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Autore Aurora di Murnau
AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 13-01-2006 01:23  
quote:
In data 2006-01-12 23:19, pkdick scrive:
questo
(comprato lì)



Ho gia acquistato separatamente Les Enfants di Carnè, sempr della BIM, doppio disco, versione priginale e italiana. Per curiosità, anche nel confanetto si presenta così? Se si, solo quello mi costò 19 euro!

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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" L. Buñuel

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 13-01-2006 alle 01:23 ]

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pkdick

Reg.: 11 Set 2002
Messaggi: 20557
Da: Mercogliano (AV)
Inviato: 13-01-2006 01:26  
si presenta così.

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trelkowski

Reg.: 09 Mar 2006
Messaggi: 107
Da: palermo (PA)
Inviato: 07-04-2006 16:42  
VOTO 8
_________________
Dick Laurant è morto

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 15-08-2006 09:59  
AURORA di Friedrich Wlhelm Murnau 1927 (Sunrise ovvero la vita in chiaroscuro)

“I tedeschi muovono la camera da presa, gli americani ciò che sta davanti ad essa…”
Charles Rosher

Insieme a Nosferatu (1922) e Tabù (1931) rappresenta una delle vette artistiche di Murnau, un vero poema lirico su due esseri umani (a song of two human beings), una apologia del peccato e della redenzione, del perdono attraverso il dolore.
Il gigantesco e pesante campagnolo Ansass sposato e padre di un vivace bimbo, perde letteralmente la testa per una Donna di Città, scura e sensuale, che lo convince ad annegare la moglie durante una gita al lago. In realtà proprio nel momento di compiere l’uxoricidio, Ansass ha un pentimento e rassicurata la moglie delle sue buone intenzioni e del suo ravvedimento, passa insieme a lei una seconda luna di miele in città. Al ritorno però, mentre i due si trovano con la loro barcarola sul lago, arriva la tempesta.
Riassunta così sembra una storiellina da fotoromanzo, una operetta morale stucchevole e melliflua, invece è proprio il modo di raccontare di Murnau, tutto giocato sul contrasto chiaro scuro, giorno notte, campagna città, peccato perdono, acqua fango, che rende il film veramente unico e particolare.
Le lunghe ombre dell’espressionismo tedesco sono ancora presenti in Murnau (questo è il suo primo film americano) e la fotografia di Charles Rosher esalta i contrasti cromatici. In pochi tocchi il grande Murnau descrive i caratteri dei personaggi: la Donna di Città con sigaretta, si ammira allo specchio al lume di candela, si allaccia gli stivali e fischia all’amante per fare notare la sua presenza; Ansass ingobbito come Nosferatu, pesantissimo (il regista fece applicare 20 libbre di piombo alle scarpe dell’attore George O’Brien per accentuare l’andatura strascicata) ferocemente dibattuto tra il richiamo sensuale e la luce del focolare; la giovane moglie biondissima ritratta all’inizio in uno scambio di effusioni con il piccolo figlio che l’accarezza e le asciuga le lacrime (una figura un po’ troppo da santino ma a quei tempi era comprensibile).
Ma Murnau fa decollare il film quando inizia ad usare la camera e i trucchi cinematografici in una maniera davvero spericolata e originale. Un esempio per tutti è il lungo piano sequenza che mostra prima Ansass penetrare nella selva oscura della perdizione, poi per un attimo la camera perde il protagonista e girovaga tra la vegetazione fino ad imbattersi nella nostra Femme Fatale che dichiara la sua presenza con il fumo della ennesima sigaretta. Le immagini del loro amplesso si alternano con quelle della moglie e del figlio soli nella loro capanna, in attesa del ritorno del marito e padre fedigrafo. C’è tanto fango attorno che contrasta con una luce lunare da quadro di Munch (con annesse minacciose nuvole).Ai due amanti sull’erba si associano le immagini di un ballo stroboscopico e una serie di virtuosismi in sovrimpressione e dissolvenza che non sono mai fini a loro stessi. E ancora quando Ansass e moglie partono per la gita al lago e sono costretti a ritornare a riva perché un cane si è tuffato e li ha raggiunti (voleva salvare la donna) guardate come Murnau tiene la macchina da presa sulla moglie in attesa sulla barca (mentre il marito sistema il cane fuori campo) e noi riusciamo a leggere sul suo viso l’alternanza tra una speranza di riconciliazione e il timore che possa succedere qualcosa di brutto.
E ancora nel segmento urbano tra le immagini straripanti di luci e fuochi di artificio, tra feste da ballo e luna park, vediamo i due attraversare il traffico come fossero inconsistenti e improvvisamente il caotico sfondo cittadino si trasforma in un bucolico paesaggio di campagna.
Ci sono anche momenti di sottile ironia e di comicità: il bacio che ferma il traffico, il porcellino che semina scompiglio, i due campagnoli che pensano di avere rotto una statua riproducente la Venere di Milo, il signore che aggiusta le spalline a una donna alla festa, il vecchio pescatore che approfitta del suo momento di celebrità per provarci con una campagnola. E poi ubriacarsi significa vedere tanti angioletti che ruotano appesi al lampadario. La tempesta finale stabilisce la priorità dei sentimenti e il raggio di sole del mattino penetra nella stanza come una luce rinascimentale.
Grandissimo Film, premiatissimo dalla critica (Oscar come miglior film artistico, Oscar migliore fotografia, Oscar miglior attrice la bionda buona Janet Gaynor) meno accettato dal pubblico.
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True love waits...

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