17 Maggio 2011 - Intervista
"Mr. Beaver"
Intervista alla regista.
di Donata Ferrario

Jodie Foster, in veste di regista, ma anche di attrice, di Mr. Beaver, ha incontrato la stampa a Cannes senza Mel Gibson che però, inaspettatamente, è arrivato al Festival e ha partecipato alla serata di gala. La vicenda, toccante e forte, è quella di una depressione combattuta anche grazie a un peluche, che diventerà molto ingombrante, e che ha appassionato la critica e il pubblico.

È vero che non dovevi dirigere questo film ma che lo speravi, dopo aver letto la sceneggiatura?
Jodie Foster: Sì, quando ho letto lo script ho sperato di poter subentrare io alla regia, come è successo, in effetti. Questi film indipendenti e piccoli sono difficilissimi da realizzare: non si trovano i finanziamenti. E occorre molta energia personale perché spesso si attinge al privato.

Perché proprio Mel Gibson come protagonista?
Jodie Foster: Ci si preoccupa, direi, di trovare l'attore giusto per un determinato ruolo. Mel, con cui ho lavorato magnificamente in Maverick, era il primo nome della mia lista: per me è l'unico attore in grado di rendere sullo schermo lo humour e la leggerezza dello script, pur afferrandone i risvolti drammatici. Gibson è un uomo eclettico. Ha dato al suo personaggio tutto quello che aveva.

Jodie Foster, regista e attrice: come ci si muove sul set?
Jodie Foster: In effetti, a volte, fare due cose nello stesso momento è una pessima idea. Sei avvantaggiato perché conosci bene la sceneggiatura, sai esattamente cosa sta per accadere e hai sempre chiaro dove si andrà a finire, ma, come attore, non hai mai sorprese.

Come prevedi sarà l'accoglienza in Europa? Negli USA e in Canada il film non è stato così apprezzato…
Jodie Foster: Non è un film per tutti, è un'opera indipendente, non mainstream. Ha un lato drammatico ed emotivo che forse ha messo in crisi il pubblico americano, perché, oltretutto, non è collocabile in un genere preciso. Si seguono due storie, quella del padre e quella del figlio: è molto complesso. Esplora le relazioni familiari senza virtuosismi, ma con uno stile realistico. Probabilmente si avvicina più a una sensibilità europea, lo spero! Per quanto mi riguarda mi faccio guidare dalla passione, non da uno studio a tavolino.

Perché questo tuo interesse per i disturbi mentali?
Jodie Foster: Gli attori amano la psicologia: di fatto è la ragione per cui facciamo gli attori! In questo caso il mio protagonista non è un pazzo, attraversa una crisi spirituale ed esistenziale. Ho provato a mettermi nei suoi panni per capire cosa si prova: ma non so la ragione precisa per cui sono attratta da questi argomenti!

Come è stato dirigere Mel Gibson?
Jodie Foster: Mel ha compreso immediatamente il personaggio in modo straordinario e ha accettato di esporsi, mostrando le proprie debolezze. La sua performance è incredibile. Prima dell'inizio del film abbiamo discusso a lungo sulle scelte, ma alla fine ha fatto un lavoro immenso. La performance di Mel è interamente sua. Lui sa bene cosa significhi trasformarsi interiormente, si è esposto personalmente nel ruolo.

Con Mel Gibson siete amici da anni. Questo film potrà riabilitarlo?
Jodie Foster: Non ne ho idea. Girare un film è una cosa positiva, ti impedisce di commiserarti. In un certo senso è terapeutico. Penso che Mel sia molto orgoglioso di questo film perché vuole far conoscere anche questo lato di sé. Lui avrebbe voluto essere qui, adesso, è una persona leale, piacevole, preziosa e molto vicina. Passiamo ore al telefono parlando della vita. È una persona complessa, ma mi piace la sua complessità.

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