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Autore I dannati di Varsavia (Kanal)
Pythoniana

Reg.: 06 Lug 2004
Messaggi: 1257
Da: Gorizia (GO)
Inviato: 12-03-2005 17:44  
Visto alcuni giorni fa al Bergamo Film Meeting all'interno della retrospettiva dedicata al 60° della Liberazione. Il + bel film di quei 4-5 gg. alla pari forse con qualche Lubitsch ed un gradino + su di "Giulietta, Romeo e le tenebre" di Weiss.
Girato nel '57 da Andrzej Wajda, "Kanal" non è solo o semplicemente la narrazione di un brano di storia fin lì spesso sottaciuto per ragioni di opportunità politica (nel 1944 40.000 persone lottarono per 2 mesi casa per casa contro l'esercito tedesco senza che quello sovietico, già attestato sulla Vistola, intervenisse a loro sostegno), ma è anche una metafora degli avvenimenti dell'anno precedente, con le rivolte operaie sedate nel sangue dal governo con l'assenso di Mosca.
La pellicola narra del tentativo, da parte di un gruppo di partigiani polacchi, di raggiungere il centro di Varsavia passando per i condotti fognari. La prima parte del film, quella ambientata all'aperto, è di taglio quasi documentaristico, ma paradossalmente riesce a far emergere un eccezionale lirismo proprio grazie alla descrizione della "normalità della guerra" (la giovane partigiana che vuole avere una pistola, il ragazzino che tiene la posizione con la freddezza di un veterano...), a maggior ragione se si pensa che i personaggi sono consci che il loro destino è già segnato. Questa normalità (o quotidianità) diviene talora anche banalità grottesca, come nella scena in cui un partigiano cerca di fermare un mini-tank filocomandato che sembra un giocattolo più che un mezzo bellico. I Tedeschi non si vedono mai o quasi, sono pressoché invisibili, ed i protagonisti sono alle prese più con impersonali colpi di artiglieria che con nemici in carne ed ossa. La minaccia, però, anche se può apparire fisicamente lontana, è inequivocabilmente visibile nel panorama di morte e distruzione, nelle ferite e nella morte dei partigiani

* * * SPOILER!!! * * *

(esemplare, in questo senso, il finale della sequenza di cui sopra, in cui il partigiano taglia il filo del tank ma subito dopo viene falciato da una raffica di mitra proveniente da fuori campo e sparata da qualcuno che non vedremo).

* * * FINE SPOILER * * *

Arriva poi l'ordine di scendere nelle fogne per raggiungere un'altra zona della città, ed ecco le prime divisioni all'interno del gruppo: chi obbedisce a prescindere, chi lo fa perché ritiene che sia più utile raggiungere un altro fronte, chi invece vede come un tradimento l'abbandono della postazione. Ed ecco una delle scene più belle del film: una panoramica orizzontale di 360° che ci mostra tutti i protagonisti all'interno del comando diroccato con le facce che rendono perfettamente la stanchezza, la disillusione e la consapevolezza della tragedia incombente.
Poi però si va, tra i lamenti delle donne del quartiere che pregano i combattenti di non abbandonarle, e da qui in avanti le divisioni si acuiscono. Cominciamo a seguire i tre tronconi in cui il gruppo progressivamente si divide, ed emergono il coraggio, la paura, l'amore, la vigliaccheria, la pazzia dei singoli. La discesa nelle fogne, è stato detto e scritto, è una discesa all'inferno, resa benissimo per immagini.

* * * SPOILER!!! * * *

Una per tutte, il viso del musicista nei primi piani in cui lo vediamo scivolare verso la follia: uniformemente ed irrealmente scuro alla fioca luce del condotto, sembra quello inespressivo di uno zombie piuttosto che quello di un uomo.
Almeno altre tre sequenze memorabili:
1) la fine dei due amanti: vedono la luce prima di una curva, la girano e si trovano davanti una grata che li separa dal fiume e dall'aria aperta, finendo così, ormai stremati, per lasciarsi morire abbracciati a pochi centimetri dalla libertà.
2) La fine del Terence Hill polacco (guardatelo e mi darete ragione): uscito dal condotto si trova davanti una foresta di bombe innescate ed appese agli alberi. Ne disinnesca lentissimamente due, ma ne restano così tante che l'impresa appare decisamente impossibile, e quindi non si crea quasi suspense. Qui, però, il colpo di genio del regista, che fa dire al personaggio: "Ancora una ed è fatta!"; la suspense quindi cresce di colpo, anche se intuiamo già come andrà a finire. Infatti quando lui sembra avercela fatta, la mdp si sposta e lo abbandona, sentiamo un'esplosione fuori campo e la sequenza si chiude con una carrellata verticale sul suo corpo, dal basso in alto, che finisce in dissolvenza, lasciandoci appena intuire che l'esplosione lo ha decapitato.
3) La fine del comandante (e del film): raggiunto con un sottoposto la destinazione e uscito all'aperto, si trova in mezzo al nulla; scopre quindi di non avere con sé nessun altro, giacché il resto del gruppo era stato lasciato indietro per vigliaccheria dall'altro partigiano. Il comandante, in preda allo sdegno e all'ira, lo uccide e quindi non trova altro da fare che ritornare nelle fogne.

* * * FINE SPOILER * * *

Un film, in definitiva, durissimo e dal quale, se si accetta di farsi coinvolgere da Wajda, non si può non essere toccati. Da vedere, senza riserve.

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Pythoniana

Reg.: 06 Lug 2004
Messaggi: 1257
Da: Gorizia (GO)
Inviato: 19-11-2008 01:13  
Tiro su il topic, approfittando del fatto che il paragone con Katyn ha suscitato l'interesse almeno di Oronzo e Deadswan...
Ché poi: 2400 visite e nessuna replica? Sono l'unico qui dentro che l'ha visto?
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"Riempi il tuo cranio di vino prima che si riempia di terra, disse Kayam." Nazim Hikmet

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 19-11-2008 01:29  
L'interesse ci sarebbe,, se solo avessi visto i film su cui scrivi. Wayda è un autore che conosco poco.


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