Scopriamo insieme Cortinametraggio 2.0, giorno 2!

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La seconda serata di Cortinametraggio, ecco i corti presentati online


di Rosanna Donato27 marzo 202012:24



La seconda serata di Cortinametraggio 2.0, il Festival di corti più importante d’Italia, è stata presentata da Anna Ferzetti e Roberto Ciufoli in diretta online, a partire dalle 18:30, sul sito dell’evento o sul Canale 100 di Canale Europa (link al canale). L’hashtag di riferimento per i social, lo ricordiamo, è #CortinametraggioLive per tutto il periodo del Festival: dal 23 al 28 marzo 2020.
La giuria della sezione Corti in Concorso è composta dalla nota regista Cinzia TH Torrini, Salvatore Allocca, Francesco Foti, Nicola Giuliano e Caterina Shulha. Ad aprire la serata del 24 marzo è stato il corto “Il Posto della Felicità” di Aliosha Messine: Rami è un clandestino di origine siriana, in fuga dalla città verso la campagna con uno zaino in spalla. Stessa cosa fa Rosa, una ragazza italiana che si addentra in un bosco. I due arriveranno su una collina dove quattro loro amici li aspettano per compiere un rito.
Insieme a “Il Posto della Felicità”, la sera del marzo sono stati presentati pure i corti “Pizza Boy” di Gianluca Zonta, “Punto di Rottura” di Janet De Nardis, “Stardust” di Antonio Andrisani, “Il Ricordo di domani” di Davide Petrosino e “Una Cosa Mia” di Giovanni Dota.

Vediamo insieme i corti in programma il 24 marzo a Cortinametraggio 2.0:

Il Posto della Felicità
“Il Posto della Felicità” è diretto da Aliosha Messine e vede protagonista Rami, clandestino di origine siriana, in fuga dalla città verso la campagna con uno zaino in spalla. Rosa, una ragazza italiana, lo raggiunge in cima a una collina, dove quattro loro amici li aspettano per celebrare un evento unico: il loro matrimonio. Nel cast Maziar Firouzi, Francesca Florio, Luca Massaro, Giulia Trippetta, Enrico Sortino, Aron Tewelde.
È una collina, per Rami e Rosa, il luogo della loro felicità: un posto fuori dal mondo, dove tutto è possibile, anche un matrimonio che, a causa delle loro diverse etnie e dello status di Rami, non può avere luogo se non clandestinamente. Questa felicità emerge sin dall’inizio, quando i due protagonisti corrono, colmi di gioia, verso l’infinito di quella collina, che pare non avere spazio per nessun altro, se non per il loro amore. Tra le risate e la irrefrenabile voglia di diventare un tutt’uno (i due sposi non lasciano finire le frasi di rito e si mostrano impazienti di attendere il momento del bacio). Alla fine del corto emerge la paura di tornare in quella città che non li vuole uniti, la paura di scendere dal luogo della felicità perché è lì che inizia tutto ed è lì che Rami vorrebbe restare per sempre. I primissimi piani che lo vedono protagonista, infatti, mettono in luce la sua volontà di fermare il tempo, in quell’ora d’aria dove la gioia non ha avuto confini.

Pizza Boy
“Pizza Boy” di Gianluca Zonta ha come protagonista Saba, un ragazzo di origine georgiana, che lavora a Bologna come porta pizza. Durante il turno serale riceve la notizia che sta per nascere suo figlio. Costretto a finire le consegne, imbrigliato in un’umanità alla deriva, Saba attraversa freneticamente la città nella speranza di arrivare in tempo in ospedale. Nel cast Giga Imedadze, Roberto Herlitzka, Marita Iukuridze, Danilo De Summa, Cristiana Raggi.
La nascita di un figlio è sempre un avvenimento importante nella vita di una coppia, anche quando le risorse economiche sono poche. Saba, per mantenersi e guadagnare abbastanza, porta le pizze ai clienti, ma una sera la moglie lo chiama al telefono e gli dice che non c’è più tempo: bisogna andare in ospedale per partorire. Il problema è che Saba deve necessariamente finire il turno e allora, prima di tornare a casa dalla moglie e portarla all’ospedale, prende le pizze, che però consegna in un secondo momento. È più importante il bene della propria famiglia. Saba, uscito dal reparto ospedaliero, va a consegnare le pizze, ormai fredde. Qui troviamo due tipi di clienti: un giovane che a causa del ritardo non vuole pagarlo (la pizza è pure fredda), anche se poi con freddezza gli dà i soldi e chiude subito la porta; e un anziano che non solo è felice di vederlo, ma lo fa anche entrare e gli offre un pezzo della sua pizza. Quando Saba sta per andarsene, l’anziano signore gli regala un pupazzo per il futuro figlio e gli dona 50 euro (il resto mancia). In seguito però entra in casa la figlia, che vede Saba come un uomo che vuole approfittarsi della sua bontà. Niente soldi, ma qualcosa di più importante: l’umanità, che nel corto si traduce con il pupazzo regalato a Saba. Quindi in “Pizza Boy” è evidente la disparità tra le diverse generazioni: i giovani diffidenti, freddi, poco sensibili alle difficoltà altrui, e gli anziani, che nel corto scopriamo essere molto più umani di tante altre persone.


Punto di Rottura
“Punto di Rottura” di Janet De Nardis è invece ambientato in un futuro distopico. Siamo nel 2054 il collasso climatico ha portato i pochi sopravvissuti a vivere rinchiusi nelle proprie abitazioni. Lidia e Manuel, come tutti gli altri, resistono all’orrore della quotidianità grazie alla realtà virtuale che rende tutto più sopportabile, almeno finchè non sentiranno il bisogno di scoprire la verità. Nel cast Sofia Bruscoli, Francesco Ferninandi, Francesco Stella, Lidia Vitale, Marco Passiglia.
È quasi assurdo quanto “Punto di Rottura” sembri parlare della situazione che l’Italia sta vivendo in questo momento: la pandemia. Perché i suoi protagonisti sono costretti a vivere in casa per sopravvivere a un pianeta che pare volerli tutti morti: l’aria all’esterno è irrespirabile. Così Manuel e Lidia vivono in una realtà virtuale, riconoscibile nel corto per via dell’uso di colori accesi, di una fotografia nitida, un po’ da telenovela, e personaggi giovani e belli. Nel mondo reale, infatti, i due protagonisti non sono così giovani, le immagini sono fredde e cupe, esattamente come la situazione che vivono, e l’angoscia di una vita in quarantena li attanaglia. Lidia sembra sopportare di più la situazione, ma Manuel vuole capire cosa sta succedendo: una notte gli appare in sogno il “cattivo di turno” che gli dice di uscire all’aperto. È lui, quindi, la vittima prescelta per il bene della società. È lui che l’organizzatore del sistema ha scelto per scoprire se il pianeta terra è di nuovo abitabile. Così qualcuno sceglie chi può vivere e chi morire per il bene della massa. Solo qualche sacrificio, qualche uomo che perde la vita, cosa volete che sia?!

Stardust
In “Stardust” di Antonio Andrisani, Teodosio, un uomo anziano e culturalmente poco attrezzato, rivendica con timidezza il suo ruolo determinante nella realizzazione di un cortometraggio che si è aggiudicato un prestigioso premio cinematografico. Ad accogliere i suoi reclami, con distacco ed una malcelata aria di superiorità, c’è il regista Giuseppe. Nel cast Corrado Guzzanti, Teodosio Barresi.
Teodosio rivendica il suo ruolo in un corto che adesso il regista sta per trasformare in un film per il cinema. Il corto mostra una grande perseveranza del protagonista nel rimarcare la precedente collaborazione, che gli valse anche il David di Donatello. Eppure il progetto non manca di sottolinearne pure i limiti di Teodesio, limiti che un attore non può permettersi di avere, come ad esempio la difficoltà nell’esprimersi, la riluttanza a farlo e la lentezza nel parlare. Per questo motivo il regista (nel film) non può che affidare il suo ruolo a un altro attore, più giovane e carismatico. Alla fine del corto è come se Corrado volesse dare a Teodosio un contentino: 50 euro. L’attore non li accetta e dice una cosa molto importante: “gli attori recitano”. Cosa vuol dire? La storia del film è una vicenda a lui accaduta in prima persona, è la sua della sua vita, ed è per questo che la sua partecipazione poteva essere un plus. A dimostrare ciò, una chiamata al regista dalla produzione: il film non si farà più.

Il Ricordo di domani
“Il Ricordo di domani" di Davide Petrosino vede protagonista Fulvio, un signore di settantacinque anni, che ha vissuto tutta la vita accanto alla moglie. Un giorno decide di partire verso un piccolo villaggio, dove ha trascorso i migliori giorni della sua vita ma appena arriva capisce che c'è qualcosa che non va. Incontra Valentina, una ragazza di 17 anni, e iniziano a conoscersi. Nel cast Arianna Serrao, Franco Sangermano, Milena Vukotic.
All’inizio del corto vediamo Fulvio tornare in un paesino che ha segnato la sua vita: è lì che tempo prima aveva incontrato la moglie, è lì che si era innamorato di due occhi verdi, che vengono mostrati nella prima inquadratura: un primissimo piano minuzioso, dove la sensazione di gioia la faceva da padrone. In questo villaggio incontra Valentina, una giovane donna che nasconde un passato per nulla facile. Lo si vede dalla sua voglia di vivere appieno la vita, di fare cose che altri non avrebbero il coraggio di compiere, di superare i propri limiti senza mai fermarsi, senza mai lasciarsi andare alla negatività. Così facendo spinge Fulvio a superare anche i propri limiti e ad aprirsi di più con gli altri: all’inizio è molto restio a parlare di sé e mantiene un atteggiamento distaccato, sottolineato anche dal tono di voce. Piano piano si apre e trova il coraggio di tornare indietro, o avanti, dipende dal proprio punto di vista. Fulvio torna dalla moglie, interpretata da Milena Vucotik, che scopriamo non essere morta. È proprio in questo momento, quello in cui vediamo la donna su un letto di ospedale, che il titolo del corto acquista un maggior senso: la moglie è malata di Alzheimer.

Una Cosa mia
“Una Cosa Mia" di Giovanni Dota è ambientato a Napoli nell’agosto del 1971. Fofò oggi indossa una nuova camicia, gliel’ha cucita la madre e con quella in dosso assomiglia a suo padre da giovane. È ancora un ragazzino, ma da quando il padre non c’è più è lui l’uomo di casa. Fofò perderà quella camicia, ma tornerà a casa un po’ più grande. Nel cast Emanuele Palumbo, Emanuele Sacra, Mattia Grillo, Ciro Scognamillo, Celeste Savino.
Quanto può essere importante una camicia? Tanto, se accende un ricordo nella mente di chi osserva. Il ricordo di un padre che non c’è più. Eppure perdere la camicia, per Fofò, è stato come un momento magico: per la prima volta il giovane adolescente scopre sensazioni nuove, legate al sentimento dell’amore, quando vede indossare da una bellissima donna la sua camicia. Adesso non ha più importanza che fine abbia fatto la camicia, nemmeno per la madre che l’aveva cucita. Adesso ciò che è importante è la scoperta dell’amore. Mentre scappa un sorriso nello spettatore, vedendo le reazioni (lentezza, imbarazzo, silenzi, sorrisi), l’approccio del giovane davanti alla donna desiderata, ci rendiamo conto che mentire a una madre è quasi impossibile. Loro sanno tutto, anche quando fingono di averci creduto. Così capiamo quanto l’amore di una madre vada oltre il ricordo in quanto incondizionato: lei non si arrabbia per la camicia, non gli fa sentire il peso della mancanza di attenzione, ma anzi gli chiede “cosa è successo?”.

Rimanete sintonizzati con noi per i prossimi speciali su Cortinametraggio 2.0!

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