12 novembre 2012 - Conferenza
"Il cecchino"
Intervista al regista e al cast.
di Federica Di Bartolo

Il nuovo film di Michele Placido è girato interamente a Parigi tanto che lo stesso regista lo ha definito “Il mio Romanzo Criminale francese”, ed è un miscuglio fra spionaggio e poliziesco, il tutto legato alle dinamiche della corruzione. Il titolo originale in francese è “Le guetteur” ossia “La vendetta”, ma in italiano è stato presentato al pubblico della 7° edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, anno 2012, con il titolo “Il cecchino”. Erano presenti alla conferenza stampa di presentazione oltre ovviamente al regista Michele Placido anche alcuni fra gli attori dell’imponente cast come: Luca Argentero e Violante Placido, accanto a loro l’Amministratore Delegato di Rai Cinema, Paolo Del Brocco e Fabio Conversi per BabeFilms.

“Il cecchino” mostra il suo stretto legame con il cinema di genere e con l’action oltre che con il poliziesco, ma come mai la scelta di realizzarlo in Francia?
Michele Placido: Non sono un autore e questo mi porta spesso ad accettare di dirigere film non miei anche fuori dall'Italia. In questo caso a chiamarmi è stato Conversi, un italiano in Francia, che mi ha fatto da tramite in questa operazione internazionale. Io ho cercato di guidare le scene e gli attori in questo viaggio unicamente attraverso le mie emozioni e le mie sensazioni ed è stato cruciale in questo senso il mio rapporto personale con Daniel Auteuil e Mathieu Kassovitz.

Si sente un regista migrante? E' una scelta che ha fatto perché ha trovato degli ostacoli nel nostro Paese?
Michele Placido: Ci sarebbero tantissimi progetti che mi piacerebbe realizzare in Italia e portare avanti con lo stesso ardore di “Romanzo Criminale”. Io sono pronto a mettermi in gioco, ma in questo momento vige ancora una sorta di autocensura da parte degli autori italiani, è come se aspettassero dei segnali di apertura per poter entrare più dentro alla Storia del nostro paese.

I personaggi del film sono spinti da un'etica e da una morale molto forte, è questo che l'ha attratto verso il film?
Michele Placido: Avevo diversi progetti da valutare in Francia, tutte proposte arrivate da parte di produttori francesi che però non mi hanno affascinato come questo. La scelta è ricaduta su Il cecchino principalmente per il mio amore nei confronti del genere, sono un grande amante di Jean-Pierre Melville e di Michel Audiard padre e delle loro storie, ma sono anche i volti degli attori a rapire la mia attenzione.

Lei pensa che, con tutto quello che stiamo vedendo di questi tempi, i film di denuncia politica e sociale in Italia non vengono realizzati per mancanza di produttori coraggiosi oppure per mancanza di autori?
Michele Placido: Sono convinto che si ritornerà a fare quello che si faceva tanti anni fa, ad entrare nel vivo di quello che è successo negli ultimi anni nel paese. Confido nei giovani autori che hanno senz'altro più fantasia e più voglia di me, quelli della mia generazione ormai si sono un po' seduti e guardano quello che succede con una certa assuefazione.

Com'è stato per Violante tornare a lavorare con papà e con Argentero sul set addirittura in Francia?
Violante Placido: Questo è un film al maschile dove i ruoli femminili sono piccoli, ma ben curati. Per me è stato bello avere la possibilità di confrontarmi per la prima volta con il cinema francese ed attori straordinari come Daniel Auteuil e Mathieu Kassovitz, con loro ho girato solo poche scene ma mi è rimasto qualcosa di molto costruttivo dentro. A colpirmi è stata anche la forza magnetica di Daniel Auteuil, un attore molto serafico che sferra il suo colpo potente quando meno te lo aspetti.

Luca Argentero, com’è stato tornare a lavorare torna a lavorare con Michele Placido?
Luca Argentero: Una chiamata di Michele è un po' come una chiamata alle armi per me, è impossibile dirgli di no, specialmente dopo l'esperienza vissuta con lui ne “Il grande sogno”, film dopo il quale non sono mai più stato lo stesso attore che ero prima. Quando lavori con Michele sai che imparerai tante cose e che la tua carriera in qualche modo subirà dei miglioramenti. Quando è arrivata questa chiamata mancavano solo pochi giorni all'inizio del film ed avrei risposto sì a qualsiasi ruolo, ma quando ho saputo che avrei dovuto impugnare una pistola e sparare in qualità di membro di una banda di rapinatori allora mi ci sono buttato con tutto me stesso senza neanche pensarci.

Il cecchino rappresenta un'apertura del nostro cinema all'esterno proprio attraverso il genere?
Michele Placido: Certo, potrebbe essere un'idea per cominciare a lavorare in questa direzione ed io stesso ho già diversi progetti in cantiere che mi piacerebbe proporre ad alcuni produttori francesi, vediamo come procederanno le cose.
Paolo Del Brocco: Questo è stato un film impegnativo e in Italia non si producono più ormai da anni film di genere, forse perché da parte del pubblico non c’è attenzione verso prodotti meno commerciali. Dobbiamo lavorare innanzitutto per riconquistare il pubblico in un momento in cui il film d’autore sta scomparendo in favore di una commedia ipersfruttata.

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