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L'infernale Quinlan

Opinioni presenti: 5
Media Voto: Media Voto: 7.5 (7.5/10)

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Bello ma non eccezionale.

(7/10) Voto 7di 10

Tralasciando il terribile e fuorviante titolo italiano, la pellicola è di buona fattura anche se non riesce a lasciare il segno come mi aspettavo. Il suo punto di forza sono i personaggi, ognuno dipinto in maniera chiara ed originale. Tra questi svetta il capitano Quinlan, uno sporco poliziotto ma, a modo suo, un grand'uomo. Il resto, per quanto risulti avvincente e mai noioso, risente eccessivamente del peso degli anni. Nel campo dei noir, c'è di meglio.



Lorenzo, 21 anni, Arconate (MI).




C'era un volta un film ...

(1/10) Voto 1di 10

C'era una volta un film intitolato "l'infernale quinlan" magnifico film del 1958 reso memoralile, alla mia memoria, dal doppiaggio dei mitici "vecchi doppiatori" di una volta: emilio cigoli, maria pia di meo, giorgio capecchi, lauro gazzolo, luigi pavese e tutte le altre voci, ma adesso reso "inascoltabile" dal nuovo doppiaggio! qualcuno mi ha fatto osservare che "se nel lavoro di restauro avessero inserito le scene tagliate lasciando le voci originali avrei passato il mio tempo a leggere i sottotitoli". beh io avrei passato volentieri tutto il tempo a leggere i sottotitoli! … anche per dieci volte consecutive!!! in giro ci sono tanti film, vecchi e nuovi, con scene reintegrate senza sottotitoli, tanto da “costringerti” ad attivare il sottotitolo (quando è presente!) e non hanno subito questo “rimaneggiamento” … e io li preferisco pur non sapendo l'inglese! ridoppiandoli tolgono tutta "l'atmosfera e la magia" del vecchio film, che per quelli che l’hanno già visto, sentire le nuove voci e come prender un pugno nello stomaco, e poi non è carino trovare questo tipo di "sorpresa" avendo sborsato non pochi euro!!! e almeno uno si regola!!! e perché allora non indicare già sul dvd “edizione con il nuovo doppiaggio”? o per queste operazioni entrano in gioco diritti, tasse, concessioni, avvocati, eredi e … tanti bla bla bla? la legge di mercato impone certe “strategie e trovate” ... va bene anche così?! non è molto leale e certo non accontenta tutti.



Teresa, 40 anni, Altamura (BA).




Da manuale del cinema

(10/10) Voto 10di 10

L'undicesimo film del maestro ci porta a Tijuana, al confine tra il Messico e gli Stati Uniti. L'evento che unisce i protagonisti del film è la morte di un importante quanto ambiguo affarista americano. Dell'indagine si occupano Miguel Vargas (Charlton Heston), esponente del governo messicano e Hank Quinlan (Orson Welles), capitano di polizia statunitense. I due caratteri si scontrano da subito e la loro rivalità li porterà a cercare di screditare l'avversario in ogni modo. La trama altro non è che un pretesto per presentarci i personaggi e farci partecipi delle loro avventure. A tale proposito si nota in tutti i protagonisti una duplice natura che li rende umani e fallibili, lontani anni luce dalla figura dell'eroe proposta dai film di quell'epoca (il film è uscito nel '58). Questo particolare ci rende più facile l'immedesimazione con essi. La figura di Quinlan (l'interpretazione di Welles è da storia del cinema) è ambigua e come poliziotto è alquanto discutibile, però i fatti gli danno ragione. Il suo intuito è più forte di qualsiasi prova e, alla fine, quello che sembra una vittima delle circostanze, si rivela come l'assassino. Dall'altra parte abbiamo Vargas, l'eroe del film che però lascia la moglie in hotel e non si cura di lei finché la situazione non degenera. La moglie stessa si rivela amibgua quando segue volontariamente dei brutti ceffi che la porteranno a compromettersi con la criminalità messicana. Un altro tema è quello del confine tra Stati Uniti e Messico. La legge è diversa e uguale nei due paesi, come diversa e uguale è la popolazione. Il confine è forte per quello che riguarda la discriminazione tra nord e sud, ma è flebile per quanto riguarda i controlli nel passaggio tra un paese e l'altro. Da segnalare inoltre il tema della droga, affrontato con coraggio nell'America perbenista degli anni '50. Su tutto, però, regna incontrastata la regia del maestro, avanti anni luce rispetto ai canoni del cinema dell'epoca e all'avanguardia ancora oggi per l'uso della gru, del carrello e della steady cam che dimostrano (se ce n'era ancora bisogno) l'arte infinita di Orson Welles. Un ultimo accenno al titolo (l'originale è Touch of Evil). Come nel 90% dei casi, la traduzione italiana risulta fuori tema e inadeguata. Una traduzione letterale (il tocco del male) sarebbe stata più appropriata. Il film rimane comunque un capolavoro del regista assieme a Quatro Potere e Rapporto Confidenziale. Da vedere assolutamente!



Luca, 28 anni, Verona (VR).




Super Welles

(9/10) Voto 9di 10

Ho sempre reputato questo film uno dei migliori, se non il migliore capolavolo di Orson Welles. Magica e strepitosa la sequenza unica iniziale!!!! Grande interpretazione, oltre che di Welles, anche di Charlton Heston, ma soprattutto di Janet Leigh, alla sua migliore interpretazione dopo Psycho.... Filippo



Filippo, 21 anni, Reggio Emilia (RE).




il tocco del maestro

(10/10) Voto 10di 10

film di welles che preferiso è "l'infernale quinlan" ("touch of evil" era un titolo che funzionava meglio eh???), che è tornato sugli schermi, restaurato e rimontato filologicamente, un paio di anni fa. E' un film su un'indagine poliziesca, ma è soprattutto un film sulla giustizia, sulla legge e la giustizia. Welles e Charlton Heston si scontreranno per trovare una verità, il secondo da poliziotto onesto, il primo come una primigenia forza del male. sembra quasi che ci venga raccontata una tragedia greca e di vedere la distanza fra la legge degli uomini e la giustizia che è di un altro piano, che può essere mostruosa ed imperscrutabile, che alla fine non è amica e non è comprensibile. e tutto ciò è veicolato dall'orribile corpo flaccido di welles, dalla sua faccia deformata nei primi piani, è è un orrore fisico è materiale quello che cela la verità... non è solo un avviso di non giudicare dalle apparenze, è proprio la dichiarazione della lontananza dal piano umano e razionale di ciò che chiamiamo giustizia, è un ricordarci che la benda sugli occhi vuole dire che i colpi della sua spada giungono inaspettati, incomprensibili... come nei romanzi di quel grande scrittore che era Durrenmatt dove le catene di colpe, le giustificazioni, l'ignoranza o la conoscenza spostavano la verità con una velocità pari solo a quella dei giudizi affrettati... la giustizia e la verità non sono doni leggeri, è il dilemma di Antigone, conoscendo io ciò che è giusto, rispetterei la legge? ma poi so ciò che è giusto? il film finisce con una frase forse poteva sintetizzare tutto questo "era uno sporco poliziotto, ma a suo modo era un grand'uomo" ... ah per chi intendesse vederlo, non so se la versione rimontata (quella da vedere) sia già in giro in DVD o cassetta, in tv per ora hanno trasmesso solo versioni intermedie, chiaramente l'utima è in versione originale sottotitolata...



Roy, 23 anni, Bergamo.





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