16 Ottobre 2006 - Conferenza stampa
"Il destino di un guerriero - Alatriste"
Intervista al regista e al cast.
di Andrea D'Addio


Roma. Alla conferenza stampa di Il destino di un guerriero - Alatriste, kolossal spagnolo basato sul personaggio inventato dalla penna di Arturo Perez-Reverte, sono presenti il regista Agustin Diaz-Yanes, e buona parte del cast: il protagonista Viggo Mortensen, Eduardo Noriega, Enrico LoVerso e la bella Elena Ayana. Si inizia con una dichiarazione, in un buon italiano, dell'attore statunitense: "Sono orgoglioso di questo film bellissimo. E anche orgoglioso di rappresentare il cinema spagnolo. Il regista ha fatto un vero classico che verrà ricordato per molto tempo e che personalmente ricorderò anche per le belle amicizie fatte sul set."

Come mai ancora un film dopo Il Signore degli anelli e Hidalgo in cui interpreta un eroe?
Viggo Mortensen: Forse ad un primo sguardo non appare, ma questo è un film molto profondo. Mi è piaciuto subito questo personaggio dalle molte sfaccettature. Quando scelgo un ruolo non ho preferenze per cavalieri o eroi, mi interessa la storia che si portano dietro. Voglio essere sorpreso, come il pubblico, avere dei dubbi su quello che gli può accadere. Mi è piaciuto subito questo personaggio dalle molte sfaccettature. Non è importante se è un eroe o un antieroe. L'importante è che lo spettatore non possa prevedere ciò che succederà. E questo è merito spesso anche dell'attore. Più lui è coinvolto, più sente suo il personaggio, più sarà credibile. Anche l'ennesima volta che si vede l'Amleto, se il cast è bravo, l'interesse non mancherà così come la suspance.

Come mai questo buon italiano?
Viggo Mortensen: Ho lavorato in Italia dieci anni fa durante le riprese di "Ritratto di signora" di Jane Campion e l'ho imparato perché adoro la sua musicalità.

Pensa che la sua storia da un punto di vista etico, abbia qualche legame con l'attualità?
Viggo Mortensen: Si, e racconto qui anche un aneddoto. Stavo passeggiando per i giardini di villa Borghese quando ho visto una banda di ragazzini che ha aggredito tre ambulanti asiatici che vendevano i loro oggetti di legno. Questa babygang composta da ragazzini di 15-17 anni ha cominciato a prendere a calci il banchetto dei tre giovanissimi asiatici. Sono volate botte e spintoni così insieme ad altri, siamo intervenuti. Il loro era solo il coraggio di stare insieme, di stare in gruppo. Infatti, quando alla fine siamo intervenuti il gruppo di teppisti si e' dileguato di botto. Il fatto è che la politica non fa più il suo dovere, ma approfitta di questi casi per strumentalizzazioni, finendo col dimenticarsi che dovrebbe indicare invece la buona strada.

Come è stato l'approccio a questo film?Contrasti con lo scrittore Perez Reverte?
Agustín Díaz Yanes: E' stato un film difficile da realizzare, anche perchè in Spagna non abbiamo una tradizione per fare film del genere, come invece c'è in Italia (bah! n.d.r). Con Pérez-Reverte abbiamo collaborato in assoluta armonia e siamo tuttora buoni amici, tanto che continuiamo a sentirci.

Diaz Yanez, perchè Mortensen? Perchè sa parlare spagnolo o perché era interessato a lui come personaggio?
Agustín Díaz Yanes: Viggo è un grande attore, mi piaceva l'idea di lavorare con lui e penso fosse davvero perfetto per questo ruolo, non so voi ma non riuscirei a immaginare Alatriste se non con il suo volto. Siamo stati fortunati. E' diventato un grande amico, ci ha insegnato molto grazie alla sua esperienza e al suo talento. Quanto al suo spagnolo, non lo parla neanche così male, anche se ha l'accento argentino!

Cosa pensa il resto del cast di questa storia? Come si è approcciato ai rispettivi personaggi?
Eduardo Noriega: Bene!. Io sono il contatto con il potere, con la politica per Alatriste. Yanes mi ha chiesto di essere diverso dagli altri personaggi in tutto, come parlo, mi muovo e mi comporto per rendere evidente la differenza. Alla fine per certi versi tutti siamo sempre interessati al personaggio cattivo visto che rappresenta colui che vorremmo essere. Ho lavorato molto sulle espressioni e sulla gestualità.
Enrico Lo Verso: Quando si crea un personaggio, sono tante le cose che lo creano. Per la prima volta in vita mia, e sono più di vent'anni che lavoro, alla prova costumi ho pianto di commozione per la cura e lavoro di quegli abiti, di cui si è occupata l'altra italiana del film, Francesca Sartori. C'era un entusiasmo sul set che non avevo mai visto prima. E poi la prima sfida l'ho dovuta affrontare con il maestro d'armi, che quando mi ha visto ha detto: " Tu con quella faccia non puoi fare il cattivo, si sono sbagliati". Era un'emozione incredibile vedere la gente lavorare come se stessero contribuendo ad un monumento, qualcosa di importante per tutti gli spagnoli, con grande amore. E poi vedevo i migliori attori di Spagna, attori che conoscevo da anni per i loro film, mi sono sentito privilegiato. Mi è spiaciuto non avere scene con tutti loro, ma sono stato felicissimo di recitare con Viggo, un grande nemico e compagno di giochi.
Elena Ayana: Io interpreto un'attrice, e noi attori abbiamo una vita molto differente da quella degli altri, oggi rispetto ad allora siamo meno condizionati, prima sicuramente non c'era per molti la possibilità di scegliere come vivere e amare. Il rapporto tra Maria e Alatriste è però sincero.

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