05 Settembre 2010 - Conferenza
"20 sigarette"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio

Sopravvissuto all'attentato terroristico avvenuto a Nassirya nel 2003, il regista Aureliano Amadei è approdato presso la sessantasettesima Mostra d'arte cinematografica di Venezia, affiancato dal cast, per presentare "20 sigarette", suo esordio registico volto a ricostruire proprio quella tragica esperienza.

Come nasce questo film?
Aureliano Amadei: Questo film nasce da una lunga elaborazione dell'esperienza più atroce della mia vita, nel tentativo di trarne qualcosa di costruttivo.

Nel film si parla anche di una guerra che noi italiani non abbiamo visto…
Aureliano Amadei: La guerra che non abbiamo visto si vede nel film e si vede anche nelle dichiarazioni degli stessi militari che, appena arrivato in Iraq, mi hanno ammonito sul fatto che qui in Italia non si sapeva nulla e che lì avrei sentito diverse storielle interessanti. Purtroppo le guerre invisibili continuano ad esserci e continueranno ad esserci, quindi è un tema che sarà sempre aperto e sempre caldo. Il film non vuole fermarsi all'episodio di Nassirya, ma vorrebbe aprire una riflessione su tutti gli episodi di guerra non dichiarata che ci circondano.

Quindi, il film è un omaggio ai caduti di quel giorno…
Aureliano Amadei: Io credo che il modo migliore per omaggiare i caduti di quel giorno sia parlarne come esseri umani e credo che chiamarli semplicemente eroi equivale più o meno a definirli farabutti o mercenari, come capita in altre occasioni. Sono parole superficiali che non hanno assolutamente alcun significato, io il mio omaggio lo do restituendo gli esseri umani che ho conosciuto, al di là della figura che hanno rappresentato. Per quanto riguarda le notizie che ci sono state date, sicuramente ce ne sono state omesse molte nei giorni e nelle settimane successive all'attentato; ma, soprattutto, ci sono state confuse le idee, c'è stato buttato fumo negli occhi facendo quella che poi, nel libro da cui è tratto il film, "20 sigarette a Nassirya" scritto da me con Francesco Trento, definiamo un'orgia di retorica.

Cosa può dirci Carolina Crescentini del personaggio di Claudia?
Carolina Crescentini: C'è stata una grande possibilità, ovvero quella di incontrare la vera Claudia, che è seduta là, per poterci parlare e per venire a conoscenza di diversi segreti loro, oltre ad avere delle idee su lei da parte di Aureliano. Poi, c'è stata una grandissima generosità da parte di Aureliano nel raccontarci tutti i dettagli, tutti i pensieri, tutto, anche gli odori, quindi c'era un grande senso di responsabilità.

Vinicio Marchioni, invece, come ha lavorato per interpretare Aureliano?
Vinicio Marchioni: Ci vorrebbero sei ore per raccontarvi tutta la preparazione (ride). Con Aureliano abbiamo passato più o meno tutto il mese di agosto di un anno fa, mi ha aperto praticamente tutta la sua esistenza, da prima dell'attentato a quegli istanti lì e alle ore dopo. Già è molto complicato quando ti capita di interpretare delle persone che sono esistite, quando poi questa persona ti dirige c'è un'osmosi, un flusso continuo di cose, dallo stare insieme sul set al parlarci durante la pausa. E' stato per me un lavoro enorme e sono contentissimo e onoratissimo di aver fatto questo film, colgo l'occasione di dire veramente "Grazie".

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