05 Settembre 2012 - Conferenza
"Bella addormentata"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio

Senza alcun dubbio, è stato uno dei lungometraggi più attesi della sessantanovesima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, dove è stato presentato in concorso. Intrecciando diverse storie di fantasia sullo sfondo della vera tragedia che ha visto protagonista Eluana Englaro, costretta a diciassette anni di stato vegetativo, a causa di un incidente stradale, prima dell'interruzione della nutrizione artificiale, "Bella addormentata" di Marco Bellocchio vanta un nutritissimo cast spaziante da Toni Servillo ad Alba Rohrwacher, passando per Maya Sansa, Gian Marco Tognazzi, Brenno Placido, Isabelle Huppert, Roberto Herlitzka, Michele Riondino e Pier Giorgio Bellocchio.
Tutti presenti al Lido per presentare il film - che, come accade con tutte le opere del maestro piacentino della celluloide - alla stampa, affiancati dagli sceneggiatori Veronica Raimo e Stefano Rulli.
Peccato che, nel corso della lunga conferenza, soltanto il regista e pochissimi altri abbiano avuto la possibilità di prendere la parola.


Per realizzare il film, come mai si è deciso di partire proprio dal caso Englaro?
Marco Bellocchio: La cosa è nata per caso, perché sono stato coinvolto da quello che sentivo, poi, per reazione, mi sono venute in mente la prima delle immagini, le storie ed i personaggi. Ma le ho lasciate depositate e, con gli sceneggiatori, le abbiamo riprese e sviluppate. Sicuramente, le mie idee sono diverse da quelle di alcuni personaggi del film, ma, un po' in tutti, ritrovo qualcosa di me. E sono personaggi che rispondano in parte, credo, a quelli che sono gli attori.

L'amore è la chiave del film?
Marco Bellocchio: Il film è fatto di tanti risvegli, non solo di quello del personaggio interpretato da Maya. E' piuttosto inverosimile, perché i tempi corrispondono a quelli strettamente cinematografici, ma è abbastanza semplice, essenziale. Non credo vi sia spazio per divagazioni ideologiche.

Nel film è presente uno sguardo di comprensione anche per i cattolici, aspetto che da Marco Bellocchio non ci si aspetterebbe…
Marco Bellocchio: Se volete sapere se mi sono convertito, la risposta è negativa (ride). La mia rimane sempre una posizione discretamente laica, poi, però, l'immaginazione non può castrare cose che ti vengono in mente. Questo tipo di dimensione esterna, glaciale e assoluta, è per me al limite del patologico. Io non ho fede, ma non condanno chi la ha.

Avete incontrato il padre di Eluana prima di girare il film?
Marco Bellocchio: Sì, prima di iniziare mi sono sentito in dovere di incontrare Pino Englaro e ho anche letto il suo libro sulla faccenda. Quando gli ho detto che si sarebbe trattato di un film di fantasia, non ha fatto obbiezioni. Il sette settembre lo incontro a Udine per presentare il film, che, tra l'altro, so che ha già visto. Però, non voglio dire nulla di cosa ne pensa.

Toni Servillo come ha lavorato sul suo personaggio?
Toni Servillo: Ho seguito la chiara indicazione di fare un personaggio dubbioso nella fragilità, ma che mantenesse una grande dignità. Il senatore Beffardi è ricco di conflitti e materiale drammatico.

Come mai non vi siete concentrati sui parenti di persone che vivono in stato di coma vegetativo?
Marco Bellocchio: Per me, sarebbe innaturale usare questo film come bandiera di una tesi o di un'idea. Io ho una mia idea, un artista deve essere libero, immaginare ciò che vuole. Non vorrei che, per parlare del tema, venissero trascurati il film e i suoi personaggi.

Possiamo considerarlo un film internazionale?
Marco Bellocchio: No, non mi pongo assolutamente il problema. A volte, i miei film sono stati apprezzati all'estero, altre volte no, però sarebbe un calcolo assurdo, come i pronostici che certi produttori fanno sugli incassi. Volevo approfittare per chiedere a Isabelle Huppert quale sia il suo rapporto con la religione e il trascendentale, visto che, quando ho affrontato il suo personaggio, non me lo sono chiesto.
Isabelle Huppert: Prima di interpretare un personaggio, non mi pongo mai questa domanda. Nel film recito la parte di un'attrice che rinuncia al suo lavoro, ma mette in scena la sua casa e, se la guardate, mette in scena la morte di sua figlia. Ciò è una sua contraddizione. Nessun personaggio è univoco in questo film, sono tutti conflittuali e questa è la sua forza. Pur essendo liberi di scegliere, cosa ce ne facciamo di questa libertà, se dobbiamo morire?

Possiamo considerarlo un film politico?
Marco Bellocchio: Seppur abbozzati, non volevo che i politici venissero descritti tramite un atteggiamento di disprezzo, ma con uno smarrimento, una disperazione, un non sapere dove andare. Li vedo così, c'è una disumanità patologica.
Roberto Herlitzka: Posso aggiungere che, nel film, l'ambiente in cui questa conversazione sui politici avviene, è una sorta di piccolo inferno (ride).

Come mai questo titolo, è forse l'Italia ad essere una bella addormentata?
Marco Bellocchio: Nel film ci sono anche degli addormentati e si potrebbe dire che lo è pure l'Italia. E' un discorso complesso che andrebbe approfondito.

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