10 Maggio 2010 - Conferenza
"La bella società"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio

In occasione dell'uscita de "La bella società", sua seconda fatica dietro la macchina da presa dopo "Salvatore-Questa è la vita", del 2006, il regista Gian Paolo Cugno, affiancato dal cast, ha incontrato a Roma la stampa.

Da cosa deriva il titolo di questo film?
Gian Paolo Cugno: La bella società non è altro che la società che hanno sognato i nostri nonni, che i nostri genitori non sono riusciti a realizzare e che ad altri non interessa avere. Per costruire la storia del film, ho pescato un po' dalla cronaca e da fatti realmente accaduti.

Nel film sembrano essere presenti suggestioni provenienti da lavori di altri registi…
Gian Paolo Cugno: Io sono al mio secondo film, quindi ho ancora molto da imparare, comunque scopiazzo a destra e a sinistra. Se poi avrò l'opportunità di fare altri film, chissà cosa farò.

Gli attori cosa possono dirci di questa esperienza?
Maria Grazia Cucinotta: Io mi sono molto divertita, perché per la prima volta mi sono sentita veramente libera di vivere gli anni Cinquanta come li avevo sempre sognati. Poi, abbiamo girato in Sicilia, quindi a casa, tra arancini e granite, e con Raoul sono stata benissimo, perché oltre che un attore è un amico.
Raoul Bova: Anche per me questa è stata una bellissima esperienza, poi è doveroso da parte di professionisti come noi dare supporto e contributo a giovani registi. Sono stato bene con tutto il cast. Per quanto riguarda Maria Grazia, la nostra è un'amicizia che dura da molto tempo, è lei che mi ha spinto a provare ad andare in America a fare i provini; questi, per me, sono gesti che non dimenticherò mai, ma, tra noi, ci sono anche una stima e un rispetto a livello professionale. Abbiamo lavorato poco insieme ma ci sono progetti da valutare, speriamo esca fuori quello giusto.
David Coco: Ci fosse mai uno che dice di essersi trovato malissimo sul set (ride). Scherzi a parte, ho trovato subito bellissimo questo mio personaggio, che ha un arco di vita, di mutazione, d'esperienza, possiede un senso d'amore per il fratello legato al senso di colpa fin da ragazzo. Gian Paolo è riuscito a prendere i colori e i personaggi della Sicilia, poi è istintivo, arriva a determinate scelte mentre si gira.
Simona Boriani: Su questo set ho lavorato molto con David e Marco, che non conoscevo e con i quali mi sono trovata molto bene, anche dal punto di vista umano. Ogni tanto mi sono trovata un po' spiazzata perché facevamo una sorta d'improvvisazione, poi, però, mi sono messa nelle mani di Gian Paolo.
Marco Bocci: Quando mi hanno contattato per questo film, ero impegnato su un altro set, ma ho preso l'aereo e sono partito per la Sicilia.
Enrico Lo Verso: Gian Paolo ha una cultura pazzesca e si può permettere di essere scanzonato. Io il film l'ho visto due volte e mi è piaciuto molto, mi commuovo sempre quando lo vedo.
Gian Paolo Cugno: Volevo ricordare che nel film c'è anche Franco Interlenghi, il quale, però, oggi non è qui perché è un po' pigro (ride).
Antonella Lualdi: No, la verità è che soffre leggermente d'insonnia, quindi ha pensato di non riuscire a parlare in conferenza stampa. Per questo film, ho voluto fare come fanno tanti attori stranieri che, quando prendono parte a lungometraggi interpretati da persone meno famose di loro, fanno il passaggio alla Hitchcock. Mi sono detta "Se può farlo Jeanne Moreau, perché io non posso farlo?". Poi, in quelle poche scene Franco è bravissimo, oltre che bello nonostante gli anni (ride).
Maurizio Nicolosi: Lavorare a questo film è stata un'esperienza bellissima, anche perché ho rincontrato Raoul, Maria Grazia e David. E' stato un grande lavoro, il mio personaggio vive questo dolore interiore per lo sparo a vuoto. Ringrazio i colleghi con cui ho lavorato e ringrazio il produttore Pietro Innocenzi.

Ultimamente Raoul Bova sta lavorando in commedie, film più impegnati e sta anche facendo il produttore…
Raoul Bova: Sì, a un certo punto della mia carriera ho cercato di sentire un po' l'istinto. Per adesso, da una parte mi spingono le cose impegnate, autoprodotte e il cercare di farle come produttore. Per il momento, però, bisogna avere anche un pizzico di fortuna per farle.

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