13 Dicembre 2005 - Conferenza Stampa
"Kirikù e gli animali selvaggi"
Intervista al regista Michel Ocelot.
di Federico Raponi


All' Auditorium di Roma, il regista Michel Ocelot ha presentato l' uscita del suo Kiriku' e gli animali selvaggi, parlando anche del suo prossimo progetto.

Come nasce l' idea insolita di un eroe così piccino e umano?
"Innanzitutto non giro film contro o seguendo le mode, non c'e' mai un calcolo nelle scelte artistiche che faccio. Dietro questa idea ci sono tre ragioni. Una e' artistica, l' animazione esiste da 70 anni, ma non ha mai riguardato l' Africa, per di piu' con un protagonista nero. La seconda e' personale, da piccolo vivevo in Guinea, andavo a scuola in quella che viene chiamata Africa nera, e di cui ho ricordi magnifici che volevo condividere con gli altri. Terzo, in quel momento sono incappato in una storia tradizionale dall' inizio folgorante, con un bimbo deciso, che gia' sapeva, al punto di dire: "mamma per favore, mettimi al mondo". Ho pensato fosse fantastico per i bambini, con una nascita e una contrapposizione con una strega. Lo sviluppo e' piu' tradizionale, e il resto e' mio".

Come e perche' sono trascorsi tanti anni prima di tornarci sopra, e si basa ancora su fiabe africane?
"Non avevo nessuna intenzione di fare un seguito, e' venuto fuori poco a poco perche' mi hanno proposto di realizzare un libretto, che richiede un procedimento diverso, con una minore quantita' di immagini. Sono stati pubblicati così due libri di grosso successo. In seguito il produttore ha chiesto alla mia collaboratrice due cortometraggi per la televisione. Io sarei stato supervisore. Poi il distributore per l' home video ha proposto di realizzarne 4 per farne un DVD. Il distributore cinematografico ha detto: "allora facciamone un film". A questo punto il progetto era cresciuto molto. Alcune persone mi hanno chiesto di lasciar perdere i corti, dato che c' erano i finanziamenti e la possibilita' di fare un ottimo lavoro. Ho pensato che avrei diretto io, Kiriku' sono io e solo io sono in grado di farlo parlare. Benedicte Galup e' mia collaboratrice da tempo e comunque e' stata fondamentale, mi ha aiutato in ogni momento, sempre presente sul campo anche perche' io nel frattempo ero gia' impegnato nel nuovo film. Ci siamo messi in quattro per tirar giu' le idee, io poi ho scritto sceneggiatura e dialoghi. Non ci sono caratteristiche solo africane, ma universali: l' importanza dell' acqua, della coltivazione, della famiglia, la celebrazione delle donne, l' importanza dei bambini. E poi un omaggio alla bellezza dell' Africa".

Chi e' la strega?
"Con Karaba' voglio difendere le donne respinte. Gli abitanti del villaggio ne hanno paura, la considerano una strega, dicono "lì non bisogna andare", mentre Kiriku' la vede come donna, e bella. Ha un ruolo piu' importante nel primo film, qui volevo sottolineare questo aspetto".

Continuera' a lavorare con Kiriku'?
"Tutti gli autori ad un certo punto dicono "Madame Bovary sono io", e' una cosa comune. Non avevo pensato al secondo episodio, c'e' stata pressione sia da parte dei professionisti che del pubblico. Ora non voglio il terzo. Kiriku' ha fatto rinascere sua madre, credo che il cerchio si sia chiuso e la storia finisce qui. Nel mio amore c'e' qualcosa di inquietante, ho creato un personaggio che vive indipendentemente da me. Una ONG che si occupa di chirurgia in Africa ha dato ad un ospedale il nome Kiriku', che e' un nome inventato, senza aver visto il film".

La provocazione della nudita' ha suscitato reazioni nel mondo?
"Non intendevo fare una provocazione, sono in pace con tutti, non cerco lo scontro. Scrivendo, immaginavo che qualcuno si sarebbe inalberato. Infatti hanno trovato qualcosa da ridire, ma alla fine ho vinto io, non c'e' stato problema. Nel secondo e' andata molto meglio, nel primo mi consigliavano di coprire i nudi, altrimenti non sarebbe uscito. Le uniche difficolta' le ho incontrate nei paesi anglofoni. La BBC mi disse che una cosa del genere non sarebbe andata in onda nemmeno alle 11 di sera, la Universal che lo avrebbe fatto uscire ovunque, a patto di mettere un reggiseno ai personaggi femminili. Alla conferenza stampa a Londra non e' venuto nessun giornalista. Il film ha comunque vinto il British Animation Award e in Inghilterra e Stati Uniti e' uscito, anche se con un minor numero di copie. Kiriku' e' coraggioso e vince, una emittente televisiva inglese lo ha messo tra i cento migliori film per famiglie, al Museo d' Arte Moderna di New York saranno proiettati tutti e due i film. A poco a poco arriva ovunque".

Il nuovo progetto?
"Anche questo non verra' amato dagli anglosassoni. Comincia con dei seni, e anche in azione per l' allattamento" dice con simpatia Ocelot. "La madre ha una pelle molto scura, il bambino e' biondo. L' argomento e' la condizione degli immigrati, per cui c'e' bisogno di due lingue, con una delle due che non viene capita. La parte parlata in arabo quindi non sara' ne' sottotitolata ne' doppiata, per contratto. Uno dei temi e' la celebrazione della cultura araba dell' Alto Medioevo, tra l' ottavo e l' undicesimo secolo, quando rappresentava l' apertura, ed era piu' interessante di quella cristiana. Si intitolera' Azzurro e Asmar, e' una storia d' amicizia. La parola azzurro ha una radice araba, e c' e' anche il simbolismo dell' Occidente che si nutre della sapienza islamica, come gia' avevano fatto la cultura latina e greca. Cerchiamo di essere pronti per Cannes, per vincere la Palma d' Oro", scherza ancora il regista. "Si tratta di una coproduzione tra Italia, Spagna e Francia. L' uscita e' per Novembre".

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