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Il muro: ovvero come dopo Moore un altro tipo di documentario sia possibile |
Petrus
Reg.: 17 Nov 2003 Messaggi: 11216 Da: roma (RM)
| Inviato: 21-01-2005 18:00 |
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Il documento che sta dietro al documentario è fondamentale, anche se talvolta lo si dimentica.
La spettacolarizzazione del nesso, della combinazione d'immagini, d'inquadrature, di voci, snaturano l'essenza stessa del documento.
Non si sta parlando di punti di vista, di analisi personali, ma di un'uso delle immagini aggressivo, non rispettoso dell'immagine stessa.
Si sta parlando di un tipo di documentario "alla" Micheal Moore, che una scellerata giuria di Cannes (ma che la scelta non sia un'ennesimo elogio al B-movie?) ha di recente premiato.
E al di là del contenuto, discutibile o meno, è il lavorio grezzo e violento sull'immagine, alla ricerca di un contrasto emozionale spesso e volentieri centrato, che rendono perplessi di fronte a lavori del genere.
Non sono le immagini a formare un punto di vista.
E' il loro accostamento, la sequenza serrata di imput tendenti a generare un'impatto emotivo.
Il cinema che entra nel documentario.
E ben venga, quasi qusi si direbbe.
Ma non per introdurre elementi di fictio, di messinscena allo stato brado, che snaturano e marchiano l'essenza stessa del messaggio.
Considerazioni che vengono in mente dopo la visione di un altro film appartenente alla stessa categoria.
"Il muro" della francese Simone Bitton, si iscrive anch'esso sotto la dicitura "documentario".
Ma la differenza con il "collega" Moore salta subito agli occhi.
La Bitton è noiosa, Moore no.
La Bitton è noiosa perchè fa lavorare le immagini, i suoni, le voci di una terra viva e interessante.
"Mur" mette a tema la costruzione del muro (e qui verrebbe da strizzare l'occhio, e invitare al cinema, Tenembum e Quilty) che, secondo le intenzioni, dovrebbe separare gli insediamenti israeliani da quelli palestinesi in Cisgiordania.
La Bitton, marocchina di religione ebraica, vive il muro, vive quella terra e la sua gente, e cerca di scoprirne modi e radici profonde.
La fissità dello sguardo si coglie dalle prime inquadrature, luce per gli occhi.
Una fissità che è solo apparente.
Nel primo caso, un lungo piano sequenza da una macchina, l'inquadratura risulta fissa solo perchè il soggetto si perpetra nello spazio, assumendo, di volta in volta, significati, simboli e colori a seconda della bomboletta che ci ha passato la mano: è il muro. Di sottofondo sentiamo parlare allegre due bambine, voci che risultano corpi estranei all'immagine, eppure così visceralmente ad essa legati.
La seconda inquadratura è fissa su un dosso di zolle di terra.
Sullo sfondo, le torri di una città, una città qualsiasi.
L'occhio della camera si apre su un paesaggio come tanti della palestina, bello proprio perchè come tanti altri.
L'occhio della telecamera a poco a poco si chiude. Il suo sguardo intercetta il perimetro che va a disegnare il muro, in quel tratto ancora in costruzione. E lastra dopo lastra, il paesaggio viene oscurato, la camera otturata da lastre di pietra.
Sono solo due esempi, tanto più significativi in quanto posti nell'incipit del film, di come la regista francese faccia parlare le immagini, sapientemente colte, catturate, vissute.
E il film della Bitton non è un film apolitico. Nulla che parli di quei luoghi può esimersi dal dare un giudizio.
Ma il giudizio di Mur non è incentrato sul montaggio, sugli accostamenti tra atteggiamenti ed azioni diverse, sulla ricerca dell'emozione, dell'indignazione. E' basato interamente sulle immagini, che tagliano, segmentano una terra già tanto devastata.
La tagliano, la vivono e la soffrono così come gli abitanti dei villaggi che incontriamo soffrono, vivono, si sentono tagliati dal muro.
E a noi non resta che arrenderci, se non altro, alla bellezza delle immagini.
E scoprire che un altro modo di "fare" documentario è possibile.
_________________ "Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate" |
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philipcat
Reg.: 08 Feb 2004 Messaggi: 1372 Da: Roma (RM)
| Inviato: 21-01-2005 18:34 |
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Mi attira molto, Petrus. Ne avevo letto e lo stavo aspettando, la tua recensione conferma la mia intuizione. Sono sempre più attirata da film che mi sveglino dal sogno, o sonno fa' un po' tu.
I film di cosiddetta denuncia, documentari o meno, hanno lo stesso diritto di cittadinanza nella mia personale indagine introspettiva. E non è detto che non possano essere aristocraticamente autoriali. Moore può non piacerti (sai che adoro la faziosità) ma lo è innegabilmente.
Diversamente da Corporation, nobile e doveroso, che andrebbe proiettato nelle scuole due volte al mese ma col cinema non ha niente a che fare.
_________________ Don't dream it, be it. |
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Quilty
Reg.: 10 Ott 2001 Messaggi: 7637 Da: milano (MI)
| Inviato: 23-01-2005 17:00 |
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Tutto molto interessante , meriterà una futira visione. Anche a me l'ultimo Moore non è piaciuto affatto, non tanto per il contenuto (sul quale non si discute) ma per quell'uso strumentale dei sentimenti e quelle banali semplificazioni che irritano solamente chi invece si pretenderebbe di voler convincere.
C'erano talmente tanti modi di sostenere quelle argomentazioni in maniera estremamente più efficace , dispiace che Moore abbia scelto le più scontate e le meno intelligenti. |
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kornnet
Reg.: 27 Nov 2004 Messaggi: 156 Da: Salerno (SA)
| Inviato: 23-01-2005 19:28 |
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non si può presentare un film criticandone un'altro. Non è sicuramente quello che avrebbe voluto il regista che ha fatto il film. Come se si presenta Alexander dicendo "Troy faceva cagare, vedetevi questo". E' sbagliato come concetto.
Cmq sembra interessante, spero di riuscire a vederlo.
_________________ "Ridi, ed il mondo riderà con te. Piangi, e piangerai da solo" - Old Boy
"Lo so che sei un bravo ragazzo. Ma tu lo sai perchè io devo ucciderti? Lo capisci? Huh? Lo sai?" - Sympathy for Mr.Vengeance |
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Petrus
Reg.: 17 Nov 2003 Messaggi: 11216 Da: roma (RM)
| Inviato: 23-01-2005 19:31 |
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Cronenberg
Reg.: 02 Dic 2003 Messaggi: 2781 Da: GENOVA (GE)
| Inviato: 24-01-2005 16:51 |
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Uno tra quelli che più attendo in assoluto. Dopo documentari quali "Capturing The Friedman's", "The Corporation" e gli ultimi di Moore, sarà interessante osservare come questo "Il muro" assegni una nuova impronta al documentario del nuovo millennio.
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Mi sono sorpreso a guardare le scarpe nella vetrina di un negozio. Pensavo di entrare a comprarne un paio ma, mi sono fermato. Le scarpe che porto adesso dovrebbero bastarmi, per percorrere quest'ultimo tratto di vita. (Derek Jarman in BLUE)
[ Questo messaggio è stato modificato da: Cronenberg il 24-01-2005 alle 19:08 ] |
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MaratSafin
Reg.: 17 Ott 2004 Messaggi: 831 Da: trafalmadore (CO)
| Inviato: 24-01-2005 18:02 |
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A me l'ultimo Moore ha fatto proprio cagare invece. Fra l'altro sono d'accordissimo con Petrus sulla concezione del documentario. Complimenti per la chiarezza espositiva, mi hai fatto venir voglia di vederlo.
_________________ (..)Ha creato un profilo solo per scrivere 3 puttanate...(powered by Stilgar) |
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Petrus
Reg.: 17 Nov 2003 Messaggi: 11216 Da: roma (RM)
| Inviato: 24-01-2005 18:26 |
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