qualità del lavoro classico è che è in grado di parlare a qualsiasi generazione. Poi, non so quanto le traduzioni siano fedeli ai testi originali, ma noi siamo fortunati perché parliamo inglese, quindi possiamo capire la dialettica di Shakespeare sia da fuori che dall'interno.
Julie Taymor: Potremmo definire Shakespeare lo sceneggiatore più prolifico mai esistito, in quanto sono stati tratti circa settecento film dalle opere e perfino Akira Kurosawa le ha usate. Shakespeare era un genio e i suoi lavori sono prima di tutto opere psicologiche di respiro universale.

Come avete lavorato all'aspetto visivo del film?
Julie Taymor: Nello studiare per capire come affrontare la parte magica della storia, non volevamo solo CGI, però Helen doveva interagire con Ben Whishaw, che non avrebbe potuto materialmente essere sul set, quindi abbiamo deciso di inserire il personaggio in post-produzione. I colori predominanti della storia originale dovevano essere il rosso terracotta, il bianco e il nero e non volevo cambiare quelli che avevo trovato sull'isola perché erano perfetti. Anche con i costumi. Non avevamo un budget tanto grande, quindi non potevamo occupare troppo tempo per le riprese e abbiamo giocato molto con la prospettiva, con poche comparse. Poi abbiamo girato le scene della corte di Prospera in uno studio, operato sull'illuminazione dell'isola e usato una tecnica molto speciale per rendere al massimo il cielo durante l'eclissi.

E' stato più faticoso realizzare "The Tempest" o la piece teatrale di "Spider-man"?
Julie Taymor: Con Spider-man, a cui ho lavorato per sette anni e mezzo, abbiamo dovuto costruire noi un approccio teatrale completamente differente dal supereroe cinematografico, mentre per "The tempest" avevamo un testo da cui partire. Comunque, "Spider-man" è stata la produzione più costosa nella storia di Broadway, debutteremo il 21 dicembre al Foxwood Theatre di Manhattan.

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