02 Settembre 2010 - Conferenza
"Miral"
Intervista al regista e all'autrice.
di Giuliana Steri

Sono giunti a Venezia, a presentare il film Miral, il regista Julian Schnabel e l'autrice Rula Jebreal

Chiedo al regista Julian Schnabel. Tutti i suoi film sono stati dettati da forti passioni, questa pellicola forse più di altre. E' cosi?
Julian Schnabel: Si, ha proprio ragione. La forte emozione nei confronti di un conflitto che deve terminare al più presto mi ha spinto ha girare questo film. Ogni volta che un bambino muore si ha la conferma che questo conflitto non ha ragione di esistere. Io sono un ebreo americano. Devo la mia parte ebrea a mia madre, che è stata prigioniera. Ho cercato di avere il suo punto di vista per questa storia che deve essere raccontata.

Non ci sono tante pellicole che parlano delle ragioni politiche dei conflitti. Mi chiedo perché, forse il pubblico non è interessato?
Julian Schnabel: Io volevo fortemente fare questo film cosi com'è. Se si riflette ogni pellicola, ogni storia parla di politica. In un famoso quotidiano americano è presente la pagina di 'Arte e divertimento', strana associazione di parole visto che l'arte è prima di tutto cultura e non un passatempo. L'arte, e quindi anche il cinema, devono per me sempre insegnarci qualcosa. Solo questo mi interessa.

Per l'autrice, cosa significa per lei vedere e vivere il conflitto dal punto di vista di una bambina?
Rula Jebreal: Ho scritto il mio libro pensando a me, alla mia famiglia e soprattutto al mio mentore, il mio insegnante. Penso infatti che la cultura porti sempre e soltanto alla pace. Il libro è la storia di un grande conflitto e di una piccola bambina.

Le donne sono le vittime dimenticate nella storia di questi grandi conflitti. E questo è il primo film del regista dove le donne sono veramente protagoniste.
Rula Jebreal:E' proprio vero, le prime vittime dei conflitti sono le donne e i bambini, si pensi per esempio ai fenomeni degli stupri etnici. Inoltre le donne sono in questi paesi più limitate nell'accesso all'istruzione e sono dunque anche più limitate nelle loro scelte. Se non si ha cultura in questi paesi si hanno solo due scelte per essere protetta: o sposarti a 13 anni oppure finire in preda ai fanatici religiosi.
Julian Schnabel: E' pazzesco, siamo nel XXI secolo e a breve in questi paesi una donna verrà lapidata per aver fatto sesso prima del matrimonio, chi in questo momento vive tranquillo dovrebbe rifletterci su. Rula ha avuto la fortuna di incontrare il suo mentore. Io ho dovuto fare questo film per dare voce a queste donne, che sono poi simili a mia madre.
T.Ben Ammar (produttore): Questa donna ha cambiato la storia con il suo gesto. Il film vuole essere un omaggio a lei. Sono stato sedotto dal viaggio di questa donna, è rimasta vittima in un conflitto nel quale ha deciso di rimanere per dare qualcosa a chi era costretto a rimanere come lei. Rula ha incontrato questa donna che poi l'ha profondamente ispirata. Oggi il cinema cerca di dare voce a chi riesce a cambiare la storia con la propria vita, il cinema rende la storia di queste vite più accessibile a tutti.

Vi aspettate che il film venga distribuito nel mondo arabo?
Rula Jebreal: In alcuni paesi lo abbiamo già venduto.
Julian Schnabel: Il produttore, come me, ha fortemente voluto questo film dopo aver letto il libro. Di sicuro verrà distribuito in Israele.

Rula, come ha vissuto lo stare sul set della propria vita? E, per il regista, è stato importante avere accanto la sua compagna?
Julian Schnabel: E' stato importantissimo, non avrei mai potuto fare il film senza di lei. Rula ha vissuto da piccola nei luoghi dove abbiamo girato, molte porte si sono aperte solo grazie alla sua presenza. Mi ha aiutato a capire come era il mondo dove lei è cresciuta, a ricostruirlo. Tanti sul set avevano Rula come riferimento.
Rula Jebreal: E' stato molto doloroso rivivere dei momenti molto tristi della mia infanzia. Però per poter guardare al mio futuro ho dovuto rivivere il mio passato. Tutte queste donne sul set sono state motivo di guarigione per me.

I bambini e le donne sono vittime spesso anche in tempo di pace. Questo film può aiutare in questo senso?
T.Ben Ammar: Guardi cosa ha fatto questa donna… Il regista è ebreo, lei è musulmana, non ci sono frontiere se c'è intelligenza. Non credo che il film possa parlare ai politici. Ma il cinema è arte, e parla alle masse. Se la gente viene toccata dalla vicenda di questa donna si può arrivare a cambiare il cuore delle persone…

Nei film tedeschi, ebrei, arabi parlano tutti inglese, non emergono differenze linguistiche. Questo accade anche nel suo film. Cosa ne pensa?
Julian Schnabel: Nel film a lui dedicato Amadeus parlava inglese. Gandhi parlava inglese. Vogliamo che il film sia visto in tutto il mondo. La lingua inglese è comune, è solo uno strumento utilitaristico.

Il film parla delle conseguenze di un conflitto. Per il regista, ha in mente altri argomenti che vuole trattare?
Julian Schnabel: Non rispondo a questa domanda. Per ora penso solo a distribuire questo film e per un paio d'anni non occuparmi di altro. Il film parla da solo.

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