02 Settembre 2006 - Intervista
"The Queen - La regina"
Intervista ESCLUSIVA al regista e al cast.
di Mauro Corso


Intervista a Stephen Frears, Helen Mirren e Peter Morton.


Leggi la Conferenza stampa del film "The Queen - La regina"

Quali crede siano i pregi della regina Elisabetta e quali i difetti?
Helen Mirren: Le qualità positive che le riconosco, sono dignità, coerenza, senso del dovere, senso della responsabilità, la sensazione che le consenta alla gente di essere ciò che è, senza pensare di controllare chi le sta intorno. Queste cose però possono avere un risvolto negativo cadendo nei difetti, e in particolare possono dimostrare una mancanza di immaginazione, non è un'artista nel senso classico del termine. Ama gli animali, ma questo non vuol dire che non si occupi degli esseri umani. In compenso non ha le nevrosi che caratterizzano gli artisti.

Lei ha intepretato prima Elisabetta I per la televisione e poi Elisabetta II, cosa ha tratto da questa esperienza?
Helen Mirren: è stato indubbiamente interessante interpretare Elisabetta prima e poi due settimane dopo Elisabetta II. Questo mi ha dato l'opportunità di notare le somiglianze e le differenze tra le due regine. Ovviamente Elisabetta I viveva in un panorama politico completamente diverso e aveva una personalità molto diversa, però entrambe sono salite al trono a 25 anni, quindi molto giovani, caricandosi di molte responsabilità e sottoponendosi ad una pressione incredibile, ma senza mai cadere nella nevrosi. Eppure entrambe hanno in comune la determinazione a portare avanti fino alla fine il loro ruolo di sovrane, cosa che è insita nel loro giuramento. A volte si dice che la regina potrebbe passare il testimone a Carlo o ad Harry, ma la regina Elisabetta II non abdicherebbe mai, restando fedele al proprio incarico fino alla morte.

Ci volevano lunghe sedute di trucco per prepararsi?
Helen Mirren: no, venti minuti... meno anzi, niente (e questo lo ha detto in italiano!). Bastava una parrucca, un filo di trucco e un po' di imbottitura...

Lei è stata nominata dame del 2003, titolo che le dà a tutti gli effetti l'appellativo di "sir", ha incontrato la regina in quell'occasione?
Helen Mirren: no, il principe Carlo.

E come è stato?
Helen Mirren: Mi piace molto il principe Carlo, l'ho incontrato in altre occasioni. Sono parzialmente impegnata con associazioni benefiche. Credo che sia una persona molto interessante. È intelligente, molto impegnato per il proprio paese, ha un grande senso del dover e della responsabilità, proprio come sua madre. Mi piace che sia un agricoltore biologico e che lo sia diventato quando ancora non era un fenomeno di moda.

Come creda che Elisabetta potrebbe giudicare il film, crede che si riconoscerebbe?
Helen Mirren: non so, come potrei saperlo? Non ne ho la più pallida idea. Diciamo che nell'interpretare la regina sono stata molto attenta a livello umano. Se mi avessero offerto il ruolo di assistente di un dentista in una cittadina della provincia inglese mi sarei imposta lo stesso obbligo di essere il più veritiera possibile per non tradire la persona. Spero dunque di non aver tradito la regina. Non saprò mai né devo sapere quello che lei pensa. Sarebbe un'invasione cercare di sapere cosa pensa di me e di questo film. Bisogna aggiungere che quella settimana è stato un momento molto difficile per la famiglia reale. È sempre pesante il trauma psicologico per una famiglia quando perde un membro, specialmente se sono rimaste questioni irrisolte. Sono però orgogliosa di essere in un paese in cui la libertà d'espressione permette di realizzare un film come questo.

Quando è morta Diana sono piovute molte critiche sulla casa reale perché era convinzione comune che non stesse facendo abbastanza per onorarne la memoria. Quali sono le regole prescritte dal protocollo reale, anche per fare comprendere ai non inglesi le ragioni del conflitto tra popolo e famiglia reale?
Helen Mirren: In realtà l'unica questione di protocollo riguardava la bandiera, argomento del resto affrontato nel film. Anche se la regina morisse la bandiera non verrebbe issata a mezz'asta, perché la bandiera reale serve solo a segnalare la presenza della regina a palazzo reale, non è la bandiera inglese (detta anche Union Jack). Del resto nessuno della famiglia reale era deceduto da molti anni e quindi non aveva dovuto affrontare questa specifica question di protocollo. Ma la cosa importante da ricordare è che due bambini avevano appena perso la madre nella maniera più atroce, e al di fuori del palazzo c'erano molti che dietro alla facciata della simpatia erano in realtà come avvoltoi che avrebbero voluto divorare i figli di Diana Spencer. Così la famiglia li stava proteggendo, tenendoli a Balmoran, come qualunque altra famiglia avrebbe fatto.

Gli aspetti più privati della regina che ci vengono mostrati, come la borsa dell'acqua calda, le forcine nei capelli, la vestaglia, il fatto che lei guidi la macchina, sono dettagli improvvisati o autentici?
Helen Mirren: Lei sicuramente guida lei. Nella seconda guerra mondiale ha lavorato davvero come meccanico d'auto. Conosce le auto dal punto di vista tecnico. Non sappiamo delle forcelle, ma sappiamo che il castello di Balmoran è molto freddo, quindi direi che la borsa dell'acqua calda è probabile.

Cosa ne pensa di Diana?
Helen Mirren: è una domanda troppo ampia, c'è troppo da dire in questa occasione e in fondo non è l'argomento del film. La morte di Diana è un catalizzatore che genera il conflitto di cui sappiamo tra monarchia e società inglese.

Visto che le sedute di trucco erano brevi, ha avuto il tempo di lavorare sulla gestualità della regina, e a questo proposito l'ha mai incontrata?
Helen Mirren: ho incontrato la regina qualche anno fa, sei per la precisione, e le ho parlato per un minuto circa. Lei mi fatto una grande impressione. Ho avuto la conferma di quanto dicono coloro che l'anno incontrata di persona: che ha carisma, è molto vivace, divertente. Ma ovviamente quell'incontro non è stato sufficiente, ho visto una grande quantità di filmati, ho letto qualunque libro mi sia capitato sotto mano. Ma la parte più importante è stata trovare la voce giusta. Da quello ho trovato anche la gestualità. Poi i vestiti adatti hanno suggellato il tutto.

Che rapporto ha con i premi?
Helen Mirren: I premi sono come delle bolle di sapone: le tieni in mano brevemente e poi scoppiano senza lasciare nulla, però è bello sentire di entrare nella bolla, anche se per un istante.

Dove si trovava e cosa ha provato quando Diana è morta?
Helen Mirren: Non ricordo dov'ero. Forse in America, non ne sono sicura, ma non ero in Inghilterra. Ricordo di aver provato incredulità.

Sarebbe stata una grande regina se lo fosse diventata?
Helen Mirren: è stupido fare ipotesi su una cosa che non sarebbe mai potuta accadere e certamente non accadrà mai.

Avete preso in considerazione tutti i sospetti e i pettegolezzi che giravano sul conto di Lady Diana prima e dopo la sua morte?
Peter Morgan: non le abbiamo prese in considerazione nemmeno per un istante. Il produttore mi aveva chiesto di scrivere in proposito però. In realtà se scrivi della principessa Diana prima della sua morte, l'argomento è la cospirazione, se scrivi dopo il tema principale è la politica ed il conflitto costituzionale tra Primo ministro e Regina. La seconda parte mi interessava molto di più della prima, ho comunque fatto delle ricerche sulla prima parte, ma mi è sembrato che sarebbe venuto fuori un film scadente. Magari ci sarebbe stato un modo per renderlo interessante ma io non sono riuscito a pensare a uno stratagemma per rendere la storia interessante.

Pensa che l'atteggiamento protettivo di Tony Blair nei confronti della regina derivi da considerazioni di convenienza politica?
Stephen Frears: Non credo che da parte di Tony Blair ci sia stato tutto questo calcolo, sarei sorpreso da una cosa di questo genere. Inoltre quando la Regina ha deciso di lasciare il Castello di Balmoral e di tornare a Londra, nessuno sapeva quale sarebbe stata la reazione dell'opinione pubblica e della gente che era per strada, si temevano proteste, atteggiamenti ostili. Che io mi ricordi non c'è mai stato un atteggiamento così apertamente ostile e critico nei confronti della regina. Erano giorni difficili e Blair era il primo ministro, quindi doveva fare qualcosa.
Peter Morgan: Nello stendere la sceneggiatura, ho voluto aggiungere una storia all'interno del film. Nello scrivere su Tony Blair, non volevo fare riferimento solo al 1997, anche perché sapevo che ben difficilmente io e Stephen successivamente avremmo potuto scrivere sul Tony Blair di adesso. Quindi ho voluto raccontare brevemente la parabola di quest'uomo arrivato al premierato con grandissime promesse di cambiamento di modernamento che poi si trasforma in un tradizionalista conservatore. E non ho bisogno di dirvi come sia diventato Blair adesso e come sia giudicato dagli inglesi.

Come reagiranno gli inglesi alla morte della regina?
Stephen Frears: la morte della regina sarà un evento straordinario nella vita dell'Inghilterra e sicuramente ci saranno cambiamenti. Mi auguro.

A volte il suo atteggiamento sembra più dalla parte della regina che dalla parte di Diana...
Stephen Frears: non sono d'accordo. Il film è molto critico nei confronti del matrimonio tra Carlo e Diana. Un matrimonio combinato fatto con la collusione di questi ultimi. È da questo che sono nati tutti i guai.

All'inizio della sua carriera era fieramente avverso all'establishment. Questo film rappresenta un ravvedimento paragonabile alla parabola di Tony Blair?
Stephen Frears: Non credo che l'establishment sarebbe d'accordo! Comunque la questione è molto complicata. Blair aveva vinto con una maggioranza schiacciante e sembrava una specie di Gesù Cristo che non poteva fare nessun errore. Forse da parte mia è più eroico fare un film che loda Tony Blair in un momento in cui i suoi consensi sono al minimo storico. Tutto è filtrato attraverso quel senso di delusione per quello che Blair non è stato.

Quali fonti avete avuto?
Peter Morgan: Kensigton, Saint James e Buckingam, rispettivamente palazzi reali delle corti della principessa Diana, del Principe Carlo e della Regina, hanno budget autonomi e staff autonomi, con uffici di pubbliche relazioni. E si odiano moltissimo, dando informazioni contrastanti e mettendo spesso i politici in imbarazzo. Così non è difficile trovare ex dipendenti scontenti più che lieti di raccontare quello che accadeva in quel periodo.

Siete venuti qui con gli avvocati?
Peter Morgan: no. Quando abbiamo fatto leggere la sceneggiatura al nostro ufficio legale, la persona che avevano più paura di offendere era Cherie Blaire, perché è un avvocato di prim'ordine ed è molto aggressiva nei confronti della stampa. Ma in un paese in cui domina la satira, i tabloid eccetera, perché preoccuparsi di questo film? Inoltre Frears tratta i personaggi come esseri complessi e tridimensionali, e questo è davvero rivoluzionario.



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