02 Settembre 2006 - Conferenza Stampa
"Offscreen"
Intervista al regista e al cast.
di Elisa Giulidori


"Off Screen" è un finto film-documentario, su un attore riprendere la sua vita 24 ore su 24. Un'analisi interessante sul reality e sulle sue implicazioni. Ma anche un nuovo modo di pensare le inquadratura e le luci. Il regista e attori raccontano il loro rapporto con questo progetto che ha occupato un anno della loro vita.

Il suo film è una sanguinosa metafora sul reality, rispecchia la nostra ossessione di avere un doppio che ora si può incontrare attraverso le videocamere. Questo tema del doppio è presente in un autore che lei ama molto, Edgar Allan Poe... Ci può dire cosa ne pensa.
Christoffer Boe: In riferimento a Poe mi viene in mente il racconto in cui c'è il ritratto di una signora e più è perfetto più svanisce. Mi ricorda molto il nostro lavoro, quando ci sembra di arrivare ad un risultato questo sembra svanire. In questo film non volevo solo analizzare il doppio, volevo anche indagare l'utilizzo di nuove tecnologie. La camera digitale ci ha permesso di avere una troupe ridottissima solo due persone me e Nicolas. Volevo esplorare un nuovo tipo di regia, nuove luci…

Quanta parte ha avuto "l'attore", anche nella costruzione del film?
Nicolas Bro: La prima metà l'ho girata a casa mia, seguendo una traccia fornitami da Boe. O meglio all'inizio avevamo varie soggetti, nei primi 4/5 mesi abbiamo definito le tracce, la seconda parte è tutta basata invece su una sceneggiatura di Boe. Comunque io avevo la possibilità di fare ciò che volevo, potevo anche decidere dove posizionare la camera, se mi sembrava più opportuno, non è certo da tutti poter fare queste scelte. Ma io sono un attore e naturalmente ho anche seguito le sue indicazioni del regista. Il risultato è stata una collaborazione di entrambi.

Ma allora la sceneggiatura era aperta, gli attori non sapevano come si sarebbe sviluppata.
Nicolas Bro: Noi avevamo un obbiettivo vago per i primi 6 mesi, non sapevamo dove saremmo andati a parare. Poi la sceneggiatura si è definita.

Come si monta un film del genere, quanto tempo è durato?
Christoffer Boe: Il montaggio ha avuto alla fine tempi tradizionali, 3-4 mesi. Comunque tutti i giorni guardavo le riprese e facevo un primo.

I due attori protagonisti recitavano usando i loro veri nomi. Vi siete dati dei limiti per interpretare i vostri "personaggi"?
Lene Maria Christensen: Non avevamo regole ma solo delle situazioni da riprodurre. Ripetendo molto spesso le scene si riusciva ad ottenere il risultato che Bro aveva in mente. L'uso dei nostri veri nomi invece è stato spiazzante. Ma siamo attori e vivevamo una situazione non reale, noi non siamo sposati.
Nicolas Bro: A volte ci siamo spinti oltre il limite. Infatti in fase di montaggio abbiamo dovuto tagliare certe scene perché lì avevamo passato il limite, c'eravamo troppo immedesimati nel ruolo.

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