La casa nera: Limited edition 2 blu-ray

La casa nera: Limited edition 2 blu-ray

L’orrore politico di Wes Craven


di Francesco Lomuscio17 maggio 201913:45



Datato 1991, ma approdato nelle sale cinematografiche italiane soltanto un anno più tardi, è il lungometraggio che ha segnato l’ingresso nel grande schermo degli anni Novanta per Wes Craven, il quale si era dedicato l’anno precedente al thriller televisivo “Delitti in forma di stella”, dopo aver cercato inutilmente di far nascere un nuovo boogeyman di successo proto-Freddy Krueger attraverso il comunque non disprezzabile “Sotto shock”, del 1989.
Un Craven, se vogliamo, d’influenza quasi Blaxploitation, “La casa nera” rivive in una limited edition mediabook che Koch Media lancia all’interno della sua sempre più preziosa collana Midnight Classics.
Limited edition contenente due blu-ray con oltre due ore di contenuti speciali, una card da collezione e un interessante blooklet dispensatore di aneddoti e analisi critica del film, comprese osservazioni di Dario Argento sul compianto cineasta originario di Cleveland.


Disco 1

Il cineasta di cui, al fianco del trailer originale sottotitolato, è presente anche un commento audio – come pure quello degli attori – nella sezione extra del primo disco, dispensatore, appunto, di questa atipica pellicola (fortunatamente fornita del doppiaggio della vhs, non di quello successivo che caratterizzò il dvd) che, a quanto pare, prende ispirazione da un articolo di giornale del 1978 relativo ad un fatto di cronaca riguardante alcuni bambini segregati in casa dai propri genitori e mai fatti uscire all’esterno.
Pellicola il cui personaggio di partenza è il ragazzino di colore del ghetto soprannominato Grullo e che, incarnato da Brandon Quintin Adams, non solo non possiede i soldi per l’operazione necessaria alla madre, malata di cancro, ma si vede arrivare la notizia dell’imminente sfratto voluto dai coniugi Robeson, ovvero gli Everett McGill e Wendy Robie del serial televisivo lynchano “I segreti di Twin Peaks”, possidenti locali di molti immobili che demoliscono cacciandone via gli inquilini.
Il Grullo che, venuto a sapere dal ladruncolo Leroy alias Ving Rhames (proprio lui, il futuro Marsellus Wallace di “Pulp fiction”) dove risiedono i due e del fatto che sono in possesso di una invidiabile collezione di monete d’oro, decide insieme a lui d’intrufolarsi nella loro abitazione, senza immaginare cosa si nasconda tra quelle tetre mura.
Perché, a cominciare da un pericoloso rottweiler in agguato, la oltre ora e quaranta di visione non si trasforma altro che in un autentico tour de force all’interno della misteriosa dimora suggerita dal titolo italiano, sicuramente meno significativo e aderente al plot rispetto all’originale “The people under the stairs” (letteralmente “La gente sotto le scale”).
Infatti, mentre Grullo fa conoscenza con la giovanissima innocente Alice interpretata da A.J. Langer, apprende sia dell’esistenza del Rauco dalle fattezze di Sean Whalen, scorazzante nella casa proprio per sfuggire alla diabolica coppia, che di quella di mostruosi individui rinchiusi e nascosti nel sottoscala.

Disco 2

Mostruosi individui che, però, senza anticipare null’altro a proposito della trama, non rappresentano le creature nei confronti di cui avere paura, bensì i personaggi con i quali schierarsi contro i già citati Robie e McGill; quest’ultimo oltretutto propenso ad indossare spesso una nera tuta sadomaso che va allegoricamente a rafforzare il senso di persecuzione come sublime fonte di eccitazione per il reazionario guerrafondaio.
Del resto, gli anni Ottanta erano terminati e, essendo iniziato il periodo della presidenza statunitense di George H. Bush, nella geniale mente di Craven si fece sicuramente strada l’azzeccatissimo pensiero relativo al fatto che, spesso, non sono i diversi o coloro caratterizzati da fisionomie dai connotati sgradevoli gli esseri dei quali dobbiamo avere timore, bensì quelli che sfoggiano una apparentemente pulita faccia di persone per bene al fine di nascondere le proprie malefatte e losche attività ai danni dei più deboli e ingenui.
E, quindi, è sfruttando una tipologia di vicenda tutt’altro che distante da quelle inscenate in tante avventure giovanili su celluloide (citiamo soltanto “I Goonies” di Richard Donner) e qui caratterizzata da un forte (retro)gusto di rilettura realistica delle fiabe a base di orchi e streghe con ragazzini prigionieri che l’autore de “L’ultima casa a sinistra” mette in piedi il proprio lavoro maggiormente politico, chiaro attacco all’ipocrisia della borghesia, nonché della sua avidità.
Un lavoro tramite cui, senza dimenticare mai l’ironia, l’indimenticato Wes si prende gioco di un’America razzista, incestuosa e bigotta che si finge innocua, tenendo bene a mente la favola di Hansel e Gretel che, non a caso, tre anni dopo avrebbe tirato nuovamente in ballo in “Nightmare – Nuovo incubo”.
L’indimenticato Wes che, oltretutto, è presente in ventitré minuti di conversazione inclusi negli extra posti nel secondo disco, insieme a quattordici riguardanti gli effetti speciali con i mitici addetti Robert Kurtzman, Howard Berger e Greg Nicotero, diciotto di intervista alla Robie, tredici alla Langer, altrettanti a Whalen quindici al direttore della fotografia Sandi Sissel e otto a Jeffrey Reddick, creatore della serie “Final destination”.

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