Avete detto tutto con le precedenti opinioni. Un commiato doloroso e doveroso all' immensa Melato l'ultima grandissima attrice del 900. Il film vale la pena di vederlo almeno una volta nella vita riscoprendo un cinema e un'italia che oramai non ci sono piu'. Voto 10
L'ultima opinione è molto significativa, mi riferisco a quella di Lele da Padova. Si meraviglia del fatto che un film italiano possa essere così bello, così coinvolgente... Beh, caro Lele, hai mai sentito parlare dei grandi attori italiani? Gassman, Tognazzi, Manfredi, la Melato... Hai mai sentito parlare dei grandi registi italiani? Visto che hai avuto l'onestà di ammettere la tua totale ignoranza in materia, ti posso dire che il grande cinema italiano del passato, non quello inutile di oggi, era l'unico a potersi paragonare a quello americano, almeno dagli anni 50 fino a fine anni 70. E ti dirò di più, il sapore di questi film, ancora oggi, è notevolmente superiore a quello dei film che vi vengono propinati oggi dal mondo angloamericano. Purtroppo non sei l'unico ad avere queste lacune, ti posso solo consigliare di continuare a vedere altri grandi film italiani del passato, scoprirai un mondo. Questo della Wertmuller è uno di questi, nonostante le proteste delle femministe.
Un film a dir poco stupendo. C'è tutto per farti innamorare. Non so capacitarmene. Visto per caso, adorato fin da subito. Spettacolare. Un film italiano? Così? Di 40 anni fa!? Mi riscopro completamente ignorante
visto casualmente su un canale di sky, mi è piaciuto molto non tanto per le battute o per la solita diatriba destra/sinistra, nord/sud, ecc., ma per la storia d'amore che viene a crearsi sull'isola e che però è destinata a terminare in un contesto come quello della società moderna, che impone dei limiti invalicabili (o quasi) e in cui più difficilmente c'è spazio per un amore incondizionato; un plauso a giannini e alla melato che praticamente tengono in piedi da soli quest'ottimo film
Commedia finalmente non banale: mi riferisco, in particolare,al contesto, di certo stigmatizzato, di una società descritta nei suoi poli più distanti. Da una parte, la signorotta milanese, ricca, superba, indisponente; dall' altra il marinaio rozzo, ma vero e disilluso. In breve: i due naufragano su un' isola deserta, dove il marinaio Gennarino Carundio seduce in modo masochistico la signora Raffaella Pavoni Lanzetti eccetera..., non più figura a cui dover obbedire ma donna che, se vuole mangiare, chiede "per favore" al marinaio. E gli lava le mutande; altrimenti digiuna e dorme sulle frasche, al fresco, "come i maiali...". In questo ribaltamento sociale, la Melato diventa la via di sfogo, anche sessuale, delle frustrazioni del marinaio. Fatto sta che i due si innamorano: lei in maniera totale, lui in modo sotterraneo, guardingo e fortemente orgoglioso; ma la loro passione è interrotta quando sono finalmente ritrovati da chi ne aveva attivato la ricerca, al momento della scomparsa. E quando il marinaio sognava ormai la fuga d' amore con la stronza milanese, lei gli preferisce la vita di prima, il marito di prima, le futilità di sempre. Per Gennarino Carundio è l' ennesimo schiaffo di una vita che lo ha visto "re" per lo spazio di un naufragio, alla fine del quale a naufragare sono solo le sue speranze. Lina Wertmüller condensa nei sorrisi di una commedia brillante i pessimismi sociali, il lato amaro dell' amore, i clichès politici e un fatalismo acido,finalmente lontano dal melenso " e vissero tutti felici e contenti". Inserisce questi messaggi in scene dalle pennellate decise e corpose atte a mettere i protagonisti di fronte al loro destino, stonato, assurdo come nelle migliori tragedie sofoclee. Ma questa è una commedia: e se si ride, lo si deve ad un Giannini e ad una Melato in forma strepitosa, nelle cui interpretazioni è difficile trovare dei nei. Anche alla fine del film, però, resta un velo di malinconia che accompagna una considerazione: posto che siamo spesso schiacciati da responsabilità sociali, che recitiamo dei ruoli, in casi estremi come nel film in questione- anche con risvolti politici, forse quella stessa ironia suscitata nello spettatore, se rivolta verso noi stessi, ci aiuta a disilluderci, a trascinarci con i piedi per terra. Permette, insomma, di vivere in maniera consapevole la tragicomicità dell' esistenza nelle sue sfaccetature molteplici e di ridere, di risata sardonica, in faccia alla vita.