23 settembre 2002 - Conferenza stampa
Cate Blanchett
Intervista alla protagonista di "Heaven"
di Valeria Chiari


Intensa interprete dell'ultimo film di Tom Tykwer, Cate Blanchett parla del suo personaggio, "molto complesso e profondo" lodando il modo straordinario e particolare di Kieslowski di descrivere i personaggi femminili e quello del regista tedesco di essere riuscito a riprodurlo.

Lei crede nella vendetta come soluzione ultima in nome della giustizia?
No assolutamente no, e in realtà il film dice proprio questo. L'inizio della storia è segnato in maniera molto forte dal senso di rivalsa che Philippa sente di dover far valere. Nello sviluppo però la protagonista si rende conto che aver compiuto la propria vendetta non ha fatto altro che aprire nuove ferite. Ho sofferto molto interpretando questo personaggio perché con lei ho vissuto il suo fardello sulle spalle.

Spesso i personaggi che interpreta hanno una grande interiorità forti e fragili al tempo stesso e spesso in conflitto con la comunità. È un caso o sceglie sempre in funzione di queste caratteristiche?
Sicuramente un caso. Di solito prendo le mie decisioni abbastanza rapidamente. Non rifletto a lungo su quanto e mi piaccia un ruolo, o quale sia il suo valore, il personaggio deve solamente affascinarmi, deve essere una sfida altrimenti non lo prendo in considerazione. La decisione di scegliere il ruolo che Tom mi offriva è stata sicuramente la più rapida della mia vita. Era un coinvolgimento non solamente come artista ma anche come essere umano. Interpretare Philippa avrebbe significato portare al massimo la mia professionalità e la mia umanità.

Nel film il ruolo della giustizia è in un certo modo affidato all'arma dei carabinieri, nella quale però non ci sono solamente i "buoni" ma anche qualche "cattivo", e questo in qualche modo rischia di suscitare delle polemiche, almeno qui in Italia. Cosa pensa dell'attuale difficoltà di criticare in maniera pacata, senza rischiare di generalizzare o universalizzare?
È vero, attualmente c'è un "integralismo" terrificante. È un epoca molto difficile e piena di contraddizioni la nostra. Parliamo della guerra che sta arrivando ma in realtà siamo già in guerra. Ci sentiamo sessualmente e moralmente liberi eppure siamo terrorizzati da ciò che facciamo e ciò che diciamo. E' un'epoca molto più conservativa di quanto si voglia ammettere. I film che hanno successo sono quelli che non sollevano questioni morali o emotive. Ma è giusto e assolutamente necessario che si continui a criticare, a mostrare che alcuni non sono d'accordo, per dare la possibilità di continuare a riflettere e ad evitare l'omogeneità.


  

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