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Autore Il Bacio della Pantera
Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-06-2004 00:40  
Inizio con una piccola introduzione di carattere storico per inquadrare il periodo e le condizioni che hanno portato alla nascita del film per poi passare al film. (volendo si possono anche saltare e passare ai messaggi successivi)

Cat People

Regia: Jacques Tourneur

Produttore: Val Lewton
Production Company: RKO Radio Pictures
Sceneggiatura: DeWitt Bodeen
Direttore della Fotografia: Nicholas Musuraca, A.S.C. (b/w, 1.37:1 Academy Ratio 35mm)
Montaggio: Mark Robson
Musica: Roy Webb
Suono: John L. Cass (Mono)
Art Director: Albert S. D'Agostino, Walter E. Keller
Set Director: Al Fields, Darrell Silvera
Budget: $134,000
Location: RKO Studios Hollywood, 28 July–21 August 1942

Cast:
Simone Simon (Irene Dubrovna)
Kent Smith (Oliver Reed)
Tom Conway (lo psichiatra)
Jane Randolph (Alice Moore)
Jack Holt (Commodoro)
Alan Napier (Carver)

Premiere: 16 November 1942 (USA)

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Tristam
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Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-06-2004 00:41  
La RKO (Radio Keith Orpheum) nata dall’unione tra la Radio Corporation of America e la Keith Albee Orpheum Cinema era uno studio decisamente giovane rispetto alle altre majors. Nacque nel periodo del cinema parlato quando tutte le altre compagnie erano già presenti dagli albori del cinema muto. La RKO infatti si formò nel tardo1928 iniziando da subito a sfruttare le nuove tecnologie sonore sviluppate in quel periodo dall’industria cinematografica.
La diatriba che segnò l’inizio della ricerca di un percorso di significanza del cinema all’interno della cultura artistica del ‘900 si riproponeva in quell’anno, il 1928, basandosi appunto sulla possibilità di riprodurre il sonoro all’interno del rappresentazione visiva. Ed è evidente che molte delle produzioni di questo primo periodo, seppure già basate su un linguaggio in parte formato, siano quasi dei compiacimenti tecnologici, meraviglie da esposizione.
È indubbio in questo senso che molte produzioni avessero come unico scopo quello di presentare ad un pubblico curioso le nuove acquisizioni, la nuova scoperta.
La RKO, comunque, si trovò ben presto in difficoltà economiche quando cercò di espandersi in maniera troppo veloce. Nel tentativo di migliorare di mercato David O. Selznick fu assunto nel 1931 e venne inoltre adottata contemporaneamente una nuova strategia basata interamente sulla scritturazione di attori già conosciuti per le proprie produzioni cinematografiche (Fred Astaire e Katherine Hepburn).

La RKO attraversò periodi di forte instabilità. Nell’arco di dieci anni ci furono ben quattro cambiamenti ai vertici dirigenziali, ma alla fine degli anni Trenta la situazione si stabilizzò. George Schaefer, in carica del 1938, riuscì a condurre lo studio attraverso un periodo di particolare successo con prestigiose produzioni tra cui Gunga Din (1939), The Hunchback of Notre Dame (1939) e Kitty Foyle (1940).
Quello che successe in seguito è famosissimo.
Schaefer riuscì a convincere, attraverso un contratto che ebbe dell'incredibile, per la libertà assoluta che veniva accordata, per il budget illimitato e soprattutto per l'assoluta dipendenza artistica, Orson Welles a girare il suo primo film. Welles non poté rinunciare ad una così importante offerta.

Welles gira Quarto Potere (Citizen Kane, 1940)come produttore, regista e attore.
Il film è un fallimento economico.
La RKO si trova, ancora una volta pericolosamente sull'orlo della bancarotta.
Viene data una seconda possibilità a Welles.
Ecco allora L'orgoglio degli Amberson (The magnificent Ambersons,1942) che fu però drasticamente ridotto dalla RKO dai 131 minuti originali a 88, che includono un debole finale girato da Freddie Flick. Fu la fine di George Schaefer che venne licenziato.
Da un evento che costruì la storia ecco un altro evento che segnò altrettanto profondamente, in maniera magari più sotterranea, il mondo del cinema.
Negli anni quaranta (era il 1942) grazie all’intuito e al talento strategico di Charles Koerner si formò per un paio d’anni una coppia di autori capace, non solo di risollevare le finanze della casa di produzione RKO, ormai sull’orlo del fallimento, ma anche di segnare la mitologia cinematografica con la realizzazione di film a medio-basso costo.

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Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-06-2004 00:41  
Stiamo parlando del produttore di origine russa Val Lewton e del regista francese, figlio d’arte, Jacques Tourneur.
Koerner, appena preso il comando della RKO, reputò capace Lewton di gestire una produzione autonomamente e lo assunse per la produzione di alcuni film dell’orrore. Sicuramente l’intento era quello di poter risollevare le finanze il più velocemente possibile e di dedicarsi al cinema horror seguendo e scontrandosi con i titoli delle case di produzioni come la Universal e la Paramount, ormai da tempo impegnate nel genere, ma quello che successe dopo rimane un evento nella vera storia del cinema.
Val Lewton iniziò subito a costituire una squadra grazie ai suoi contatti con lo studio di Selznick : regista Jacques Tourneur (che aveva lavorato come direttore della seconda unità per A Tale of Two Cities) sceneggiatore DeWitt Bodeen (già assistente di Aldous Huxley).
Tourneur racconta che Val Lewton lo chiamò un giorno, dicendogli: “Jacques ho intenzione di produrre un nuovo film qui, e mi piacerebbe che tu potessi dirigerlo”. Ma aggiunse però: “Il capo dello studio, Charles Koerner, era ad una festa ieri notte e qualcuno gli ha suggerito di fare un film intitolato Cat People.” Koerner era determinato a volere finanziare un film il cui unico e solo titolo fosse questo. Questa era la sua unica vera imposizione.
E Bodeen aggiunge infatti: “Koerner era dell’opinione che i vampiri, i licantropi e i mostri avessero ormai fatto il loro corso e fossero troppo utilizzati e che nessuno ancora avesse pensato di fare qualcosa con i felini. Un giorno mi chiamò e mi disse ‘Questo è il titolo, vedi cosa puoi tirarci fuori’. Quando incontrai Lewton, poco dopo, mi guardò negli occhi e mi disse: ‘Non c’è nessuna possibilità, siamo bloccati a questo titolo’ ”.
Quindi un titolo. Tutto nacque da un titolo. Un solo titolo detto una notte ad una festa. La successiva formazione di un team vincente e abile e poi il film. E poi tre film.

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Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-06-2004 00:42  
Il primo film di questa serie fu quindi Il bacio della pantera (Cat People, 1942). È forse tra i tre il più completo e il più sofisticato. Se in Ho camminato con uno zombie (I walked with a Zombie, 1943) possiamo trovare un’atmosfera cupa e misteriosa e in L’uomo Leopardo (The Leopard Man, 1943) non abbiamo mai la possibilità di avere visivamente sotto gli occhi il soggetto che terrorizza e uccide i personaggi, Il bacio della Pantera rimane sicuramente il film dove la maestrale abilità nel creare un’ambientazione costruita sul filo del terrore, del misterioso e del rimando è perfettamente unita e supportata nella tragica restituzione espressiva del cinema Noir classico.
Cat People è uno di quei film che dimostra subito di essere un progetto di persone che insieme hanno collaborato con onestà e rispetto. È un progetto di persone che lavorano nel cinema e per il cinema. Un film frutto reale di sforzi comuni, di un gruppo costituito da singoli, ognuno con mansioni individuali da mettere al servizio del prodotto. In questi casi si sente come la commistione del narrato e del visivo sia perfettamente dosata. Insieme questi due aspetti, queste due discipline, si fondono perfettamente senza che tra di esse avvengano delle prevaricazioni. Si vede. È il film stesso. Ma Bodeen racconta: “Cat People fu un progetto di gruppo. Val ebbe l’idea iniziale, io ci costruii sopra una storia e di seguito la sceneggiatura in cooperazione con Tourneur e Lewton stesso” […] “Tourneur fu intermente il responsabile dello stile di Cat People, ma leggendo la sceneggiatura si sarebbe visto che tutto ciò che si vede nel film si trovava nello script originale e questo semplicemente perché fu un vero lavoro di gruppo”.
Cat People subisce così tante modifiche che è quasi impossibile stabilire una paternità assoluta. Sarebbe facile lasciarsi andare e deputare tutto a favore di Tourneur, ma ci sono degli accorgimenti così profondamente radicati nel film da fare diventare l'opera in se stessa un oggetto affascinante che vive dei contributi di discipline diverse che, attraverso un gioco di rimandi, si influenzano e si completano. Impongono una cosa e subiscono un ritorno, sono in costante modifica. La travagliata e pianificata nascita di Cat People, così come lo vediamo nella sua concretizzazione, ha un'importanza capitale.
Val Lewton passava notti alzato a lavorare su quanto offriva Dewitt Bodeen (e Tourneur), lo modificava, lo aggiustava. Ne ispessiva le trame, i rimandi, il mondo segreto, le tacite pulsioni. All'inizio Cat People doveva essere un film ambientato nell'800, poi nella Serbia rurale della seconda guerra mondiale, poi in America, nella città, dove era impossibile evitare lo scontro dei retaggi culturali appartenenti a culture e luoghi diversi. Da questa collimazione nascono le tematiche di Cat People, nasce la figura di Irina Dubrovna, nasce la sessualità e l'animalità.

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Tristam
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Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-06-2004 00:42  
E', non a caso, un pò il film dei primati.
Film a bassissimo costo realizzato in tempo record con un incasso superiore ai 4 milioni di dollari (di allora).
Primo film a nascondere l'elemento che scatena la paura (si vedano in seguito per esempio Distretto 13 - Le brigate della morte e in generale i film di Carpenter o i più recenti The Blair Witch Project e Signs ).
Primo film che associa la sessualità femminile ad un animale (come la pantera poi, che è la flessuosità e la sensualità a quattro zampe)
Primo film a costruire il topos della femme fatal.
Cat People è poi un film importante perché rappresenta un esempio fondamentale di come regia e sceneggiatura siano perfettamente equilibrate e abilmente in sintonia. Ciò che viene raccontato è l'ossatura del film, è vero, ma le immagini ne sono il vero medium narrante. Si completano quindi in un prodotto potente ed efficace.
La stessa la fotografia, diretta da Nicholas Musuraca, contribuisce non poco alla costruzione dell’atmosfera, sia psicologica sia formale (tagli e riquadri luminosi nel buio, controluce e figure nell’ombra) suggerendo immediatamente, sin dalle primissime battute del film, una determinata ambientazione.
Il film è costruito essenzialmente da scene notturne e anche quando queste sono di giorno, è comunque la sensazione della notte che viene vissuta (non a caso il film è interamente girato negli studios della RKO - in cui vengono anche riutilizzate le scenografie de L'orgoglio degli Amberson di Welles- in condizione di perfetto controllo). La predominanza dell’utilizzo drammatico delle ombre e della luce, in particolare in quelle scene illuminate da un’unica fonte luminosa, soprattutto negli interni, contribuisce a creare una sensazione generale di precaria incertezza che solitamente nella notte reale viene esaltata (come nella sequenza dell’inseguimento inseguimento e nella sequenza della piscina). È proprio su questa incertezza che Tourneur fa ruotare tutto il film. Una incertezza, ma anche un costante rimando in avanti. Una sensazione di non detto e d’invisibile, ma anche di ansiosa imminenza, percorre tutto il film.
Tourneur ci introdurrà abilmente all’interno del film e alla sua strutturazione Noir costruito sul tema del non visibile, del percepibile. Del silenzio che ci insegue, ma che non possiamo mai vedere. Sempre più profondamente verso il terrore primordiale. Quello dell’ignoto, e della non conoscenza. Quello che ci fa vivere la sensazione dell’essere preda (la pantera è un predatore silenzioso e invisibile), dell’incertezza che ci perseguita, che non possiamo identificare ma che riusciamo solo a percepire psicologicamente e che rimane sempre ai bordi della vista. Che si incarna in un ombra o in un rumore, ma che rimane sempre fuoricampo. Sono elementi visivi questi, scelte di un regista che gioca con l’immagine. Vediamo i personaggi che vedono, ma che non scorgono, che non capiscono, ma che si sentono braccati.

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 16-06-2004 alle 01:01 ]

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Tristam
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Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-06-2004 00:43  
Espediente esaltato da Tourneur che non ci permette mai di vedere attraverso gli occhi dei personaggi perché sono gli stessi personaggi che non riescono a vedere. Anche quando viene usata una soggettiva, o una semi soggettiva, quello che ci viene mostrato è sempre una mancanza, una non-presenza. La sua macchina da presa è sempre al centro dell’azione, sviluppa la regia attraverso il campo e il controcampo. Ma è una relazione sbilanciata perché il controcampo è vuoto, è il buio. Pensiamo alla sequenza della piscina in Cat People ma anche alla sequenza notturna più incisiva di The Leopard Man. Quella in cui una ragazza, dopo essere stata a comprare la farina nel negozio in mezzo al deserto messicano appena fuori dal paese, ritorna a casa. Nel tragitto di ritorno la ragazza ormai terrorizzata dai rumori che la inseguono (vi ricordo che nel film persone vengono uccise misteriosamente e tutto il paese vive in tensione), ormai prossima al borgo e alla salvezza, si blocca irrigidita. La tensione di questa scena è costruita con il semplice uso del campo e del controcampo. Attraverso il Piano Medio della donna ci rendiamo conto che ormai le sue paure e i suoi timori si sono concretizzati. Attraverso il suo viso vediamo ciò che lei vede e ciò che in un secondo realizza. La paura della morte. Lentamente la ragazza si ritrae indietro. L’inquadratura successiva, il vero controcampo non ci presenta in maniera oggettiva ciò che lei ha visto. Non è, infatti, una soggettiva, perché noi non vediamo e non percepiamo quello che la ragazza ha percepito, siamo comunque fuori dai suoi occhi. Siamo messi dal regista leggermente vicino a lei, ma fuori dalla relazione degli sguardi. Ci troviamo di fronte ad un’inquadratura che rappresenta dentro al suo riquadro il migliore modo di rappresentare l’emozione della ragazza, lo spazio è infatti interamente occupato dal buio.
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-06-2004 00:43  
Ma torniamo a Cat People.
Una sensazione di non detto e d’invisibile, ma anche di ansiosa imminenza, percorre tutto il film. Prendiamo in analisi alcuni spunti narrativi delle prime sequenze. Spunti anche rendono l’idea di come la narrazione contenuta e architettata sia pensata innanzi tutto per permettere alla regia di esprimerla e di come questa regia, questa costruzione per inquadrature, riesca a trasmettere questo senso di misteriosa imminenza e di continuo rimando verso un qualcosa di celato (un’innocenza) che dovrà essere scoperto.
Già dall’apertura dei titoli si viene a stabilire una relazione precisa con ciò che vedremo e succederà nel film. Anche se lo stesso titolo è già di per se esplicativo.
Sappiamo che qualcosa succederà, assisteremo a qualcosa di “soprannaturale” e Tourneur apre i film con un inquadratura dedicata ad un dipinto Art Decò rappresentate una pantera nella giungla, sulla quale i titoli d’apertura scorrono. L’inquadratura successiva riprende una statua di un cavaliere a cavallo che tiene alta la spada su cui è trafitto un felino. Sovraimpressa una frase, attribuita allo psicologo che successivamente conosceremo nel film, recita:
“Come la nebbia continua a nascondersi nelle valli, così l’antico peccato si annida nei posti bassi, nelle depressioni della coscienza del mondo”.
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-06-2004 00:44  
Ma passiamo oltre, dissolvenza in nero e apertura dal nero, Esterno Giorno, Zoo. L’inizio è folgorante. Una pantera nella gabbia si muove nervosamente. La macchina da presa si muove inizialmente all’indietro e poi leggermente a destra per mostrare una donna dai capelli neri, ripresa di spalle, di fronte alla gabbia. Tourneur ci dice già tutto in questo movimento. La regia è esplicativa e narrativa, ma allo stesso tempo semplice e silenziosa. Il movimento di macchina mette in relazione la donna con l’animale. Tra di loro corre un filo silenzioso che li unisce. È il primo reale indizio che Tourneur in maniera abile delega alla costruzione visiva. È un gesto di cinema puro che psicologicamente mette a conoscenza lo spettatore di un rapporto. Probabilmente è solo a posteriori che possiamo criticamente renderci conto dell’esplicatività di questo movimento di macchina, ma Tourneur è un regista che conosce il suo linguaggio e questo movimento, ridotto ai minimi termini, è un verbo: unire
È così che la protagonista del film Irena Dubrovna (interpretata da Simone Simon) ci viene presentata. È lei la donna, l’animale. Ed è qui allo zoo, non per ritrarre l’animale per motivi di lavoro (dovrebbe infatti essere una fashion designer) ma, per esorcizzare la sua eredità sospetta: quella di fare parte della “cat people”. Qui Irena Dubrovna (perché nonostante nasconda una verità tragica non può fare a meno di vivere, o cercare di vivere, una vita normale) conosce il suo futuro compagno e marito, Oliver Reed (interpretato da Kent Smith). La loro relazione sarà sempre segnata da un impossibile avvicinamento. Da una distanza e quindi da un rimando continuo (da un continuo sottrarsi) necessario per evitare che la stessa passione, scatenata nella donna, possa provocare la morte dell’amante.
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-06-2004 00:47  
Allo zoo Oliver chiede a Irena di mostrargli i disegni da lei fatti. Irena abilmente si sottrae, e l’uomo subisce il primo rifiuto (il primo dei tanti che sarà costretto a subire). Lei strappa il disegno lasciandolo cadere. La sequenza si chiude con la coppia che assieme si allontana e prima che si chiuda con una dissolvenza, le foglie autunnali alzate dal vento si portano dietro il foglio buttato da Irena. Tourneur ci rende complici ed esalta il mistero, qualcosa è presente ma viene solo accennato. L’immagine viene mostrata soltanto alla macchina da presa e quindi a noi spettatori: una pantera trafitta da una spada, che si ricollega perfettamente con ciò che è stato mostrato nei titoli d’apertura.Già in questi semplici indizi (il movimento di macchina e il disegno) si cela buona parte del mistero che accompagnerà tutto il film. Sono i due modi, i due poli che costruiscono Cat people. Uno, più silenzioso e sotterraneo si basa sulle scelte visive di Tourneur, l’altro, più narrativo, sviluppa in maniera più evidente i punti chiave della sceneggiatura. Entrambi, a modo loro, evidenziano un’aderenza stretta tra racconto letterario e rappresentazione visiva. Un connubio che nel corso della storia del cinema è andato lentamente perduto, ma che qui e in Tourneur rimane sempre presente.
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-06-2004 00:48  
Il seguente blocco narrativo è diviso in quattro sequenze da dissolvenze incrociate (La prima in esterno giorno, mentre i due si recano a casa di lei sono due inquadrature. La seconda, che è composta da una sola inquadratura, mostra l’interno dell’atrio del palazzo. La terza, davanti alla porta di ingresso dell’appartamento di Irina, giocato sull’alternarsi dei primi piani dei due attori composto da 8 inquadrature). Nella quarta e ultima sequenza di questa scena vediamo Irena davanti ad una finestra. Il suo appartamento è nelle vicinanze dello zoo perché sottofondo si sentono i ruggiti dei leoni. Irena non ne sembra disturbata e di fatti ammette che questi stessi rumori costanti che si sentono per tutto il giorno e la notte non la infastidiscono. “È per me come il rumore del mare” ammette Irena. Ciò che veramente turba le sue notti sono i ruggiti della pantera, che assomigliano alle urla di una donna. Tourneur utilizza ora l’elemento sonoro per unire nella distanza Irena e la pantera. Non esiste più la possibilità di correlarle attraverso le inquadrature (e la regia) per una questione spaziale, ma per tenerle sempre unite viene messo in gioco un possibile rimando sonoro; e il richiamo rimane davvero costante. È vero che non sentiamo ciò di cui parla Irena, ma la sola citazione rimette una di fronte all’altro la donna e l’animale. È un richiamo sonoro, un ricordo, suscitato dal ruggito dei leoni dello zoo, che Irena alla finestra scruta in lontananza. È un costante rimando, una continua comparazione.
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-06-2004 00:49  
Ma Tourneur costruisce e aggiunge ulteriormente. Irina nasconde qualcosa, e questo suo misterioso nascondere è sottolineato dal buio che invade il film. L’ambientazione è infatti Noir.
Nella sequenza all'interno della stanza di Irina, dopo che ha conosciuto e invitato Oliver a prendere un te è proprio Irina a concludere: “Non avevo realizzato quanto buio fosse diventato” e accendendo la lampada aggiunge “Mi piace l’oscurità. È amichevole”
Il sopraggiungere del buio evidenzia ulteriormente l’esplicito collegamento tra la generazione del mistero collegato alla sessualità femminile. È un elemento questo che spesso sarà riutilizzato successivamente nel Cinema. La femme fatal, che si porta dietro un passato misterioso, capace di far muovere i destini delle persone intorno a lei, sarà uno stereotipo di molti film. Qui Tourneur pone l’accento sul rapporto tra donna e animale, mediante scelte registiche, narrative e sonore. Non è solo l’esplicita pantera ma è anche la rappresentazione della mantide religiosa, della vedova nera, capace di uccidere l’amante.
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-06-2004 00:49  
Ma torniamo alla sequenza, perché Tourneur insiste con il sottolineare una relazione segreta. Irena raccoglie le tazze del te e con un vassoio le porta in cucina. Facendo questo passa davanti al dipinto Art Decò della pantera visto nei titoli di testa, mentre Oliver inizia a chiedere informazioni sulla statuetta del cavaliere che trafigge la pantera che già si era vista nei titoli di apertura e nell’inquadratura in semitotale all’interno dell’appartamento (sulla destra in controluce, una silhouette nera). Irena inizia a raccontare la storia del suo piccolo paese che, molto tempo addietro, divenne schiavo di una setta satanista i cui membri avevano la capacità di trasformarsi in pantere. Il cavaliere è King John di Serbia che liberò i suoi antenati dalla “cat people”, anche se alcune di queste riuscirono a scappare trovando rifugio sulle montagne per ritornare a terrorizzare la popolazione sottoforma di leggende. Irena parla e si lascia parlare fino a quando l’orologio alle sue spalle non batte i rintocchi distraendola, quasi risvegliandola, dalla sua confessione. Anche Oliver si accorge dell’ora tarda e decidere di lasciare l’appartamento dopo aver fissato un appuntamento per il giorno successivo. La sequenza è come troncata di netto. Resta una sospensione necessaria, che non era tempo risolvere. Ma è anche l’unica sequenza che finisce senza presagire nulla. Oliver lascia l’appartamento e Irena lo saluta sorridendo dalla finestra e la sequenza dissolve.
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-06-2004 00:50  
Apertura titoli, sequenza dello zoo, sequenza dell’arrivo a casa, sequenze nel palazzo e l’ultima nell’interno casa. Cinque sequenze introduttive. Una prima parte che lascia aperto lo sviluppo del film nelle sequenze successive ma che già inizia, se non a chiudere, certamente a mettere in gioco elementi finiti e pronti per essere sviluppati ulteriormente successivamente. Questa prima parte si incentra unicamente sulla figura di Irena. Viene svelato il suo passato ancestrale e una possibile spiegazione, non ancora resa esplicita come lo sarà più avanti, tra la donna e la pantera. Tourneur mantiene uno stile di regia allusivo, ricco di rimandi tematici e costruito strategicamente. Non è troppo esplicito ma si mantiene legato alla leggerezza della sceneggiatura. Entrambe (regia e sceneggiatura) non affermano, guidano.
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Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 16-06-2004 02:33  
hai scritto pochino eh
la mia pigrizia è tale che non solo non scriverei mai una cosa del genere, ma quasi quasi non mi va nemmeno di leggerla.
Lo faccio sulla fiducia
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"Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

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13Abyss

Reg.: 20 Lug 2003
Messaggi: 7565
Da: Magliano in T. (GR)
Inviato: 16-06-2004 09:46  
Appena ho un pò di tempo a disposizione, leggo il tutto.
Poi faccio un Ilaria VS Tristo...
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Rubare in Sardegna è il Male.

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