26 Luglio 2010 - Intervista
"La banda dei Babbi Natale"
Intervista ai protagonisti.
di Donata Ferrario

Tre Babbi Natale in luglio a Milano: incontro con Aldo, Giovanni e Giacomo
Un incontro surreale, come surreale è la loro comicità. Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti, l'inossidabile terzetto delle risate mai volgari, a Milano presentano alla stampa il loro prossimo film, La banda dei Babbi Natale. Una visita sul set degli East End Studios, dove il trio sta completando le riprese, addobbato con alberi, luci colorate, neve finta, mentre fuori la canicola del luglio milanese fa pensare a tutto tranne che al Natale.
Il film uscirà venerdì 17 dicembre per Medusa, il cast è di grandi nomi: tra gli altri, Angela Finocchiaro, Giorgio Colangeli, Giovanni Esposito, Antonia Liskova, Lucia Ocone, Cochi Ponzoni, Mara Maionchi, Silvana Fallisi, Massimo Popolizio, Remo Remotti e Sara D'Amario. A dirigere la 'banda' Paolo Genovese, il regista di Nessun messaggio in segreteria e Questa notte è ancora nostra.
I tre, insieme al regista, ad Angela Finocchiaro e Giovanni Esposito, raccontano, senza troppo svelare, la trama del film, che inizia con tre poveri disgraziati vestiti da Babbi Natale appesi, la vigilia della notte più magica dell'anno, all'esterno di un condominio. Per rubare. Portati in questura verranno interrogati dall'ispettrice Irene Bestetti (Finocchiaro) che non vedrà l'ora di sbarazzarsi dei tre, dato che a casa c'è una famiglia che l'aspetta per le feste. Ma scoprire la storia dei tre Babbi non sarà impresa facile.
I tre si sono scambiati simpaticamente la parola in una sintonia dai tempi comici perfetti.


Cosa potete anticiparci del film?
Giovanni: Senz'altro che è un film comico, ma di un certo livello. Ci siamo superati!
Giacomo (che si fa portavoce 'serio' del gruppo): Giovanni voleva in realtà dire che è felice di essere qui a presentare questo film, in cui ha ritrovato l'energia dei tempi di Chiedimi se sono felice. Per scrivere questa storia c'è voluto un anno e mezzo: ma ci siamo divertiti molto, è stato un ritornare alle origini, presentando una vicenda unica, non a episodi. La sceneggiatura vanta la collaborazione di Valerio Bariletti, Morgan Bertacca e Giordano Preda, che hanno condiviso con noi questo lungo periodo di gestazione.

Ci parlate dei vostri personaggi?
Giacomo: Sono un medico chirurgo, vedovo da circa dodici anni: per me il matrimonio continua, sono sempre fedele, ma sviluppo un'ossessione che mi fa sognare tutte le notti la moglie scomparsa e arrivare a discutere e interloquire con una sua foto. In ospedale ci sarà una collega che cercherà di aiutarmi ad aprirmi ancora alla vita e ai sentimenti.
Giovanni: Sono un bigamo: direi che sono l'incarnazione dei sogni di molti uomini. Ho due famiglie e due mogli (Lucia Ocone e Antonia Liskova), che ovviamente sono all'oscuro, una in Italia e una in Svizzera. Sono anni che vivo in equilibrio, aiutato anche dalla mia professione: sono un veterinario con due studi… un veterinario che però è un fanatico cacciatore! Ho un suocero svizzero (Giorgio Colangeli, ndr) e una suocera italiana tremendi, che intuiscono che qualcosa non va. La suocera è Mara Maionchi, la 'star' di X Factor.
Aldo: Non mi discosto molto dalla vita reale: sono un cinquantenne immaturo che vive di sogni. Cerco di sopravvivere facendo scommesse e giocando d'azzardo e questo mi porterà alla rottura con la mia compagna (Silvana Fallisi, ndr). Però ci tengo a dirlo: il mio è un personaggio bellissimo e simpaticissimo.

Nel film come vi conoscete?
Giacomo: Difficile proporsi nei film come sconosciuti tra noi: il pubblico ci vede già uniti. E anche qui siamo tre amici che si conoscono da sempre, con una passione in comune, le bocce. Ognuno di noi ha un ruolo, siamo complementari: Aldo boccia, io sono un puntatore, mentre Giovanni si insinua tra le bocce. Abbiamo un sogno: vincere il trofeo di Natale, ma non ci riusciamo mai, siamo sempre secondi.

Cosa può dirci Paolo Genovese del film e della collaborazione con Aldo, Giovanni e Giacomo?
Paolo Genovese: La banda dei Babbi Natale non è un collage di gag, ma ha un filo narrativo che si svela poco per volta. Fa divertire ma anche riflettere e commuovere. Il cast è all'americana: sono tutti bravi, come si dice a Hollywood anche il taxista che deve aprire la portiera dell'auto.
Con il trio è il mio primo film, pensavo che molto sarebbe stato 'improvvisazione': invece, con mia piacevole sorpresa, ho visto che c'è una sceneggiatura abbastanza definitiva e ben costruita.

Come mai avete deciso di girare a Milano anche questa volta?
Giovanni: È più comodo!
Giacomo: Abbiamo girato alcune scene anche a Bizzarone, al confine con la Svizzera, ma per lo più siamo stati a Milano, perché è la nostra città e ci piace. Ci fa piacere raccontarla, insomma.

Come giudicate il risultato non troppo felice de Il cosmo sul comò?
Giovanni: Forse c'è stato, da parte nostra, un eccesso di delega e una minore attenzione anche in fase di sceneggiatura. Il successo ti porta delle comodità e ti tenta: diventi pigro e cominci a delegare parecchie cose, per giungere a delegare anche le idee. Insomma, perdi il contatto con quello che stai facendo. Con questo film siamo tornati a essere artigiani. Siamo tornati a scrivere e siamo stati molto più presenti su ogni cosa.

Dopo la partecipazione in Baarìa di Tornatore come è stato per Aldo tornare a lavorare con Giovanni e Giacomo?
Aldo: Una doccia fredda! Credo di poter insegnare qualcosa a loro oggi, con l'esperienza che ho avuto…
Giovanni: È tornato in ginocchio, implorando: "riprendetemi, riprendetemi…"
Aldo: In realtà mi ha cercato anche Bellocchio…
Giacomo: Allora anche io e Giovanni siamo stati cercati dal fior fiore dei registi, gente importante: non ci piace vantarci e fare nomi… ma abbiamo avuto anche proposte oltreoceano!


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