29 Ottobre 2010 - Conferenza
"Ladri di Cadaveri - Burke and Hare"
Intervista al regista.
di Francesco Lomuscio

Regista di classici del calibro di "The blues brothers" e "Un lupo mannaro americano a Londra", il regista americano John Landis è approdato presso il Festival internazionale del film di Roma per presentare la sua ultima fatica: la commedia horror "Burke & Hare-Ladri di cadaveri".

Come mai l'horror e la commedia il più delle volte non sono trattati molto bene dalla critica?
John Landis: Diciamo che l'horror nasce come genere di sfruttamento, quindi è di serie b, poi, comunque, i critici sono un po' presuntuosi. Per quanto riguarda la commedia, invece, l'unica che ha vinto il premio Oscar come miglior film è stata "Io e Annie" di Woody Allen. Quindi non saprei, si tratta di ignoranza, perché le persone non sanno spesso riconoscere il valore delle cose quando queste sono al di fuori del pacchetto delle mode.

Cosa l'ha spinta a realizzare questo film?
John Landis: Innanzitutto, Burke e Hare sono due personaggi sgradevoli realmente esistiti in Scozia, ma io sono andato in Inghilterra agli Ealing Studios, che produssero commedie nere come "Sangue blu" e "La signora omicidi", che io adoro. Quindi, più di un anno fa ho parlato con il produttore Barnaby Thompson, il quale mi ha fatto vedere questa sceneggiatura. Tra l'altro, su Burke e Hare sono stati realizzati molti altri film, di cui uno dei migliori è di sicuro "Le jene di Edimburgo"; ma ho scoperto che essi sono presenti anche in "Barbara, il mostro di Londra" e che, in fin dei conti, per il suo "Il dottore e i diavoli" Freddie Francis non ha fatto altro che riscrivere la loro storia.

Gli attori in questo film sono eccezionali…
John Landis: Andy è bravissimo e Simon è meglio di ciò che crede. Comunque, in questo film ho avuto tutti ottimi attori, anche Isla Fisher, Tom Wilkinson e Jessica Hynes.

Anche il lato tecnico non è da meno…
John Landis: Ho avuto la fortuna di lavorare con tre persone fantastiche: il direttore della fotografia John Mathieson, la costumista Deborah Nadoolman e lo scenografo Simon Elliott. Oltretutto, l'unico interno che abbiamo avuto è la prigione, mentre il resto è stato girato tutto in esterni a Edimburgo e nei dintorni di Londra.

Ho avuto la fortuna di lavorare con tre persone fantastiche: il direttore della fotografia John Mathieson, la costumista Deborah Nadoolman e lo scenografo Simon Elliott. Oltretutto, l'unico interno che abbiamo avuto è la prigione, mentre il resto è stato girato tutto in esterni a Edimburgo e nei dintorni di Londra.
John Landis: Il mio film non li scusa in nessun modo; anche se Burke, ad un certo punto, ha qualche dubbio morale, alla fine pensa comunque che il business sia business. La sfida del film consiste nel far sì che queste persone siano simpatiche, ma non abbiamo mai nascosto ciò che hanno fatto.

Come mai per molto tempo non ha più diretto film?
John Landis: I film che voglio fare io non interessano agli studios e quelli che vogliono fare loro non interessano a me. In realtà, dopo "Blues brothers-Il mito continua" sono stato molto arrabbiato con gli studios, ma ho realizzato documentari e continuato a fare film, anche se non firmati con il mio nome perché non lo uso mai quando faccio beneficenza.

Ha sentito parlare del biopic su John Belushi?
John Landis: L'idea di fare un film su John Belushi mi mette i brividi perché era un mio amico e chissà chi lo interpreterà, ma mi mette ancora di più i brividi pensare che qualcuno interpreterà me (ride).

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