"Non ci casco" film di Pasquale Falcone con Maurizio Casagrande, Maria Grazie Cucinotta e la partecipazione di una sempre splendida Ornella Muti. Drammi familiari a sfondo scolastico , un incidente stradale, il coma, il dolore di familiari e amici, una ragazza incinta del lungo degente e partecipante attivo alla terapia di un'improbabile resurrezione dal coma il Dj Claudio Coccoluto....Sconcertante per banalità assoluta... Non lo avevo mai visto.. Cosa mi ero perso ...coma, dolore eutanasia trattati con dialoghi identici a quelli dei "Ragazzi della Terza C" . I ragazzi vogliono aiutare l'amico con la musica house, il medico curante con un cd de "gli alunni del sole".. Frame dopo frame non credevo ai miei occhi... Semplicemente impossibile
Il film si presenta male sin dal primo fotogramma, dimostrando un cattivo uso della luce e attori scadenti: l'operazione coraggiosa di usare attori freschi scegliendoli in una scuola, si rivela un enorme errore, poiché i volti non sono adatti alla pellicola e lo stile della recitazione non è spontanea, né tanto meno "fresca".
Il regista, purtroppo, non ha padronanza dei tempi e delle tecniche di narrazione e si limita a imitare quello che ha visto in film americani perdendone però la coerenza e la capacità di creare tensione drammatica.
La trama racconta di un liceale, che sogna di organizzare una festa nella sua cittadina di provincia, con il d.j. Claudio Coccoluto, mito del mondo della notte. Il ragazzo viene travolto da un automobile ed entra in coma irreversibile.
E questo succede nei primi minuti, dopo di che il film arranca fra una regia televisiva e dialoghi scritti male, un ritmo lento e autocelebrativo, che ci conduce inevitabilmente verso un finale debole e prevedibile.
Fra gli attori bisogna notare come perfino Maurizio Casagrande, la cui capacità è riconosciuta dalla critica, ne esca con una performance opaca. Gli altri sono assolutamente indegni di giudizio: Rosaria De Cicco è sempre involontariamente sopra le righe, Maria Grazia Cucinotta ci fa rimpiangere i tempi del Postino di Troisi e Ornella Muti è a dir poco agghiacciante.
Il film si crogiola nei luoghi comuni nel tentativo di raccontare una generazione di ragazzini demotivati e desensibilizzati, che però non sono in grado per questo motivo di lasciare colori vividi sulla pellicola.
Bisogna riconoscere alla produzione il coraggio con i tempi che corrono di intraprendere una piccola crociata personale contro i giganti della produzione italiana, ma questo film lo fa senza il talento necessario e l'arte cinematografica.
Versione corta: questo film è tanto brutto quanto è bella la cucinotta
versione lunga:
un vero bidone, infarcito di parenti della cucinotta sia alla "scemeggiatura" (che - detto per inciso - è come una delle schifide fiction made in italy) che in alcuni pezzi "cantati". dialoghi ridicoli, tutti i giovani non sanno recitare (e si vede). il massimo del kitsch è spoiler
[... uno finisce in coma (quindi ancora vivo) e la sua prof ai suoi compagni dà il giorno dopo un tema sull'eutanasia (della serie "finitelo"!). complimenti per la sensibilità!]
regia inesistente, musiche sparate a palla in maniera casuale per coprire il vuoto pneumatico. mai visto tanto affiatamento tra i compagni di classe (che notoriamente si sopportano più che altro). una fiction di un'ora e 40 che non vedrete l'ora che finisca. non andate a ripagare per vederla, perché l'avete già pagata con le tasse (provincia di salerno e comune di non mi ricordo). che tristezza... dove vanno a finire i nostri soldi...
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(1.5/10)
