La bambola assassina: Limited edition 2 blu-ray

La bambola assassina: Limited edition 2 blu-ray

Non solo un gioco da bambini…


di Francesco Lomuscio20 settembre 201911:49



In tempi recenti è tornato sulla bocca di tutti a causa del fatto che, grazie a Midnight Factory, etichetta di Koch Media dedicata al cinema horror, il 19 Giugno 2019 ne è approdato nelle sale cinematografiche italiane il reboot a firma di Lars Klevberg.
Diretto nel 1988 dal Tom Holland che già tre anni prima si era conquistato gli appassionati di paura in fotogrammi grazie all’amatissimo “Ammazzavampiri”, sempre per merito di Koch Media “La bambola assassina” (in originale “Child’s play”, letteralmente “gioco da bambini”) rivive in una limited edition mediabook inclusa all’interno della sempre più preziosa collana Midnight Classics e contenente due blu-ray, oltre tre ore di contenuti speciali, una card da collezione e un interessante blooklet.

Disco 1

Corredato di quattro diversi commenti audio nella sezione extra, il primo dei due dischi dispensa nella splendida qualità audiovisiva dell’alta definizione, ovviamente, la pellicola incentrata sul piccolo Andy Barclay che, interpretato da Alex Vincent, si fa regalare dalla madre Karen alias Catherine Hicks un bambolotto Tipo Bello dai capelli rossicci e gli occhi azzurri, di grande successo tra i bambini; senza immaginare che al suo interno si trovi l’anima dello strangolatore Charles Lee Ray (da Charles Manson, Lee Harvey Oswald e James Earl Ray, rispettivamente assassini di Sharon Tate, John Fitzgerald Kennedy e Martin Luther King), ovvero Brad Dourif, trasferitovisi tramite un rito Voodoo nel momento in cui, in un negozio di giocattoli, è stato ferito a morte dal poliziotto Mike Norris.
Poliziotto incarnato dallo stesso Chris Sarandon che fu proprio il succhiasangue di “Ammazzavampiri” e che si trova poi ad indagare sui diversi omicidi che, commessi dal pupazzo, sospetta, in realtà, siano riconducibili ad Andy, il quale non riesce a farsi credere quando afferma che la bambola è viva e dice di chiamarsi Chucky.
Il Chucky che, nato dalla penna dello sceneggiatore Don Mancini con l’evidente intento di prendere di mira in maniera polemica il potere esercitato dal marketing sulle menti infantili, intento a impossessarsi del corpo di Andy non ha tardato a trasformarsi in una delle principali icone dell’horror moderno su celluloide, tanto da generare immediatamente imitazioni – da “Puppet master – Il burattinaio” di David Schmoeller a “Dolly dearest – La bambola che uccide” di Maria Lease – e da essere poi stato sfruttato in sei più o meno riusciti sequel prodotti tra il 1990 e il 2017, nessuno dei quali a firma di Holland.
Del resto, sebbene il variegato universo della Settima arte avesse già in precedenza provveduto a sfornare fantocci dediti all’aggressione e all’uccisione di chi capitava sulla loro strada, dal mostruoso idolo guerriero Zuni del classico televisivo “Trilogia del terrore” d Dan Curtis alle stermina-cattivi in miniatura viste in “Dolls - bambole” di Stuart Gordon, a differenza loro Chucky ha sfoderato una caratteristica che non ha potuto fare a meno di renderlo considerabile accanto ai vari Freddy Krueger e Michael Myers: l’uso della parola e, perché no, delle parolacce.




Disco 2

In fin dei conti, quest’ultimo elemento non solo garantisce l’indispensabile venatura ironica da tirare in ballo tra un accoltellamento e un delitto eseguito con scossa elettrica, ma testimonia come Chucky possieda una precisa, carismatica personalità.
Un elemento assente anche in successivi esempi del filone, da “Annabelle” a “The boy” e che, al di là della indiscussa capacità da parte del regista di generare tensione e dimostrare senso dello spettacolo nel giocare sulla paura infantile nei confronti delle bambole che prendono vita (con tanto di lungo scontro finale in casa dalle evidenti strizzate d’occhio a quello di “Terminator” di James Cameron), fa addirittura dimenticare il basso body count, in un decennio come quello degli anni Ottanta, in cui a spopolare erano slasher ad alto tasso cadaverico grazie soprattutto alle saghe di “Halloween” e “Venerdì 13”.
Ma buona parte del merito della riuscita dell’operazione va di sicuro riconosciuta al notevole lavoro svolto sugli effetti speciali da Kevin Yagher, proveniente dai primi capitoli di “Nightmare” e rientrante tra i maggiormente dotati nell’epoca in cui l’animatronica aveva compiuto notevolissimi passi avanti.
Il Kevin Yagher che, oltre ad essere presente in uno dei citati commenti audio insieme alla Hicks (sua moglie nella vita) e a Vincent, troviamo interpellato in diverso del materiale extra offerto dal secondo disco.
Materiale che, al di là di trailer, spot televisivo, una featurette vintage e una galleria di poster e carte da collezione, include cinque minuti sulla convention “Monster mania” del 2007 cui presero parte Sarandon, la Hicks e Vincent, sei minuti di making of, quasi venticinque relativi all’intera ideazione del film, trentotto di conversazione con il nano Ed Gale, che si cala nei panni di Chucky in alcuni momenti del lungometraggio, trentanove di intervista all’effettista Howard Berger, dieci riguardanti la realizzazione della bambola e cinquantasette di dietro le quinte degli effetti speciali.
Insomma, un altro imperdibile cofanetto da collezione targato Midnight Classics.

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