02 Ottobre 2010 - Conferenza
"Adèle e l'enigma del faraone"
Intervista al regista.
di Federica Di Bartolo

Il famoso regista francese Luc Besson è giunto a Roma per presentare il suo tredicesimo film "Adele e l'enigma del Faraone", tratto dall'omonima e popolare serie di fumetti franco-belga di Jacques Tardi. Tra gli interpreti Louise Bourgoin, Mathieu Amalric e Jean-Paul Rouve.

La donna è al centro di molti suoi film nel ruolo di eroina e ora ne fa conoscere una nuova
Luc Besson: Le donne sono molto affascinanti. Mi piace raccontare le debolezze degli uomini e i punti di forza delle donne. Un eroe pieno di muscoli mi interessa solo quando piange, e mi piace mostrare donne che devono ricorrere all'intelligenza, alla grazia e al fascino per raggiungere i loro obiettivi. D'altronde, loro non possono puntare sui muscoli, ma sull'intelligenza. Inoltre credo che le donne abbiano una conoscenza migliore dei valori della vita, perché sono capaci di generarla. Una donna non ha mai dichiarato guerra proprio perché conosce meglio dell'uomo il valore della vita. Il personaggio di Adèle Blanc-Sec è un'eroina moderna e indipendente, che fuma, fa il bagno nuda, in un'epoca in cui alle donne non era permesso, come non potevano votare e fare attività politica. Mi è piaciuto il lato pratico ed irriverente. Mi interessava questa particolare sfrontatezza femminile, il fatto di essere eroina solo per se stessa e non per gli altri. È disposta a fare di tutto per salvare la sorella, ma se le chiedessero di salvare il mondo probabilmente resterebbe tranquilla a fumare nella sua vasca da bagno. Amo capovolgere stereotipi e ruoli per questo la mia eroina, Adele, è un'avventuriera con i tacchi a spillo, il corpetto e il cappello elegante. Stesso discorso per altri personaggi, a partire dalla mummia: un essere sofisticato che beve tè ed è lontanissimo dallo stereotipo classico dei film horror. E' un film folle, che parte dalla Francia del 1912, in un tempo in cui Parigi era bellissima e si viveva un'epoca di spensieratezza e leggerezza.

Perché ha scelto di dirigere un film tratto da un fumetto e com'è avvenuto l'incontro con Tardi?
Luc Besson: Non c'è differenza fra un film che s'ispira ad un romanzo e un film che si ispira ad un fumetto. Circa dieci anni fa mi sono letteralmente innamorato della sua eroina, Adele. Ho contattato subito Tardi, che sfortunatamente mi disse che aveva già affidato l'adattamento cinematografico di Adele ad un altro regista. Rimasi molto deluso, ma anche felice che avesse scelto un grande regista e gli augurai ogni bene. Aspettai con impazienza l'uscita nelle sale. Dopo tre anni d'inutile attesa, richiamai Tardi che mi disse che il progetto con quel regista era saltato e che per il momento aveva abbandonato l'idea di un adattamento cinematografico. Ma io, deciso a fargli cambiare idea, l'ho incontrato diverse volte e ho sempre cercato di rassicurarlo facendogli vedere quello che avevo fatto fino ad allora. Abbiamo aspettato un altro anno per poter ricomprare i diritti di Adele e alla fine, dopo sei anni di attesa ed estenuanti trattative, sono riuscito a convincerlo a cedermeli. Tardi è come un padre siciliano che non vuole concedere la mano della propria figlia.

Cosa è stato cambiato rispetto ai fumetti dai quali è tratto il film? È stato difficile adattare un fumetto così popolare?
Luc Besson: Mi sono ispirato ai fumetti di Tardi per ricreare certe atmosfere, ma la storia è stata scritta da me. Quando gli ho fatto leggere la sceneggiatura, comunque, gli è subito piaciuta. Fare un film da un fumetto non è diverso che farlo da un libro: in questo caso non devi interpretare le descrizioni e ti trovi la fisionomia dei personaggi già bella e pronta. Sono rimasto fedele allo spirito, ai colori e all'anima del fumetto, un po' meno alla storia, dove ho fatto confluire molti elementi diversi. Tardi è famosissimo in Francia ma all'estero no, per cui ho dovuto realizzare un prodotto che fosse comprensibile e vendibile anche fuori, che il pubblico avrebbe compreso anche non conoscendo il fumetto. Un film è sempre un mondo a parte rispetto a un fumetto: deve costruire una realtà alternativa, che viva di vita propria e appassionare anche coloro che non hanno letto le storie su carta. La maggiore distanza l'abbiamo presa nel giocare con i cliché: ci siamo divertiti a concepire una donna visibilmente più emancipata, una mummia cordiale e sofisticata, uno pterodattilo che può diventare innocuo come un uccellino in gabbia, e così via... Ho cercato, sia in fase di sceneggiatura che di riprese, di fare un lavoro molto sofisticato: girare un film d'intrattenimento come se fosse un film molto serio.

Cosa la attrae di questa Parigi degli inizi del Novecento?
Luc Besson: È un'epoca che conoscevo poco ma che mi affascinava moltissimo. Penso che Parigi a quel tempo sia stata realmente la città più bella del mondo, prima che si diffondessero le automobili e che il paesaggio cambiasse completamente con le due Guerre mondiali. Tuttavia, non bisogna dimenticare che a quel tempo le donne non avevano diritto di voto, non potevano fumare, fare sport e dovevano portare degli scomodi bustini, inoltre non potevano fare il bagno nude. Per questo ho voluto mettere nel film delle scene che tematizzassero la forte emancipazione del personaggio di Adèle, come quando fuma nuda nella vasca, cosa ritenuta indecorosa, oppure gioca a tennis con la sorella passando da movimenti aggraziati simili ad un balletto, quindi inizialmente in modo classico e posato, per finire in modo violento, come le partite delle sorelle Williams.

Come ha scelto la sua protagonista?
Luc Besson: Louise Bourgoin conduceva un programma meteorologico, ogni sera leggeva le previsioni con un travestimento diverso, la trovavo molto divertente e ho voluto incontrarla. Mi sono subito accorto che è una donna magnifica, completamente lontana dalla dimensione dello star system, seria e precisa. E' umile, professionale e gran lavoratrice, altro che le colleghe che si presentano sul set con gli occhialoni scuri, cinque assistenti e un sacco di pretese. Lavora in continuazione e durante le riprese rimaneva sul set anche quando non toccava a lei recitare. Ogni giorno, durante le pause di lavorazione, si sedeva a fianco dell'uscita del set e si metteva a ripetere la sua parte. Tutta la gente che passava la scambiava per qualcuno della sicurezza. E' stata una scoperta fantastica.

C'è la possibilità di un sequel di questo film data la quantità di materiale a disposizione e soprattutto il finale così particolare?
Luc Besson: Spero che i giornalisti non scrivano il finale. In realtà ho scelto quel finale perché è semplicemente un modo per indicare l'indole avventurosa di Adèle, che, anche quando vuole andare in vacanza, finisce nei guai e non si sa mai quello che può capitare. In realtà non amo i sequel, in genere vengono fatti per motivi economici, ma io preferisco aspettare la storia, l'idea buona per realizzare un film. Da tempo mi chiedono un sequel per Leon, ma lo farò se e quando avrò una buona idea per la storia. E un'altra cosa è sicura, non farò il sequel di Giovanna D'Arco. Louise Bourgoin me lo chiede ogni giorno, ma solo se avessi una storia come e migliore di questa potrei farlo: d'altronde è 15 anni che vogliono che dia un seguito a "Leon".

Quali sono i suoi progetti per il futuro, le piacerebbe realizzare un film importante in 3D o di fantascienza?
Luc Besson: Con la EuropaCorp stiamo valutando nuovi progetti, soprattutto per poter utilizzare le tecniche digitali che ci sono adesso. Grazie a quelle, l'unico ostacolo alla realizzazione di film è solo la mancanza di fantasia, ma quello per fortuna non è un mio problema. In questo momento scrivo tanto, e ho il desiderio di girare un film importante, magari di fantascienza, con tanti effetti speciali. Se penso a quando ho girato "Il quinto elemento"! Gli effetti speciali erano ad un livello primitivo. Al momento si stanno concludendo in Messico le riprese di "Colombiana", una versione sudamericana di "Nikita" e Zoe Saldana, l'attrice di Avatar, stavolta non sarà dipinta di blu. Il film è diretto da Olivier Megaton, il regista di "Transporter 3", qui Saldana ricoprirebbe il ruolo di un'assassina a sangue freddo. Mentre è in fase iniziale "Lock Out" un thriller fantascientifico con Guy Pearce e Maggie Grace, i registi sono due esordienti di origine irlandese e poi "Halal police d'Etat" che uscirà tra poco in Francia ed è una commedia poliziesca.

Natalie Portman ha pubblicamente affermato che le piacerebbe a lavorare con lei per un seguito di Leon
Luc Besson: Sì ho letto le dichiarazioni, ma non ho alcuna intenzione di girare un film in cui un avatar di Leon venga ricostruito dalle tracce di DNA. Però sono contento, perché con Natalie siamo sempre rimasti in buoni rapporti. Quando ha girato "Leon" era al suo primo film ed era solo una bambina. Ricordo che i suoi genitori mi chiesero dei consigli sulle possibilità della sua carriera e come avrebbero potuto scegliere i copioni giusti per lei e così io gli scrissi una lista di cinquanta nomi di registi con i quali Natalie avrebbe potuto lavorare senza problemi e, a giudicare dalla sua carriera successiva, mi pare l'abbiano sempre tenuta a mente.

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