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Autore LA STREGONERIA ATTRAVERSO I SECOLI di Benjamin Christensen
NancyKid
ex "CarbonKid"

Reg.: 04 Feb 2003
Messaggi: 6860
Da: PR (PR)
Inviato: 11-02-2005 00:08  
Come trasformare il Documentario in puro Dramma. Benjamin Christensen c'è riuscito perfettamente con quest'opera, Stregoneria attraverso i Secoli.
Mettiamo subito in chiaro che non è un documentario, ma un qualcosa di più rarefatto, una sorta di "ricostruzione drammatica del documentario". Se infatti l'opera si apre con immagini tratte da libri e spiegazioni o meglio, esplicazioni puramente documentaristiche, subito dopo assistiamo ad una vera e propria ricostruzione. Ma una ricostruzione che poggia comunque le proprie basi su ricerche documentate, e queste immagini non sono altro che la messa in scena di tali documenti.
Christensen apre dunque al Cinema una nuova frontiera, una sorta di cine-pseudo-documentario-che-documentario-non-è, dove l'iper-realismo sta nella concretizzazione dell'astratto, di concetti sovrannaturali esplicitati con le figure (un pò come farà più avanti L'Esorcista di Friedkin).
Notevole l'uso delle luci da parte di Christensen, che crea a tutti gli effetti un mondo oscuro, dove il senso di morte è percepito mediante i toni cromatici bianco/nero: per la prima volta vediamo nel Cinema una perfetta rappresentazione della natura morta, un gusto figurativo da cui trarrà molto anche Ingmar Bergman con il suo Settimo Sigillo.
La Stregoneria attraverso i secoli, in tutti questi anni, non ha ancora perso il suo grande fascino, grazie ai suoi spicchi che vengono a colpire anche la società moderna attuale. Christensen critica principalmente le superstizioni, i pregiudizi, l'isteria della gente di fronte al pseudo sovrannaturale. Sicuramente, tra i Cineasti che hanno subito l'influenza di questo regista, è facilmente riconoscibile Carl Theodor Dreyer, soprattutto nel suo Dies Irae, dove non solo figura la stessa tematica, ma anche lo stesso uso fotografico del contorno e l'uso fotogenico delle espressioni attoriali, che in questa pellicola sono raccolte con suggestione ed iper-drammaticità.
In Christensen c'è una grande carica psicologica, e nel suo rigoroso formalismo ci sbatte in faccia una dettagliata analisi mentale dell' uomo, dei suoi diavoli mentali e spirituali, per poi concordare, che alla fine, le vere streghe siamo solo noi stessi, che il male non va ricercata altrove ma solo dentro di noi. Un Cinema nel contempo stesso militante e tecnicamente all'avanguardia (incredibili gli effetti speciali, considerando l'anno in cui il film è stato partorito: 1922), un Cinema d'immagini e di risvolti psicologici, proprio quel Cinema di cui il 2005 neccessita più che mai, e che sembra sempre più rara ad emergere.

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"Vuoi una sigaretta?"
"No grazie, ne ho appena spenta una. Sei pronto a diventare famoso?"

[ Questo messaggio è stato modificato da: NancyKid il 11-02-2005 alle 00:13 ]

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Michi81

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 3120
Da: Lugano (es)
Inviato: 11-02-2005 00:44  
Credo che per un film così (volendo anche per "Greed") una particina introduttiva con trama e contestualizzazione sarebbe opportuna. Scusami, ma non ho voglia di farla: lo vidi anni e anni or sono (ormai è un ritornello) e non ho voglia di spulciare la rete.
Detto ciò, così a memoria, secondo me il film sente il peso degli anni, e lo sente eccome. L'obiettivo di criticare "le superstizioni, i pregiudizi, l'isteria della gente di fronte al pseudo sovrannaturale" è sicuramente individuabile, ma non viene raggiunto. Fondamentalmente mi lasciò l'impressione di un divertissement di qualità mascherato da atto di accusa contro inquisizione e oscurantismo. L'interesse documentarisco funge da pretesto (forse involontariamente), finendo per cedere al fascino del soggetto. Fascino che, senza dubbio, avvolge l'intera pellicola: a livello figurativo è encomiabile, ma ideologicamente?
Di certo, l'influenza su Dreyer e Bergman è innegabile.
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"Mi esposa era al fiume, a lavare, un gringo l'aggredì e la voleva.."

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NancyKid
ex "CarbonKid"

Reg.: 04 Feb 2003
Messaggi: 6860
Da: PR (PR)
Inviato: 11-02-2005 01:33  
quote:
In data 2005-02-11 00:44, Michi81 scrive:
Detto ciò, così a memoria, secondo me il film sente il peso degli anni, e lo sente eccome. L'obiettivo di criticare "le superstizioni, i pregiudizi, l'isteria della gente di fronte al pseudo sovrannaturale" è sicuramente individuabile, ma non viene raggiunto. Fondamentalmente mi lasciò l'impressione di un divertissement di qualità mascherato da atto di accusa contro inquisizione e oscurantismo. L'interesse documentarisco funge da pretesto (forse involontariamente), finendo per cedere al fascino del soggetto. Fascino che, senza dubbio, avvolge l'intera pellicola: a livello figurativo è encomiabile, ma ideologicamente?
Di certo, l'influenza su Dreyer e Bergman è innegabile.



Mmm.. La stregoneria attraverso i secoli come puro divertissement?
Il film è un atto di accusa contro l'inquisizione, e qui puoi ben togliere il "mascherato". Mi pare inconcepibile l'idea di un mascheramento, anche perchè, innanzitutto: mascheramento finalizzato a cosa? E poi, come sei arrivato a formulare questa (ipo)tesi? Capisco che c'è sicuramente una sorta di carnevalizzazione nell'opera, ma non sono a scopo di divertissement, ma come già detto, sono utili nel "concretizzare l'astratto".
Poi, alla fine, supponendo anche (e ripeto, supponendo in modo molto vagooo) che effettivamente Christensen sia un burlone, direi anche un bel "chi se ne frega". L'originalità della struttura e le ricostruzione figurative rimangono sempre intatte. E perciò, l'importanza d'avanguardia dell'opera, divertissement o meno.
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eh?

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Michi81

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 3120
Da: Lugano (es)
Inviato: 11-02-2005 02:00  
È d'uopo che riformuli: l’obiettivo precipuo di Christensen è portare un atto d’accusa contro inquisizione e oscurantismo. E questo è assodato. Il pensiero più lontano è stato quello di supporlo un “burlone”. Il mio accenno al divertissement non va inteso in quanto obiettivo primo di Christensen, ma come malaugurato approdo. Il regista, in buona fede, propone un taglio documentaristico, ma quest’angolazione scientifica non viene concretizzata nella maniera più adatta. E ciò si riflette in una fascinosità a livello figurativo a cui però non fa da contraltare una, come dire, altrettanto valida “ideologia”. Leggi: premesse ottime, svolgimento sviante. Il film diventa sordido, sporco, dannato: le sequenze di sabba, streghe, diavoli, tentazioni, … distolgono l’attenzione dall’atto di accusa ai tribunali inquisitori. L’idea di fondo passa in secondo piano di fronte al susseguirsi delle sequenze del sabba. Aspetto figurativo ottimo, ma questo è al contempo la forza e il limite: l’atto di accusa perde forza e lucidità. Poi, l'originalità della struttura e le ricostruzione figurative sono un dato di fatto, nessuno mette in dubbio quest’aspetto del film. Che rimane estremamente valido.
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"Mi esposa era al fiume, a lavare, un gringo l'aggredì e la voleva.."

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DeadSwan

Reg.: 05 Apr 2008
Messaggi: 1478
Da: Desda (es)
Inviato: 26-01-2009 20:05  
“La stregoneria attraverso i secoli” è un ibrido di documentario e fiction, in sette capitoli, girato dal danese Benjamin Christensen nel 1922. Dopo una prima parte in cui si fa una sommaria panoramica storica delle credenze legate alla stregoneria, si succedono cinque ricostruzioni narrative di vicende di stregoneria, caccia alle strege, sabba infernali e crisi di follia in conventi femminili. L’ultima parte si sofferma sui moderni casi di isteria per mostrare il parallelismo con i comportamenti delle presunte streghe.
Il filo conduttore documentaristico e la pretesa didattica si rivelano dei pallidi pretesti per una creatività visiva strabordante, incredibile. Le azioni avvengono all’interno di scenari ricostruiti meticolosamente, con inquadrature per lo più fisse (il dinamismo del film è quasi tutto dovuto al montaggio) che delineano scorci quasi pittorici, fortemente inquadrati in spazi prospettici rigorosi. All’interno, la fotografia mette in risalto, con un iperrealismo da pittura fiamminga, ogni singolo dettaglio, volti oggetti ambienti pareti con la stessa nitidezza quasi allucinante, rendendo plastico e quasi tridimensionale ogni elemento, conferendo una qualità quasi tattile alle rughe dei volti (che ricordano le sculture lignee del medioevo tedesco) così come alle crepe nei muri. Ogni scena è costruita su chiaroscuri potenti e dominata o da toni rossastri o tendenti al blu. Sembra quasi di vedere animarsi vecchie incisioni cinquecentesche, acqueforti rembrandtiane, stampe di Durer. Si indugia soprattutto sul grottesco, sia quello dei demoni rappresentati con un realismo tale da farli apparire laidi più che spaventosi., sia quello dei volti di vecchi, storpi, folli, o degli invasati inquisitori. In una sequenza protagonisti sono gli strumenti di tortura, che non vengono quasi mai mostrati all’opera, ma basta solo il loro avvicinarsi alle carni in attesa delle vittime per dare la sensazione quasi fisica del dolore.
Ogni tanto, ad equilibrare questo realismo grottesco sulla scia di Bruegel, ci sono sovrimpressioni e dissolvenze di qualità quasi “spiritata”, ma dotate della stessa nettezza visiva dell’insieme.
Più che un film un esempio mirabile di dialogo tra diverse arti.

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Dresda, Sassonia, Germania
Se non riesci ad uscire dal tunnel, almeno arredalo

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